Genio, provocazione e sregolatezza, compie oggi 50 anni Eminem, al secolo Marshall Bruce Mathers III. Artista che detiene un’infinità di record, come quello per il maggior numero di singoli venduti, e che con la sua Shady Records e l’amico nonché manager Paul Rosenberg ha prodotto o dato voce a musicisti del calibro di Bobby Creekwater, Cashis, Yelawolf e Westside Gunn ripercorrendo al contrario, e in parte, la parabola di vita che lo portò a essere scovato da Dr. Dre nel garage di Jimmy Iovine – presidente della Interscope Records – dopo aver perso le Rap Olympics di Los Angeles battuto, in finale, da Otherwize.

Scosso il mondo tra la fine dei Novanta e i primi Duemila soprattutto con la violenza e la rabbia presenti nei suoi testi, arriva al grande pubblico col secondo “The Slim Shady EP” (2000) che gli vale l’uscita dall’underground, e un tour, ma anche le accuse di misoginia che accompagneranno pure l’uscita dei successivi lavori: degne di nota, in questo frangente della sua carriera, le faide – verbali e giudiziarie – con l’ex moglie Kim e la madre Debbie, che risponderà al figlio addirittura in rima. Definito da Nick Cannon, all’epoca marito di Mariah Carey, “spazzatura”, è l’unico esempio di arista ‘bianco’ – assieme ai Beastie Boys – ad avere raggiunto un simile successo in ambito hip hop nonché il rapper ad avere piazzato più copie dei propri dischi nel minor tempo di sempre, e l’unico a poter vantare almeno un miliardo e mezzo di riproduzioni, in streaming, per ognuno degli album fin qui prodotti.

Accusato sempre in quegli anni anche di omofobia e razzismo, ha poi corretto il tiro quando non ultimo lo scorso febbraio si è esibito durante il Super Bowl 2022 inginocchiandosi in segno di solidarietà col movimento Black Lives Matter sulla scia di quanto fatto, già nel 2016, dal quarterback Colin Kaepernick, che proprio a partire da quell’estate aveva smesso di alzarsi in piedi durante l’inno nazionale, in forma di protesta contro le violenze e le ingiustizie subite, negli Stati Uniti, dalla minoranza nera.

Trascorse due decadi dal suo esordio discografico, Eminem – i cui testi hanno raccolto l’elogio niente meno che di Seamus Heaney, Premio Nobel alla letteratura – è ufficialmente nell’Olimpo non solo del rap ma della storia della musica tutta, avendo sì indossato mille maschere ma rimanendo fedele a un solo Dio: il suo. Le canzoni da lui scritte hanno infatti insita la potenza del rock, del metal, l’oltraggiosità del punk, e viene infatti difficile se non impossibile non riconoscere a questo grande artista l’importanza avuta, altrove, da Mick Jagger o Jimi Hendrix: parola, questa, di un altro grande. Elton John. Auguri!

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