C’è un nuovo filone nell’indagine sulla strage della funivia Stesa-Mottarone in cui morirono 14 persone. Secondo quanto riporta il Corriere della Sera i pm di Verbania hanno deciso di capire perché l’Ufficio speciale trasporti a impianti fissi (Ustif) di Torino – dipendente dal ministero delle Infrastrutture – non sia intervenuto nonostante le gravi violazioni delle norme di manutenzione e sicurezza nella funivia. L’ufficio ha tre addetti per i 200 impianti di Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria, ma l’ufficio non avrebbe mai ricevuto il “Registro-giornale” in cui giornalmente vanno segnalati guasti, controlli, interventi obbligatori sulla funivia. Il mancato invio del documento all’Ustif, che ha poteri ispettivi, avrebbe dovuto a far scattare l’allarme. Il registro deve essere inviato dal direttore di esercizio il quale svolge un ruolo di “garanzia della collettività” per “tutelare la sicurezza dei viaggiatori e l’integrità dell’impianto”. A scoprire questo buco nei controlli i periti nominati dall’autorità giudiziaria. Il caposervizio e il direttore di esercizio, rispettivamente Gabriele Tadini e Enrico Perocchio, sono indagati con il titolare Luigi Nerini e altre 9 persone nell’inchiesta della procuratrice Olimpia Bossi e della pm Laura Carrera per omicidio e lesioni colposi e rimozione di sistemi di sicurezza. Perocchio è dipendente della Leitner incaricata della manutenzione dalle Ferrovie del Mottarone (le due società sono indagate).
I tecnici nominati dal giudice per le indagini preliminari Annalisa Palomba per l’incidente probatorio di giovedì prossimo hanno scoperto come la tragedia che il 23 maggio 2021 si sarebbe potuta evitare. Probabilmente la ruggine avrebbe intaccato il 68% della fune traente che si è spezzata facendo precipitare la cabina con i passeggeri, che si sarebbero comunque salvati se i freni non fossero stati esclusi con i forchettoni (causa principale dell’incidente). Se fosse scattato un alert sul mancato invio dei documenti si sarebbe verificato che nel registro non erano stati segnalati i controlli di sicurezza giornalieri e interventi di manutenzione obbligatori. Per i periti, semplicemente perché non avvenivano, come quello mensile alla testa fusa che avrebbe potuto evitare la tragedia e non sarebbe stato fatto per 5 anni. I tecnici Ustif risultano assenti, pur avendo l’obbligo di presenza, anche all’ispezione annuale alla funivia del dicembre 2o20.
Intanto è stata fissata per il 24 novembre l’udienza preliminare davanti al giudice per l’udienza preliminare di Pavia Pietro Balduzzi a carico di Shmuel Peleg, il nonno di Eitan, il bambino unico sopravvissuto alla tragedia e di Gabriel Alon Abutbul, suo presunto complice nel rapimento del piccolo. L’11 settembre 2021, infatti, il nonno aveva portato via il bambino dalla casa della zia paterna, Aya Biran, a Trovacò Siccomario (Pavia) e lo avevo portato in Israele con un volo privato da Lugano. A guidare l’auto che dalla Lombardia aveva varcato il confine elvetico sarebbe stato Gabriel Alon. Lui e il nonno del piccolo Eitan devono rispondere di sequestro aggravato, sottrazione di minore all’estero e appropriazione indebita del passaporto del bambino, che il Tribunale di Pavia aveva intimato di dare alla zia Aya.