La senatrice a vita e testimone della Shoah ha presieduto la prima seduta della XIX legislatura. Nel suo intervenuto, durato circa 20 minuti, ha citato più volte la Carta, in particolare l'articolo 3, chiedendo la sua completa attuazione per "un Paese più giusto". Ma ha sottolineato anche il valore delle festività civili, come il 25 aprile (“che non dev’essere diviso”), ha ricordato il delitto Matteotti, ha ribadito l'urgenza della pace e ha rivolto un appello a contrastare “l'imbarbarimento del dibattito pubblico”
Liliana Segre prova “una sorta di vertigine“, perché “la sorte” le ha riservato la momentanea presidenza del Senato a 100 anni di distanza dalla marcia su Roma. È uno dei passaggi più toccanti del discorso a Palazzo Madama della senatrice e testimone della Shoah, che ha dato il via alla XIX legislatura: “Il valore simbolico di questa circostanza casuale si amplifica nella mia mente perché, vedete, ai miei tempi la scuola iniziava in ottobre; ed è impossibile per me non provare una sorta di vertigine ricordando che quella stessa bambina che in un giorno come questo del 1938, sconsolata e smarrita, fu costretta dalle leggi razziste a lasciare vuoto il suo banco delle scuole elementari, oggi si trova per uno strano destino addirittura sul banco più prestigioso del Senato”.
Nel suo discorso in apertura della seduta per il voto del presidente del Senato, Segre ha ricordato più volte il valore e l’importanza della Costituzione, “il principale ancoraggio attorno al quale deve manifestarsi l’unità del nostro popolo”. “Come disse Piero Calamandrei non è un pezzo di carta, ma è il testamento di 100.000 morti caduti nella lunga lotta per la libertà”, ha detto Segre, che ha ricordato Giacomo Matteotti, così come l’importanza dell’articolo 3, che ha letto per esteso. “Il popolo italiano ha sempre dimostrato un grande attaccamento alla sua Costituzione, l’ha sempre sentita amica“, ha sottolineato la senatrice a vita. “Se le energie che da decenni vengono spese per cambiare la Costituzione – peraltro con risultati modesti e talora peggiorativi – fossero state, invece, impiegate per attuarla, il nostro sarebbe un Paese più giusto e anche più felice“, ha aggiunto Segre. Che ha chiesto unità anche nel celebrare le festività civili, dal 25 aprile al 2 giugno: “Perché mai dovrebbero essere vissute come date ‘divisive‘ anziché con autentico spirito repubblicano?”.
Segre cita Mattarella: “Pace urgente e necessaria” – Liliana Segre è entrata in Aula accolta da un lungo applauso, con i parlamentari tutti in piedi per la senatrice a vita. Il suo discorso è iniziato con un saluto al presidente emerito Giorgio Napolitano e con la lettura di un suo breve messaggio: “Desidero esprimere a tutte le senatrici ed i senatori, di vecchia e nuova nomina, i migliori auguri di buon lavoro, al servizio esclusivo del nostro Paese e dell’istituzione parlamentare ai quali ho dedicato larga parte della mia vita”. Poi Segre, dopo i saluti di rito, a sottolineata subito la sfida imposta dal conflitto in Ucraina: “Incombe su tutti noi in queste settimane l’atmosfera agghiacciante della guerra tornata nella nostra Europa, vicino a noi, con tutto il suo carico di morte, distruzione, crudeltà, terrore…una follia senza fine”. E Segre ha citato le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “La pace è urgente e necessaria. La via per ricostruirla passa da un ristabilimento della verità, del diritto internazionale, della libertà del popolo ucraino”.
Il ricordo della dittatura fascista – “Oggi sono particolarmente emozionata di fronte al ruolo che in questa giornata la sorte mi riserva”, ha poi proseguito Segre. “In questo mese di ottobre nel quale cade il centenario della Marcia su Roma, che dette inizio alla dittatura fascista, tocca proprio ad una come me assumere momentaneamente la presidenza di questo tempio della democrazia che è il Senato della Repubblica”. Segre ha sottolineato il valore simbolico di questa circostanza: “Vedete, ai miei tempi la scuola iniziava in ottobre; ed è impossibile per me non provare una sorta di vertigine ricordando che quella stessa bambina che in un giorno come questo del 1938, sconsolata e smarrita, fu costretta dalle leggi razziste a lasciare vuoto il suo banco delle scuole elementari, oggi si trova per uno strano destino addirittura sul banco più prestigioso del Senato”.
