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Mahmood a FqMagazine: “Ho scritto cose di cui mi vergogno profondamente, non le avevo mai dette a mamma e agli amici”. Arriva al cinema il suo docu-film

Abbiamo incontrato il cantautore, in occasione della presentazione del docu-film, diretto da Giorgio Testi, presentato nell’ambito di Alice nella città (la sezione autonoma e parallela della Festa del Cinema di Roma) e al cinema solo il 17, 18, 19 ottobre. Un racconto di un anno di concerti, dietro le quinte, ma anche di momenti intimi famigliari e di amicizia. Un bel ritratto inedito di un artista da sempre riservato

Il vero Alessandro Mahmoud che dialoga con l’artista Mahmood. Immagini inediti, archivi di famiglia, le origini, la Sardegna, l’Egitto, la musica e la forza di non mollare mai, anche nei momenti di sconforto. Il docu-film “Mahmood” racconta cosa si cela dietro il cantautore, lontano delle luci dei riflettori. Un anno di successi dopo la seconda vittoria a Sanremo con “Brividi”, condivisa con Blanco, il tour europeo, gli applausi, la moda sul palco, il rifugio dagli zii e cugini a Orosei, in estate, per mangiare carne arrosto, fare i bagni e i giri in bici in pineta. Un docu-film che regala molti aspetti inediti di uno dei cantautori più riservati della musica. Si scopre molto di chi ha contribuito al suo percorso (mamma Anna) di chi lo ha aiutato a distrarsi (gli amici di sempre e i cugini), tenendolo così coi piedi per terra. Un viaggio musicale e personale ben riuscito. “Mahmood” è stato presentato ieri in anteprima nella sezione autonoma Alice nella città della Festa del Cinema di Roma e sbarcherà nelle sale italiane dal 17 al 19 ottobre. Abbiamo incontrato l’artista per farci raccontare cosa lo ha spinto a raccontarsi senza filtri.

Hai confessato nel film: “A volte ho scritto cose di cui mi vergogno profondamente”. Quando?
Credo da ‘Pesos’, il primo singolo uscito per Universal (2017, ndr). Ho iniziato a fare auto-terapia e ho raccontato cose che non avevo mai rivelato né a mia madre né ai miei amici. Da lì è andata sempre ‘peggio’ perché più scrivevo le mie verità, più sentivo il bisogno di continuare a scrivere quello che sentivo.

Da piccolo rifiutavi la realtà “per forma di egoismo”. Oggi va meglio?
Credo che anche da piccolo non è proprio che l’accettassi la realtà, ma mi rifugiassi per quello che io chiamo ‘pause’. Penso di fare questo anche oggi, in realtà. Magari in maniera diversa, ma quando ho bisogno di staccare la spina, mi rifugio altrove.

La tua esperienza di X Factor 2012 l’hai definita come uno dei momenti più tristi della tua vita. Dove hai trovato la forza per rialzarti?
Lavorando al bar l’anno dopo. Ho fatto la maturità e poi ho iniziato a lavorare al bar di mio cugino. Lì ho capito capito che non volevo fare quel lavoro. Facevo apertura al bar e di pomeriggio andavo a studiare musica a Cà Granda a Milano. Penso che facendo un lavoro che non ti piace, capisci quello che vuoi fare veramente nella vita.

Mamma Anna quando non sei riuscito ad entrare a Sanremo 2016. Ti ha detto: “Non è il tuo momento, ma verrà”. Così è stato. Ti ha sempre sostenuto?
Sempre, anche quando cantavo così così. Il suo è sempre stato un sostegno valutato con un criterio. Mi incoraggiava a studiare. Per far sì che lei mi pagasse gli studi di musica, dovevo andare bene a scuola. Quindi tra noi c’è sempre stato un patto.

Nel film si vede un Mahmood che ama lo stile la moda e quello che sale sulla bici in Sardegna e fa grigliate con la famiglia. Chi è il vero Mahmood?
La moda serve per potenziare la mia musica e la uso come armatura sul palco. Se non mi sento ‘confidence’ con i vestiti che indosso, non canto bene. Lo vedo come un modo per potenziare il messaggio che voglio dare a chi mi segue. Io sono quello che vedrete in queste immagini del docu-film: le salsicce con i miei zii, i bagni con i miei cugini, i tuffi e le passeggiate in pineta. Questi sono riti che faccio da quando sono bambino, in estate. Tutto l’anno succedono eventi che possono farmi restare male o invertire la rotta, quando, invece, mi rifugio nella famiglia riprendo coscienza e priorità.

Rivedendo il tuo film c’è una parte di te che non avevi mai visto?
I video di me da bambino perché li aveva in archivio mia madre. Li ha ceduti esclusivamente per il film. Rivedendo certe immagini mi auto-esamino e mi chiedo se sono cambiato così tanto negli anni. O forse no… Però, alla fine, credo di essere cambiato meno quanto pensassi.