In gonna a fare lezione di latino, greco e filosofia. È quanto è accaduto al liceo classico “Zucchi” di Monza dove un gruppo di ragazzi si è presentato in aula vestito come le compagne di classe per dire “stop ai pregiudizi e al maschilismo”. Una manifestazione che non è piaciuta alla dirigente scolastica Rosalia Caterina Natalizi Baldi ma che, tuttavia, non l’ha impedita: “Non posso imporre loro di venire vestiti in un modo o nell’altro. L’importante è che ragionino e che si continui a fare scuola”, ha detto al fatto.it.

A dire il vero la capo d’istituto neanche sapeva dell’iniziativa: “L’ho scoperta stamattina quando mi hanno detto che davanti ai cancelli c’erano dei giornalisti. Non sapevo che avessero anche quest’anno organizzato questa manifestazione”.

Un’idea nata lo scorso anno e ripetuta oggi da parte di alcuni studenti che hanno chiamato l’iniziativa “Zucchi in gonna”. Le ragioni le manifestano sui social: “Vogliamo far sentire la nostra voce da un lato contro gli stereotipi sul corpo femminile, ma anche rispetto a quelli relativi al modo di vivere la mascolinità. Per le ragazze, perché non è detto che indossando una gonna vogliano far esibire il loro corpo e attirare l’attenzione. Vogliamo opporci al maschilismo tossico che vuole l’uomo per forza macho, forte e aggressivo. Al contrario, anche il maschile deve potersi esprimere con le proprie emozioni, fragilità e debolezze”.

E così stamattina i ragazzi dello “Zucchi” hanno preso in prestito alle compagne o a qualche sorella o mamma, una gonna, per andare in classe vestititi in maniera diversa da ogni giorno. Qualcuno ha scelto di arrivare davanti ai cancelli già abbigliato altri hanno portato la gonna nello zaino per indossarla all’intervallo per la foto di rito da mettere sui social.

A storcere il naso è la preside: “Disapprovo totalmente questa manifestazione che è una libera iniziativa di qualche ragazzo e non certo della scuola. Vorrei che comprendessero che con la parola e con i comportamenti quotidiani si ottiene molto di più che con azioni plateali come questa. Che senso ha andare in classe con una gonna?”.

Natalizi Baldi butta acqua sul fuoco: “Guardi, se lei fosse qui conterebbe sulle dita di due mani i partecipanti. In ogni caso, noi siamo un liceo classico e educhiamo all’uso della parola che è il mezzo per manifestare le proprie idee”.

Nessuna battaglia, però, contro i ragazzi: “Come lo scorso anno mi aspetto qualche mail da parte dei genitori: ci sarà chi elogia l’idea dei ragazzi e chi avrà da dire contro. A me interessa che gli studenti vengono in classe. Se poi lo fanno in quel modo…hanno mutuato questa idea dal mondo anglosassone”. Intanto oltre a questa presenza in gonna al liceo hanno organizzato delle lezioni di autodifesa per studenti e studentesse attraverso il “Krav Manga” la disciplina di combattimento dell’esercito israeliano.

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