L’associazione “Cittadini per l’aria” ha elaborato una mappa del capoluogo lombardo che misura il biossido di azoto (NO2) e inserisce all’interno le oltre mille scuole della città, pubbliche e private, dagli asili ai licei
Sono 110mila i bambini che respirano aria inquinata a Milano. L’associazione “Cittadini per l’aria” ha elaborato una mappa del capoluogo lombardo che misura il biossido di azoto (NO2) e inserisce all’interno le oltre mille scuole della città, pubbliche e private, dagli asili ai licei. Le statistiche sono riportate dal Corriere della Sera. In zona Loreto, uno dei quadranti più trafficati, il livello di biossido di azoto è di 55 microgrammi per metro cubo come media annuale, contro il limite di 40 imposto dalla legge europea. Nella cartina ideata dall’associazione si evidenzia che il 45 per cento delle scuole si trova in zone o quartieri che invece rispettano la soglia europea, ma sono appena sotto. La mappa, sul sito dell’associazione, è stata elaborata con un meccanismo d’intelligenza artificiale anche sulla base dei dati raccolti da centinaia di milanesi che hanno aderito ai progetti di scienza partecipata di “Cittadini per l’aria”.
Qualche giorno fa era stata Legambiente a lanciare l’allarme sull’intero bacino padano. “Il futuro governo e le regioni mettano la qualità dell’aria tra le priorità” e in particolare “l’emergenza smog nel bacino padano”. Tra le proposte dell’associazione ambientalista: Piano di riduzione delle emissioni agricole, disincentivo all’uso del mezzo privato, miglioramento del trasporto pubblico locale, riduzione dei limiti di velocità in autostrada e riconversione degli impianti di riscaldamento.
Secondo i dati di Legambiente del 2021 sulla qualità dell’aria in città “i livelli di sostanze inquinanti misurati nei capoluoghi del Nord Italia hanno superato decisamente i valori consigliati dalle linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità, esponendo residenti e lavoratori a condizioni ambientali dannose per la loro salute“.
Legambiente ricordava anche le tre procedure d’infrazione sulla qualità dell’aria aperte dall’Unione europea che pesano sull’Italia: la prima infrazione, si è concretizzata nel 2020 attraverso la sentenza di condanna da parte della Corte europea di giustizia; con la seconda infrazione, relativa ai superamenti proprio da NO2, la Commissione ha aperto un contenzioso facendo ricorso alla Corte europea di giustizia che, nel maggio 2022, le ha dato ragione e ci ha dunque condannato anche per questa seconda procedura; la terza, relativa ai superamenti per il PM2,5, è ancora agli inizi del procedimento. Legambiente insieme con i comitati regionali del bacino padano, Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, ribadiscono la necessità di un’azione trasversale a scala nazionale e regionale perché l’accordo per il miglioramento della qualità dell’aria nel bacino padano preveda azioni concrete per mantenere bassi i livelli di sostanze inquinanti nel corso della stagione invernale, a partire dal settore agricolo, il primo responsabile dell’inquinamento da polveri secondo l’ultima analisi effettuata dalle agenzie Arpa, fino al settore trasporti e riscaldamento domestico.