di Michele Sanfilippo

Ad “Otto e mezzo” del 13 ottobre scorso si commentava l’elezione di Ignazio Benito Maria La Russa a presidente del Senato, con i voti di una quindicina di rappresentanti dell’opposizione a colmare il vuoto lasciato da Berlusconi, scontento del veto posto di Licia Ronzulli.

Al dibattito partecipava anche Monica Guerzoni, del Corriere della Sera, che con fare leggero, come parlasse di frutta al mercato, sosteneva che già giravano molte liste dei franchi tiratori, una delle quali vedeva tra essi ben cinque rappresentanti del Movimento 5 Stelle. Ma non solo. Lei sapeva perfino, non si sa come, che uno dei cinque era niente di meno che l’ex ministro Stefano Patuanelli, peraltro uno dei non molti politici di valore emersi dalle file del Movimento.

Trovo incredibile che, quando tutti gli indizi portano a Matteo Renzi, la nostra giornalista del quotidiano della Confindustria, in modo peraltro abbastanza subdolo, abbia puntato il dito sul Movimento 5 Stelle. Dovremmo trarre la conclusione che il vero nemico della Confindustria, e quindi di Calenda e Renzi, non è il governo più a destra che la nostra Repubblica abbia mai visto, ma il Movimento 5 Stelle.

Ma come ragionano costoro? Per anni hanno lavorato ai fianchi il Pd perché si trasformasse in un partito d’affari e di potere, sempre più simile alla Democrazia Cristiana. Ma non quella più nobile di Benigno Zaccagnini, Mino Martinazzoli o Rosy Bindi. No, proprio la peggiore: quella di Antonio Gava, Paolo Cirino Pomicino e Arnaldo Forlani.

E, ad onor del vero, hanno fatto un buon lavoro. Hanno trasformato il Pdin un partito che ha del tutto smesso di rappresentare quelle fasce sociali in difficoltà e bisognose di protezione per regalarle al non voto o, peggio, alla destra. E adesso che, inevitabilmente, la destra ha vinto, il problema per i nostri eroi è il Movimento 5 Stelle.

C’è un vero accanimento, a mio avviso ideologico, con cui si è tentato e tutt’ora si tenta di denigrare ogni forma di provvedimento economico non in linea con il vangelo neoliberista. Per cui, per fare un esempio, i soldi destinati al reddito di cittadinanza sono mero assistenzialismo, mentre i contributi alle imprese sono la sola ricetta possibile.

Ma vorrei ricordare una cosa. Quando i partiti conservatori negli anni ‘20 e ‘30 del ‘900 hanno creduto di poter usare e controllare il fascismo in Italia e il nazifascismo in Germania, ne sono usciti con le ossa rotte. Chi credeva di essere burattinaio ne è uscito burattino.

La destra sociale che è oggi al potere in Italia discende per linea diretta da quella stessa destra che nel 1922 ha fatto la marcia su Roma con la complicità di tutta la classe dirigente italiana. Sarebbe il caso di concentrarsi su ben altri obiettivi che non dare addosso al Movimento 5 Stelle.

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