Il puzzle è praticamente completo, grazie a quello che qualcuno ha già ribattezzato il 'patto della Scrofa'. il leader di Fi ha dovuto cedere ancora alla premier in pectore, mollando su Guardasigilli e Mise. Ma ha ottenuto sei posti nel futuro governo
Due vicepremier, sei ministeri per Forza Italia, ma non la Giustizia e il Mise. La tregua tra Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi sancita in via della Scrofa dà il là alla formazione della squadra di governo del centrodestra. Che ormai è quasi definita: mancano solo alcuni, gli ultimi incastri. Il puzzle però è praticamente completo, grazie a quello che qualcuno ha già ribattezzato il ‘patto della Scrofa‘. Berlusconi ha dovuto cedere ancora a Meloni, mollando su Guardasigilli e Mise. Ma avrebbe ottenuto sei posti nel futuro governo: Antonio Tajani vicepremier e ministro degli Esteri, Elisabetta Alberti Casellati alle Riforme, Gilberto Pichetto Fratin al ministero della Transizione Ecologica, Alessandro Cattaneo all’Innovazione tecnologica, Deborah Bergamini alla Pubblica amministrazione e Anna Maria Bernini per l’Università.
Berlusconi è sembrato non proprio contento di trovarsi in ‘casa Meloni’, costretto per realpolitik ad andare a Canossa per riprendere la trattativa sul futuro governo e spuntare nomi graditi. L’immagine del suo arrivo in auto blu e la “foto ufficiale” dei due leader, postata sui social, con il sorriso tirato di lui e quello disteso di Meloni, valgono più di ogni ricostruzione. Il motivo è chiaro: Berlusconi ha dovuto rinunciare allo Sviluppo economico, perché quel ministero è blindato e andrà a Guido Crosetto, ma anche Casellati non è più in corsa come Guardasigilli. Il ministero della Giustizia per Meloni è di Carlo Nordio, non ci sono stati margini di trattativa. In cambio però Forza Italia alla fine della fiera potrebbe incassare 6 ministri: è il numero a cui aspirava Berlusconi, forse anche uno in più, abbastanza per placare i malumori interni. E strappando anche il Mite, che nelle intenzioni di FdI doveva essere accorpato al Mise di Crosetto.
Il via libera di Forza Italia scatena un effetto domino che porta a riempire anche tutte le altre caselle. Con Meloni presidente del Consiglio, l’altro vicepremier con Tajani sarà Matteo Salvini, che si prenderà anche il ministero delle Infrastrutture. La Lega avrà poi un altro ministero di peso, l’Economia, che sarà di Giancarlo Giorgetti. Salvini ha ottenuto che questa nomina finisca fuori dal computo dei ministri in quota Carroccio. E così ne dovrebbe ottenere, oltre al suo, altri quattro: all’Agricoltura Gianmarco Centinaio, poi Roberto Calderoli al ministero dell’Autonomia e delle Regioni, Simona Baldassarre alla Disabilità, infine Giuseppe Valditara all’Istruzione.
Restano i ministeri che Meloni ha deciso di tenere per Fratelli d’Italia. Detto di Nordio alla Giustizia e Crosetto al Mise, la Difesa dovrebbe andare ad Adolfo Urso, gli Affari Europei a Raffaele Fitto, il ministero del Mezzogiorno a Nello Musumeci. Meloni avrebbe scelto il fedelissimo Giovanbattista Fazzolari come sottosegretario alla presidenza del Consiglio, mentre ha voluto anche personalità esterne per completare la sua squadra: il titolare del Viminale sarà quasi certamente il prefetto Matteo Piantedosi, così come il ministero del Lavoro dovrebbe andare a Marina Calderone, presidente dell’Ordine dei consulenti del Lavoro. Ecco che la squadra di governo è praticamente completa: manca un nome per la Salute, ma Francesco Rocca – presidente della Croce Rossa Italiana – sembra aver vinto il ballottaggio con Guido Bertolaso. Reclamano un posto anche Daniela Santanchè (dovrebbe avere il Turismo) ed Erika Stefani, le cui quotazioni sono però in discesa. Mentre Maurizio Lupi – unico in quota “Noi Moderati” – è praticamente sicuro di diventare ministro dei Rapporto con il Parlamento. A quel punto resterebbe ancora un’incognita solo il nome scelto da Meloni per la Cultura: si parla di Giordano Bruno Guerri.
Il centrodestra avrà ancora qualche giorno di tempo per definire gli ultimi dettagli della squadra di governo e tenere in piedi la tregua sancita dal faccia a faccia in via della Scrofa. Domani, 18 ottobre, sarà infatti il giorno dell’elezione dei capigruppo. Chiusa questa partita, ci saranno tutti i soggetti con cui il presidente della Repubblica interloquisce per la formazione del nuovo governo. Da questo momento quindi sarà possibile per Sergio Mattarella avviare le consultazioni. Giovedì 19 ottobre sarà la volta dell’elezione dei vicepresidenti delle Camera. A quel punto, l’attenzione tornerà tutta sul governo: il presidente del Consiglio uscente Mario Draghi rappresenterà l’Italia al Consiglio europeo del 20 e 21 ottobre, ma già in questi giorni è possibile che il presidente Mattarella possa conferire l’incarico a Giorgia Meloni affinché si formi un nuovo governo.