Crolla in borsa il valore dei diritti assegnati agli azionisti esistenti per sottoscrivere l’aumento di capitale di Mps. I titoli, che consentono di sottoscrivere le nuove azioni a 2 euro nel rapporto di 374 azioni ogni 3 diritti, hanno chiuso con un crollo del 91,4%, a 0,67 euro. I diritti avevano iniziato le contrattazioni a 7,8 euro. Le azioni della banca sono scese del 2,7% a quota 2,0075 euro, a un passo dalla soglia sotto la quale diventa più conveniente acquistarle in Borsa anziché comprarle partecipando alla ricapitalizzazione. Se questo accade, naturalmente, i diritti non hanno più alcun valore. Se il titolo nei prossimi giorni dovesse scendere in maniera sensibile sotto i 2 euro il rischio di un intervento in forze del consorzio di garanzia, composto dalle 4 banche Mediobanca, Credit Suisse, Bank of America e Citi oltre alla società di gestione del risparmio Algebris. Le banche coinvolte ricevono una commissione di 125 milioni di euro a fronte di un valore in borsa di Mps di appena 96 milioni.

In sostanza chi non è azionista e vuole comprare i nuovi titoli emessi con l’aumento di capitale può optare per due strade. Comprare i diritti o direttamente le azioni. La prima soluzione è conveniente se il costo del diritto sommato a quello dei nuovi titoli è inferiore al valore di quelli già sul mercato. Diversamente diventa più conveniente acquistare direttamente le azioni.

L’aumento di capitale della banca toscana deve raccogliere 2,5 miliardi di euro, 1,6 a carico del tesoro azionista della banca con il 64%. Si tratta del settimo aumento di capitale in 15 anni per una cifra complessiva di 31 miliardi di euro e mezzo. Stamane il gruppo assicurativo francese Axa ha confermato che parteciperà all’aumento di capitale di Mps per un ammontare fino a 200 milioni di euro. “L’esatto ammontare finale dipenderà dalla domanda degli investitori”, ha detto un portavoce della compagnia che con Mps ha un accordo commerciale per la distribuzione dei suoi prodotti. Axa è stata identificata tra i sub-underwriter a cui le banche del consorzio di garanzia hanno girato oltre la metà del rischio di inoptato (cioè la parte di nuove azioni che non trovano compratore ) di cui si sono fatte carico.

– “Il Tesoro deve cedere il Monte dei Paschi di Siena entro i prossimi due anni, entro il 2024. Ma molto prima di quella scadenza dovrà cercare un partner o altri partner. Durante questo tipo di operazioni, c’è chi, come al solito, pretende o pensa che Mps si possa comprare con un euro, come è accaduto a giugno del 2017 con le due banche venete. Oppure, in questo momento, c’è chi ha l’intenzione di porsi come il cavaliere bianco: potrebbero essere due o tre le banche a rilevare il Montepaschi, soprattutto per coprire una propria carenza di capitale o deficit di coperture sui crediti deteriorati, cercando di farli apparire come di Mps”. Lo ha detto il segretario generale della Fabi (il sindacato dei bancari, ndr), Lando Sileoni, avvisando che l’aumento di capitale “sarà un thriller fino all’ultimo secondo” in quanto “nell’accordo col consorzio di garanzia, sono presenti alcune, importanti clausole contrattuali che consentono di risolvere l’accordo, di fatto, in qualsiasi momento”, come quella relativa all’”insorgere o intensificarsi di atti di ostilità o atti di terrorismo o altre calamità” o quella relativa a un “cambiamento negativo sui cambi valutari, nella politica italiana e internazionale, nei mercati finanziari italiani e internazionali”.

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