L’Onu interviene sul tema dei caregiver famigliari in Italia. A seguito della raccomandazione rivolta al nostro Paese dal Comitato per i diritti delle persone con disabilità delle Nazioni Unite, il più alto organismo riconosciuto a livello mondiale per la tutela di donne e uomini disabili e delle loro famiglie, le principali associazioni italiane hanno lanciato un appello al nuovo governo per intervenire il prima possibile.
Chiedono che venga approvata una legge ad hoc che finalmente istituzionalizzi la figura del caregiver famigliare, assegnando diritti giuridici e sostegni previdenziali-economici finora inesistenti. Il Comitato dell’Onu ha accolto il ricorso presentato nel 2017 dall’allora presidente del Coordinamento nazionale famiglie con disabilità (Confad), Maria Simona Bellini, attraverso il quale era stata denunciata l’insostenibile condizione di vita dei caregiver famigliari in Italia, a causa di un ingiustificato vuoto legislativo, con conseguente violazione di importanti diritti della persona. A inizio ottobre l’Onu (Italy: Lack of financial and social support to family of people with disabilities amounted to human rights violation, UN Committee finds | OHCHR) si è pronunciato perché le istituzioni italiane formalizzino il prima possibile la figura del caregiver famigliare, riconoscendo lo stato di effettiva gravità in cui vivono centinaia di migliaia di donne e uomini, in particolare madri che sono costrette in molti casi anche a rinunciare al lavoro per assistere i propri congiunti. È stato evidenziato nero su bianco il mancato riconoscimento giuridico dello status sociale della loro figura che ne pregiudica l’adeguato inserimento in un quadro normativo di tutela e assistenza.
Contattato da Ilfattoquotidiano.it il presidente attuale di Confad, Alessandro Chiarini, ha commentato cosi la disposizione sancita dalle Nazioni Unite: “La decisione di accoglimento del ricorso accerta la violazione da parte dell’Italia degli obblighi internazionali assunti con la ratifica della Convenzione Onu sui Diritti delle Persone con Disabilità del 2006, ratificata nel 2009 anche dall’Italia”. E aggiunge: “Ratifica che avrebbe dovuto segnare un importante traguardo per il Paese intero. La capacità di risposta ai bisogni delle persone con disabilità è uno degli indicatori principali di un welfare moderno, maggiormente inclusivo, equo ed efficiente”. Il presidente di Confad inoltre sottolinea il grave problema che finora il legislatore ha sempre ignorato nei fatti riguardo l’importanza e il valore per l’intera società dei caregiver famigliari che si dedicano fino a 24 ore al giorno alla cura e all’assistenza dei propri congiunti non autosufficienti, peraltro anche costantemente esposti ad un elevato rischio di esaurimento sia fisico che psicologico. “Le misure adottate sino a oggi dallo Stato italiano in favore dei Caregiver Familiari sono state giudicate insufficienti e ritenute largamente inadeguate a garantire una qualità di vita accettabile”, aggiunge Chiarini. Conformemente a tale dispositivo lo Stato italiano dovrà presentare al Comitato, entro sei mesi, una risposta scritta in relazione a quanto porrà in essere per colmare queste gravi lacune.
Tra le associazioni che si sono da anni battute per vedere riconosciuta la figura del caregiver famigliare c’è anche l’Associazione nazionale famiglie di persone con disabilità intellettiva e/o relazionale (Anffas). L’associazione avanza una precisa proposta in merito dopo la presa di posizione dell’Onu, ripartendo dal testo di proposta di legge unificata che più soggetti hanno provveduto a depositare a luglio 2020 presso la 11° Commissione permanente Affari sociali del Senato in occasione delle audizioni sul disegno di legge n. 1461 “Disposizioni per il riconoscimento ed il sostegno del caregiver familiare”. Serve urgentemente un riconoscimento legislativo oltre a risorse economiche adeguate. “Ci appelliamo al prossimo Governo e al nuovo Parlamento – afferma Roberto Speziale, presidente Anffas – affinché, in stretta collaborazione con le associazioni maggiormente rappresentative delle famiglie e le loro federazioni, si provveda in ottemperanza a quanto descritto dal Comitato Onu a sanare questo vulnus normativo riconoscendo finalmente ai caregiver familiari i propri diritti e conseguentemente contribuire a migliorarne la qualità di vita unitamente a quella dei propri congiunti con disabilità”.