L’appello agli eletti: “Basta politica urlata” – Segre ha poi ricordato come il Senato sia cambiato non solo negli equilibri politici ma anche nella composizione, con la riduzione a 200 eletti: “L’appartenenza ad un così rarefatto consesso non può che accrescere in tutti noi la consapevolezza che il Paese ci guarda, che grandi sono le nostre responsabilità ma al tempo stesso grandi le opportunità di dare l’esempio“. Dare l’esempio, ha aggiunto, “non vuol dire solo fare il nostro semplice dovere, cioè adempiere al nostro ufficio con ‘disciplina e onore’, impegnarsi per servire le istituzioni e non per servirsi di esse”. Segre ha rivolto un appello ai senatori: “Potremmo anche concederci il piacere di lasciare fuori da questa assemblea la politica urlata, che tanto ha contribuito a far crescere la disaffezione dal voto, interpretando invece una politica ‘alta’ e nobile, che senza nulla togliere alla fermezza dei diversi convincimenti, dia prova di rispetto per gli avversari, si apra sinceramente all’ascolto, si esprima con gentilezza, perfino con mitezza”.
La difesa della Costituzione. E Segre cita Matteotti – Le elezioni del 25 settembre sono state “l’essenza della democrazia“, ha aggiunto Segre. Ma ora, ha ammonito, “comune a tutti deve essere l’imperativo di preservare le Istituzioni della Repubblica, che sono di tutti, che non sono proprietà di nessuno”. “In Italia il principale ancoraggio attorno al quale deve manifestarsi l’unità del nostro popolo – ha voluto sottolineare Segre – è la Costituzione Repubblicana, che come disse Piero Calamandrei non è un pezzo di carta, ma è il testamento di 100.000 morti caduti nella lunga lotta per la libertà; una lotta che non inizia nel settembre del 1943 ma che vede idealmente come capofila Giacomo Matteotti“. Segre ha ricordato anche l’attaccamento degli italiani alla Costituzione: “In ogni occasione in cui sono stati interpellati, i cittadini hanno sempre scelto di difenderla, perché da essa si sono sentiti difesi“. Poi un altro passaggio di peso: “Naturalmente anche la Costituzione è perfettibile e può essere emendata (come essa stessa prevede all’art. 138), ma consentitemi di osservare che se le energie che da decenni vengono spese per cambiare la Costituzione – peraltro con risultati modesti e talora peggiorativi – fossero state invece impiegate per attuarla, il nostro sarebbe un Paese più giusto e anche più felice“, ha dichiarato Segre.
La citazione dell’articolo 3 – “Il pensiero corre inevitabilmente all’art. 3, nel quale i padri e le madri costituenti non si accontentarono di bandire quelle discriminazioni basate su “sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali””, ha poi proseguito Segre. Che ricorda anche l’impegno scritto nella Carta a
“rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. La senatrice ha commentato: “Non è poesia e non è utopia: è la stella polare che dovrebbe guidarci tutti, anche se abbiamo programmi diversi per seguirla: rimuovere quegli ostacoli”.
25 aprile e 2 giugno, “perché sono divisive?” – In un altro passaggio chiave del suo discorso Segre ha ricordato le festività civili e il loro riconoscimento corale come passaggio fondamentale per una grande nazione: “Perché non dovrebbe essere così anche per il popolo italiano? Perché mai dovrebbero essere vissute come date ‘divisive‘ anziché con autentico spirito repubblicano, il 25 Aprile festa della Liberazione, il 1° Maggio festa del lavoro, il 2 Giugno festa della Repubblica?”, ha domandato Segre tra gli applausi. Che hanno accompagnato il suo discorso anche quando ha parlato della lotta all’odio: “Altro terreno sul quale è auspicabile il superamento degli steccati e l’assunzione di una comune responsabilità è quello della lotta contro la diffusione del linguaggio dell’odio, contro l’imbarbarimento del dibattito pubblico, contro la violenza dei pregiudizi e delle discriminazioni“.
I due auspici conclusivi – “Da molto tempo viene lamentata da più parti una deriva, una mortificazione del ruolo del potere legislativo a causa dell’abuso della decretazione d’urgenza e del ricorso al voto di fiducia“, ha evidenziato Segre, aggiungendo: “Credo che occorra interrompere la lunga serie di errori del passato“. “Auspico, infine, che tutto il Parlamento, con unità di intenti, sappia mettere in campo in collaborazione col governo un impegno straordinario e urgentissimo per rispondere al grido di dolore che giunge da tante famiglie e da tante imprese che si dibattono sotto i colpi dell’inflazione e dell’eccezionale impennata dei costi dell’energia“, ha aggiunto Segre. Che nella conclusione ha avvertito: “Non c’è un momento da perdere: dalle istituzioni democratiche deve venire il segnale chiaro che nessuno verrà lasciato solo, prima che la paura e la rabbia possano raggiungere i livelli di guardia e tracimare”