Il dado è tratto, pare. L’aumento di capitale di Monte dei Paschi di Siena, il settimo in 14 anni, si farà. Una ricapitalizzazione da 2,5 miliardi di euro, dodici volte l’attuale valore della banca toscana in borsa, di cui 1,6 miliardi saranno a carico del Tesoro azionista al 64%, soldi nostri insomma. L’operazione è rimasta avvolta nel dubbio fino a poche ora fa poiché le quattro banche che dovranno garantire l’aumento (ossia impegnarsi a comprare le azioni che non si dovesse riuscire a vendere ad altri investitori, naturalmente dietro laute commissioni), vale a dire Mediobanca, Citigroup, Credit Suisse e Bank of America, non avevano ancora acceso semaforo verde. Troppo poche le disponibilità raccolte fino a quel momento per il rimanente 900 milioni di euro di nuove azioni. E poche sono rimaste.

Nelle ultime 48 ore però si è trovata la quadra e stamane la banca ha fatto sapere che la ricapitalizzazione sarà “interamente garantita“. In particolare sono stati sottoscritti contratti di garanzia per un importo massimo di 857 milioni di euro, di cui euro 807 milioni con un consorzio di banche e 50 milioni con Algebris, la società di investimento del finanziare Davide Serra. Ieri la società di gestione Anima, che ha un accordo commerciale con Mps per la distribuzione dei suoi prodotti di investimento, aveva dato la disponibilità a contribuire con 25 milioni di euro, Altri 30 milioni dovrebbero arrivare da gruppo di fondazioni di origine bancaria operanti in Toscana. Fondazione Cr Firenze ha approvato una delibera che prevede la partecipazione per l’ammontare di 10 milioni di euro. Il gruppo assicurativo francese Axa che di Mps ha una piccola quota ma soprattutto ha un accordo commerciale per la vendita dei suoi prodotti assicurativi. potrà sottoscrivere fino a 200 milioni di euro di azioni. L’imprenditore francese Denis Dumont, che si farà carico di 30 milioni.

L’aumento di capitale partirà lunedì prossimo, 17 ottobre, e si concluderà il 3 novembre. I diritti di opzione, negoziabili in Borsa fino al 25 ottobre, potranno essere esercitati fino al 31 ottobre mentre quelli non sottoscritti saranno offerti in Borsa, attraverso l’asta dell’inoptato, l’1 e il 2 novembre e il loro esercizio dovrà avvenire entro il 3 novembre. Il prezzo di sottoscrizione delle azioni di nuova emissione è stato fissato in 2 euro, con uno sconto del 7,79% rispetto al prezzo teorico dopo lo stacco del diritto di opzione (terp). Gli azionisti del Monte avranno la facoltà di sottoscrivere 374 nuove azioni ogni 3 azioni possedute. Le condizioni dell’aumento, estremamente diluitive, hanno provocato un crollo delle azioni già presenti sul mercato che hanno chiuso in calo di oltre il 30%.

Hanno invece segnato rialzi massimi fino a quasi il 50% i bond subordinati della banca poiché si allontana l’ipotesi di conversione in azioni che sarebbe scattata in caso di difficoltà nella ricapitalizzazione. Il bond subordinato da 400 milioni con scadenza 2030 è balzato fino al 49,2%, quello da 300 milioni con scadenza 2030 fino al 48,3%, quello da 750 milioni con scadenza 2028 fino al 46,6% mentre quello da 300 milioni con scadenza nel 2029 fino al 44,8%.

I soldi raccolti con l’aumento serviranno principalmente per finanziare il piano di ristrutturazione della banca, comprensivo di 4mila uscite dall’organico, concordato con Bruxelles nell’ambito della strategia di rilancio del gruppo e del progressivo disimpegno dello Stato dall’azionariato. Mps ha posticipato dal 3 al 10 novembre la data di approvazione della trimestrale “per consentire il recepimento degli effetti derivanti dall’esodo volontario dei dipendenti” in relazione all’esito dell’aumento di capitale. Durante la campagna elettorale sia la Lega che Fratelli d’Italia avevano espresso contrarietà alle linea i postata dalla Commissione Ue, auspicando che Mps potesse diventare il centro di un “terzo polo bancario” nazionale focalizzato soprattutto sui finanziamento alle piccole e medie imprese.

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