Il Monte dei Paschi affonda ancora. Venerdì 14 ottobre la banca senese controllata dallo Stato ha perso il 42% in Borsa, dopo il 33% di giovedì in vista della ricapitalizzazione che sarà nuovamente sottoscritta in buona parte con denaro pubblico. La capitalizzazione del Monte, che solo 5 anni fa era stato ricapitalizzato con oltre 8 miliardi di euro, di cui 5,4 miliardi dei contribuenti, è scesa a 99 milioni di euro. La ricapitalizzazione, come evidenziato dalla Consob in un richiamo di attenzione, parte già con il rischio implicito di una serie di sbalzi del titolo perché sarà sarà un aumento molto diluitivo che immetterà sul mercato circa 125 nuovi titoli per ogni azione in circolazione.

“L’aumento in parola presenta caratteristiche di forte diluizione – si legge nel richiamo – tale circostanza determina il rischio che durante il periodo di offerta in opzione delle nuove azioni si verifichi una forte volatilità del prezzo delle azioni dell’emittente, inclusa una sopravvalutazione del prezzo di mercato rispetto al suo valore teorico”. Alla riapertura della Borsa, lunedì, le azioni di Mps ricominceranno a trattare con un prezzo di riferimento di 2,063 euro, per effetto dello scorporo del diritto di opzione, che verrà negoziato separatamente. Il prezzo di partenza del diritto è fissato in 7,837 euro.

L’operazione, per altro, è tutt’altro che risolutiva, secondo Francoforte. Anche con l’esecuzione dell’aumento di capitale Mps presenterebbe un gap di capitale rispetto alla media delle banche italiane ed estere che “potrebbe rappresentare un possibile ostacolo a future operazioni di fusione con un partner industriale”, è l’avvertimento della Bce, contenuto nella bozza di decisione sullo Srep 2022, di cui riferisce il prospetto dell’aumento di capitale. Con un Tier 1 ratio del 14,2% a fine 2024, come da piano, Mps si posizionerebbe 70 punti base sotto il livello medio delle banche significative europee e 150 punti base sotto l’attuale media delle banche significative italiane, sottolinea la Vigilanza.

Non solo. La stima delle spese che Mps dovrà sostenere per l’aumento di capitale ammonta a 132 milioni di euro, di cui 125 milioni andranno alle banche garanti e ad Algebris, che si sono fatte congiuntamente carico della sottoscrizione di 857 milioni di euro di inoptato. Questi costi avranno un impatto negativo sui target del piano industriale, a livello di Tier1 ratio, di 15 punti base nel 2024 e 13 punti nel 2026. Le commissioni incassate dalle banche e da Algebris rappresentano il 14,6% dell’inoptato garantito e il 5% dell’intero aumento di capitale, pari a 2,5 miliardi.

Nella bozza di decisione sull’esame Srep a cui ha sottoposto il Monte, poi, la Bce “ha evidenziato punti di attenzione che potrebbero limitare la capacità” del Monte “di raggiungere completamente gli obiettivi del piano industriale 2022-2026 nel medio termine”. Tra questi, si legge nelle avvertenze contenute nel prospetto sull’aumento di capitale, figurano “il persistere di tensioni sullo spread Btp-Bund e della volatilità dei mercati con potenziali ricadute negative sul costo della raccolta” e “la dinamica attesa delle commissioni che, sebbene considerata ragionevole, dipende dal successo delle iniziative commerciali programmate ed è esposta alla pressione competitiva”. Tra gli elementi che potrebbero far deviare il Monte dai suoi obiettivi figurano anche “l’incremento dei tassi di interesse e uno scenario meno favorevole del Pil che possono influenzare negativamente la capacità di rimborso dei debitori” e “l’andamento reclami e cause legali che non è nel pieno controllo di Mps, come pure la capacità di prevenire l’insorgere di ulteriore contenzioso”. Infine, secondo la Bce, i risparmi di costi per 40 milioni di euro a partire dal 2024 dovuti alla chiusura delle filiali, alla riorganizzazione societaria del gruppo e agli investimenti IT in digitalizzazione “potrebbero essere compensati da livelli inflattivi connessi al nuovo scenario macroeconomico che potrebbero essere più alti del previsto e potrebbero non essere limitati ai servizi di pubblica utilità, riducendo anche i risparmi derivanti dagli stessi investimenti in Digitalizzazione”.

Infine, secondo Francoforte “la capacità di mps di generare redditività robusta e stabile sarà raggiunta solo se, dopo l’esecuzione dell’aumento di capitale, il management sarà capace di realizzare nei tempi dovuti tutti gli obiettivi del nuovo Piano, dimostrando nel corso di un periodo di tempo sufficientemente esteso che le debolezze strutturali sono state superate definitivamente”.

esta il fatto che, secondo l’istituto senese, “il mancato buon esito integrale dell’aumento di capitale e la mancata realizzazione delle assunzioni del Piano industriale 2022-2026, in assenza di tempestive azioni correttive non ancora puntualmente identificate alla data del documento di registrazione, pregiudicherebbe la prospettiva della continuità aziendale“. Al riguardo Mps evidenzia che, “qualora il presupposto della continuità aziendale venisse meno successivamente all’investimento in azioni della banca, il valore delle suddette azioni potrebbe essere azzerato, incorrendo così l’investitore in una perdita totale del capitale investito”.

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