Wesley Brownlee è finito in manette con l'accusa di avere ucciso sei persone. Ancora non è chiaro il movente. Nessuna delle vittime è stata derubata e gli omicidi sono avvenuti in quartieri diversi
È stato arrestato dalla polizia nelle prime ore del mattino, mentre era “a caccia” di un’altra potenziale vittima. Wesley Brownlee, 43 anni, è finito in manette con l’accusa di essere “il killer di Stockton“, città di 320mila abitanti a circa 130 chilometri da San Francisco nella zona rurale della Central Valley, da mesi scioccata per i sei omicidi avvenuti tra quest’anno (5) e il 2021 (uno). Le forze dell’ordine avevano messo una taglia da 125mila dollari per qualsiasi informazione che portasse all’arresto.
“Era in missione per uccidere“, ha detto il capo della polizia Stanley McFadden, aggiungendo che Brownlee era in possesso di un’arma da fuoco. “Siamo sicuri di aver evitato un altro omicidio”. Tra l’8 luglio e il 27 settembre scorsi sono stati uccisi cinque uomini a Stockton. Un altro è stato ucciso a Oakland, a circa 80 chilometri di distanza, nell’aprile 2021. Una donna, invece, è stata ferita ma è sopravvissuta. Ancora non è chiaro il movente poiché le vittime non sembrano avere nulla in comune: avevano un’età compresa tra 21 e 54 anni, quattro erano ispanici, uno era bianco. Nessuno è stato derubato di nulla e gli omicidi sono avvenuti in quartieri diversi. Il killer comparirà in tribunale martedì.
Stockton da anni lotta contro la violenza e la povertà diffusa tra i suoi abitanti. Nel 2012 è diventata la più grande città negli Stati Uniti a dichiarare bancarotta, dopo il crollo del mercato immobiliare e anni di cattiva gestione e spese eccessive. Soltanto quest’anno a Stockton ci sono stati 43 omicidi, in aumento rispetto ai 39 dell’anno scorso.