del Gruppo di Lettura “A libro aperto” – Patti (Messina)
Siamo un gruppo di donne che ama leggere e confrontarsi attraverso i libri; la lettura per noi è bellezza, memoria, conoscenza, capacità di guardare se stessi e il mondo che ci circonda con empatia, è ricerca di dialogo; leggere significa imparare ad esercitare la virtù dell’ascolto e della pazienza, cercare di capire i motivi più profondi che portano a dissidi, lotte, guerre, abitudini diverse, modi di vivere diversi, per poi cercare l’armonia che componga un’unica fantasiosa composizione musicale.
Per tutti questi motivi non nascondiamo oggi di essere allarmate e a disagio in un contesto generale dove la parola guerra, le parole ‘armi nucleari tattiche’ scorrono sugli schermi delle televisioni, sui giornali, nei social, nelle discussioni della gente comune, girano di bocca in bocca con indifferenza, con rassegnazione, con cinismo. Noi non vogliamo rassegnarci a questa logica che, come dice papa Francesco, “fa pagare a tanti innocenti la pazzia di tutte le parti, perché la guerra è una pazzia”.
Non possiamo restare indifferenti pensando a quale escalation pericolosissima si stia andando incontro con la logica di “alla guerra rispondo con la guerra”, perché le donne, per natura e per vocazione, sono portatrici di vita, non di morte.
Non possiamo restare indifferenti al pensiero di una guerra nucleare che potrebbe distruggere una intera civiltà e causare vasti danni ecologici su tutta la Terra, una guerra assurda e irrazionale che non vedrebbe vincitori ma solo sconfitti.
Pur consapevoli della complessità del ruolo che la politica è chiamata a svolgere in un momento così delicato, crediamo fermamente che il diritto alla pace come diritto alla vita, nostra e del nostro pianeta, sia la priorità assoluta. Occorre perciò invertire la rotta, lavorare non per una semplice tregua ma per una pace stabile e universale.
Chiediamo quindi che le nostre parole vengano ascoltate, chiediamo che altri uomini e donne di buona volontà si uniscano al nostro appello, che sindaci, politici, amministratori si facciano portavoce del desiderio di pace che alberga in quanti li hanno mandati a rappresentarli, perché si ricerchino nel conflitto strade negoziali con tenacia e costanza. Non è ancora troppo tardi per fare sentire la propria voce. “L’utopia”, diceva Gino Strada, è solo qualcosa che ancora non c’è”.