Dalla sala operatoria del Paideia International Hospital di Roma, lunedì 10 ottobre, usciva della musica. Questo perché, durante l’intervento chirurgico eseguito dall’équipe guidata da Christian Brogna, neurochirurgo esperto in chirurgia dei tumori complessi e ‘awake surgey’, il paziente 35enne era sveglio e suonava il sassofono. Nove ore in cui il musicista sotto i ferri faceva vibrare l’ottone del suo sax, mentre gli asportavano un tumore al cervello. La neoplasia è stata rimossa completamente senza compromettere le funzioni neurologiche e il paziente è stato dimesso la mattina del 13 ottobre. L’uomo al momento sta bene, è in attesa del responso definitivo dell’esame istologico e sarà seguito nel tempo con controlli periodici.

Non è la prima volta che Brogna esegue interventi di questo tipo. Qualche anno fa, a Londra, aveva eseguito un’operazione simile mentre il paziente suonava il violino. “Si è trattato di un intervento di elevatissima complessità su un giovane paziente con tumore in un area molto complessa del cervello che un tempo sarebbe stato classificato come inoperabile”, dice Christian Brogna all’Ansa. “Per giunta si trattava di un sassofonista mancino e questo complica molto la struttura cerebrale”.

“Al di là del risultato in termini di asportazione della massa tumorale, che è stato pienamente raggiunto, a me sta a cuore che il paziente, dopo l’operazione, sia esattamente come prima, che nulla della sua personalità si modifichi. Questo tipo di chirurgia ad alta complessità consente di raggiungere questo risultato”. La scelta di intervenire su un paziente sveglio mentre suona uno strumento musicale è legata a due ragioni strettamente connesse, spiega il neurochirurgo: “Un intervento di questo tipo si prepara conoscendo profondamente il paziente e lui ci aveva espresso il desiderio di voler preservare la capacità di suonare dopo l’operazione. Eseguire la musica durante l’intervento, inoltre, ci permette di testare una miriade di funzioni cerebrali e le reti neurali“.

Mentre Brogna e la sua équipe lo operavano, il musicista muoveva le mani in modo coordinato, contava per tenere il tempo e interagiva con gli occhi col resto del team operatorio, composto da 10 specialisti: “Un intervento di questo tipo è come una vera e propria orchestra in cui, al centro, il solista è il paziente e ogni componente dell’orchestra, il team medico, fa la sua parte in cui è altamente specializzato”.

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