In Italia i rischi per l’approvvigionamento energetico “sono fortemente ridotti grazie alla forte risposta da parte delle politiche adottate, in particolare l’aumento delle forniture di gas” ottenuto differenziando gli approvvigionamenti in risposta alle strozzature dalla Russia. Lo ha detto oggi Alfred Kammer, direttore del Dipartimento europeo del Fondo monetario internazionale, durante un briefing sull’economia europea. Ciò che serve ora è “un pacchetto di misure mirate ed efficienti, anche trovando compensazioni per finanziarlo” sotto forma di tagli di spesa inefficiente. Allo stesso tempo deve continuare ad esserci “un segnale di prezzo in modo che la domanda di gas sia compressa”. Da febbraio ad oggi l’Italia ha ridotto la quota di gas importato dalla Russia dal 40 al 10% del totale grazie soprattutto all’incremento dei flussi dall’Algeria e al maggior ricorso al Gnl, il gas liquefatto che viene trasportato via nave approdando nei tre impianti di rigassificazione di cui dispone il paese.

Kammer ricorda che “L’Italia fronteggia “una situazione complessa” per quel che riguarda le politiche economiche: “in una situazione di minor crescita e aumento dei tassi d’interesse, l’Italia dovrà essere molto concentrata sulla sua situazione di bilancio, sulla riduzione del rapporto debito/Pil nel solco del precedente governo, e gli sviluppi più recenti richiederanno uno sforzo di bilancio più ambizioso”. Nelle stime diffuse pochi giorni fa il Fondo monetario ha rivisto al rialzo le previsioni per il Pil italiano nel 2022 (da + 3 a + 3,2% ) ma ridotto quelle per il 2023 (da + 0,7% a – 0,2%) prospettando una lieve recessione. Il debito pubblico è previsto calare dal 150,9% del Pil nel 2021 al 147,2% nel 2022 e al 147,1% del 2023. Atteso in riduzione anche il deficit: scenderà al 5,4% quest’anno dal 7,2% del 2021, per poi calare ulteriormente al 3,9% nel 2023.

In Europa, sotto la spinta della guerra in Ucraina e della crisi energetica, “le prospettive si sono fatte cupe con la crescita in discesa e l’inflazione destinata a restare elevata”, ha detto Alfred Kammer. “I rischi per la crescita sono al ribasso e quelli per l’inflazione al rialzo” e l’ipotesi di uno stop completo alle forniture russe, combinato con un inverno freddo, 2darebbe luogo a perdite del Pil fino al 3% in alcune economie dell’Europa centrale e orientale”. Il direttore del dipartimento europeo sottolinea quindi che i Paesi europei devono realizzare un “consolidamento di bilancio” nel 2023 di fronte alla “sfida immensa” posta dalla necessità di contenere l’inflazione, e allo stesso tempo sostenere il potere d’acquisto”, invitando da adottare a livello nazionale “misure molto mirate per sostenere le famiglie con redditi medio-bassi attraverso contributi forfettari sulle bollette”. Al contrario, per le imprese “la sicurezza energetica è un problema europeo, che si affronta meglio congiuntamente facendo attenzione ad assicurare una parità di condizioni nel mercato unico”.

“No, non è vero che la Russia uscirà dalla recessione. In Russia quest’anno e il prossimo ci sarà crescita negativa, e nel 2023 il Pil sarà inferiore del 10% a quanto ci aspettavamo prima della guerra, dunque siamo in una recessione profonda”, ha precisato Kammer in risposta a una domanda dell’agenzia russa Tass che chiedeva se la Russia, nelle previsioni del Fmi, uscisse meglio dell’Europa dalla crisi economica indotta dalla guerra. “Lo scenario per l’Europa – ha aggiunto Kammer – vede una crescita inferiore, non una profonda recessione”. Nel suo ultimo outlook il Fondo ha rivisto significativamente al rialzo le previsioni sull’economia russa continuando tuttavia a stimare un andamento recessivo. Nel 2022 il Pil dovrebbe calare del 3,4% e nel 2023 del 2,3%. Lo scorso luglio il Fmi indicava rispettivamente – 5% e – 3,5%. Nelle previsioni diffuse lo scorso aprile un – 8,4% per il 2022 e – 2,3% per il 2023.

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