Quali conseguenze avrà lo scontro tra Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi nel complicato puzzle del nuovo governo? Respinta con perdite la narrazione di un centrodestra compatto, le elezioni dei presidente di Camera e Senato hanno lasciato crepe che potrebbero portare la premier in pectore a rivedere la lista dei ministri da presentare al Colle una volta ricevuto l’incarico (dal 21 al 27 ottobre ogni data è buona). Attenzione: in ballo non ci sono tanto i nomi, quanto le caselle che andrebbero a occupare. Un caso su tutti: il ministero della Giustizia. Non è un mistero che Silvio Berlusconi lo abbia rivendicato, in modo da piazzare uno dei suoi fedelissimi a via Arenula. I nomi sono due: Maria Elisabetta Casellati e Francesco Paolo Sisto, con la prima in pole position (anche se in Fratelli d’Italia preferirebbero il secondo). Nelle ultime ore, però, Giorgia Meloni avrebbe cambiato idea e come Guardasigilli vuole l’ex pm Carlo Nordio. Il motivo? Al netto della lite con Berlusconi, alla Giustizia non può andare una figura che apra uno scontro diretto con la magistratura. Certo, Forza Italia perderebbe una delle caselle più desiderate (Casellati sarebbe dirottata alla Cultura) e in tal senso non basterebbero come ricompensa né la Farnesina ad Antonio Tajani né l’Istruzione ad Anna Maria Bernini (nomine date per certe), anche perché al momento Licia Ronzulli non pare avere chanches di entrare nella squadra di governo, neanche al Turismo. È il dazio da pagare dopo le accuse tra leader? Si vedrà. Intanto il cambio di rotta alla Giustizia potrebbe avere una serie di effetti a cascata. Ad approfittarne, neanche a dirlo, sarebbe la Lega.

Confermato Giorgetti all’Economia (sarebbe conteggiato come tecnico, pur essendo figura squisitamente politica), al Carroccio andrebbero altri 5 ministeri, tutti di peso: Salvini (che non dovrebbe essere vicepremier, Meloni preferirebbe non averne) alle Infrastrutture, Centinaio all’Agricoltura, Valditara all’Università e Ricerca, Baldassarre a Famiglia e Natalità (avrebbe la meglio su Isabella Rauti) e Calderoli che, dopo aver rinunciato alla presidenza del Senato, andrebbe al dicastero unificato Autonomia e Riforme. Certo, Salvini non avrà il Viminale come da lui desiderato, ma la probabilissima nomina di Matteo Piantedosi (attuale prefetto di Roma e suo ex capo di gabinetto) è una notizia che lenisce il malcontento. L’alternativa? Giuseppe Pecoraro. Se queste voci fossero confermate, il Carroccio sarebbe riuscito a tramutare un risultato elettorale disastroso in un’insperata presenza di governo, ben più corposa dei consensi racimolati nelle urne (senza considerare il vicesegretario Fontana presidente della Camera).

E Fratelli d’Italia? Chi pensa a un ridimensionamento numerico sull’altare degli equilibri della coalizione sarà smentito: l’idea di Giorgia Meloni, infatti, è di affidare a uno dei suoi fedelissimi il nuovo super ministero che nascerebbe dall’unificazione dello Sviluppo economico e della Transizione ecologica (non ci sono possibilità di conferma per Cingolani). Si tratterebbe di un dicastero da cui passerebbe la gran parte dei soldi del Pnrr e anche per questo motivo la leader di Fdi vorrebbe affidarlo a Guido Crosetto, fondatore del partito e da sempre vicinissimo all’ex ministra della Gioventù. Con un’operazione del genere, il ministero dell’Ambiente tornerebbe ad essere un’entità a sé stante, anche se con meno peso in termini economici; Fratelli d’Italia, tuttavia, ha bisogno di recuperare spazio in un settore dove è oggettivamente molto indietro, motivo per cui Meloni ha pensato di piazzarvi uno dei suoi colonnelli, ovvero Fabio Rampelli.

Stesso identico discorso per il ministero del Sud: alle elezioni del 25 settembre nelle regioni meridionali Fratelli d’Italia ha sofferto la presenza del M5s e dei potentati locali, motivo per cui ha bisogno di un dicastero ad hoc, che con tutta probabilità sarà affidato a Raffaele Fitto o Nello Musumeci, rispettivamente ex governatori di Puglia e Sicilia. Obiettivo collaterale: approfittare della ritirata a nord della Lega e riequilibrare almeno un po’ lo sbilanciamento geografico dell’esecutivo. Molto probabile, inoltre, la nomina di Adolfo Urso a ministro della Difesa, mentre per la Sanità è corsa a due tra Rocco Bellantone e Francesco Rocca. Ultima casella, ma non per questo meno importante, è quella relativa al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio: trova conferme da più fonti il nome di Giovanbattista Fazzolari, per cui Giorgia Meloni nutre una fiducia definita “assoluta” da chi conosce la leader di Fratelli d’Italia. Giorno giusto per il nuovo governo? “Tutti, tranne il 28 ottobre e il 2 novembre: sono più scaramantici che fascisti” è quanto sussurra una voce vicina ai vertici del primo partito italiano.

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