Per i costruttori cinesi è più facile vendere auto in Europa che viceversa. Per questo, in occasione della giornata riservata agli organi d’informazione del MondialParis, il salone francese che apre martedì e chiude domenica, Carlos Tavares, Ceo di Stellantis, ha sollecitato una sorta di “riequilibrio”. Lo riporta Quattroruote in un articolo firmato dal suo direttore, Gian Luca Pellegrini. In una tavola rotonda il manager portoghese ha sollecitato una qualche forma di tutela dei costruttori del Vecchio Continente, immaginando ad esempio più restrittive “regole sulle importazioni per almeno dieci anni”.
Questo perché “le condizioni competitive in Europa sono molto più favorevoli ai costruttori cinesi rispetto a quelle che ci sono nel paese asiatico per i costruttori occidentali”. Solo dopo un lungo braccio di ferro, ad esempio, l’americana Tesla e il suo visionario numero uno, Elon Musk, erano riusciti a spuntare la possibilità di investire senza soci locali, evitando quelle joint venture che hanno accompagnato per anni le operazione delle case automobilistiche del Vecchio Continente. Tavares ha parlato di “asimmetria” fra i due mercati: “Quello europeo è molto più aperto di quanto non lo sia quello cinese. Non è giusto”, ha lamentato.
Il numero uno di Stellantis ha suggerito interventi come quelli disposti dagli Stati Uniti, che hanno stabilito che per beneficiare degli incentivi sulle elettriche sia necessario dimostrare la provenienza americana di materie prime e produzione. Questo perché con la grande offensiva elettrificata dei costruttori cinesi in Europa – dove vendono, ma non costruiscono (o costruiscono assai poco) – viene finanziata anche con le risorse comunitarie o nazionali.
“Curiosamente” Tavares, che si è poi fatto vedere anche allo stand di Jeep dove ha debuttato l’elettrica Avenger, il primo veicolo a zero emissioni del costruttore americano, e dove è stato esibito anche il concept della declinazione 4xe (plug-in e trazione integrale) dello stesso modello, ha poi visitato uno stand adiacente a quelli del gruppo. Ossia quello della BYD, il costruttore cinese che arriva in Europa con tre elettriche, i Suv Tang e Atto 3 e la berlina Han. Il Ceo ha seguito per diversi minuti le illustrazioni sulle caratteristiche della tecnologia dei rivali assieme al presidente di Stellantis, John Elkann (nella foto). Tavares ha motivato il “disimpegno” cinese con la necessità di evitare di finire schiacciato da eventuali sanzioni incrociate. “Finora – ha osservato – la nostra strategia è perfettamente allineata al modo in cui si stanno evolvendo le tensioni geopolitiche”.
Il top manager, che al Salone ha incontrato anche il presidente francese Emmanuel Macron (“Abbiamo una strategia industriale in atto per consentire alle persone di acquistare sempre più automobili francesi”, ha detto al quotidiano economico Les Echos), non ha mancato di prendersela ancora una volta con le politiche comunitarie e con il divieto di commercializzazione di veicoli a combustione a partire dal 2035. “Di fronte alla realtà della vita raccomanderei ai leader politici di essere meno dogmatici – ha poi dichiarato in una intervista alla rete Cnbc – Penso ci siano la possibilità e la necessità di un approccio più pragmatico per gestire la transizione in funzione degli ostacoli e delle difficoltà che incontreremo lungo questo percorso. Sarebbe certamente utile per la classe media perché noi siamo assolutamente focalizzati sulla mobilità libera”.
Fatti a motore
Salone di Parigi, Carlos Tavares: “L’Europa preveda dazi doganali per le auto cinesi”
Dagli stand della kermesse parigina il numero uno del gruppo Stellantis ha chiesto protezione per i prodotti made in Europe, e regole in grado di contrastare l'invasione delle auto elettriche provenienti dalla Cina almeno per i prossimi dieci anni
Per i costruttori cinesi è più facile vendere auto in Europa che viceversa. Per questo, in occasione della giornata riservata agli organi d’informazione del MondialParis, il salone francese che apre martedì e chiude domenica, Carlos Tavares, Ceo di Stellantis, ha sollecitato una sorta di “riequilibrio”. Lo riporta Quattroruote in un articolo firmato dal suo direttore, Gian Luca Pellegrini. In una tavola rotonda il manager portoghese ha sollecitato una qualche forma di tutela dei costruttori del Vecchio Continente, immaginando ad esempio più restrittive “regole sulle importazioni per almeno dieci anni”.
Questo perché “le condizioni competitive in Europa sono molto più favorevoli ai costruttori cinesi rispetto a quelle che ci sono nel paese asiatico per i costruttori occidentali”. Solo dopo un lungo braccio di ferro, ad esempio, l’americana Tesla e il suo visionario numero uno, Elon Musk, erano riusciti a spuntare la possibilità di investire senza soci locali, evitando quelle joint venture che hanno accompagnato per anni le operazione delle case automobilistiche del Vecchio Continente. Tavares ha parlato di “asimmetria” fra i due mercati: “Quello europeo è molto più aperto di quanto non lo sia quello cinese. Non è giusto”, ha lamentato.
Il numero uno di Stellantis ha suggerito interventi come quelli disposti dagli Stati Uniti, che hanno stabilito che per beneficiare degli incentivi sulle elettriche sia necessario dimostrare la provenienza americana di materie prime e produzione. Questo perché con la grande offensiva elettrificata dei costruttori cinesi in Europa – dove vendono, ma non costruiscono (o costruiscono assai poco) – viene finanziata anche con le risorse comunitarie o nazionali.
“Curiosamente” Tavares, che si è poi fatto vedere anche allo stand di Jeep dove ha debuttato l’elettrica Avenger, il primo veicolo a zero emissioni del costruttore americano, e dove è stato esibito anche il concept della declinazione 4xe (plug-in e trazione integrale) dello stesso modello, ha poi visitato uno stand adiacente a quelli del gruppo. Ossia quello della BYD, il costruttore cinese che arriva in Europa con tre elettriche, i Suv Tang e Atto 3 e la berlina Han. Il Ceo ha seguito per diversi minuti le illustrazioni sulle caratteristiche della tecnologia dei rivali assieme al presidente di Stellantis, John Elkann (nella foto). Tavares ha motivato il “disimpegno” cinese con la necessità di evitare di finire schiacciato da eventuali sanzioni incrociate. “Finora – ha osservato – la nostra strategia è perfettamente allineata al modo in cui si stanno evolvendo le tensioni geopolitiche”.
Il top manager, che al Salone ha incontrato anche il presidente francese Emmanuel Macron (“Abbiamo una strategia industriale in atto per consentire alle persone di acquistare sempre più automobili francesi”, ha detto al quotidiano economico Les Echos), non ha mancato di prendersela ancora una volta con le politiche comunitarie e con il divieto di commercializzazione di veicoli a combustione a partire dal 2035. “Di fronte alla realtà della vita raccomanderei ai leader politici di essere meno dogmatici – ha poi dichiarato in una intervista alla rete Cnbc – Penso ci siano la possibilità e la necessità di un approccio più pragmatico per gestire la transizione in funzione degli ostacoli e delle difficoltà che incontreremo lungo questo percorso. Sarebbe certamente utile per la classe media perché noi siamo assolutamente focalizzati sulla mobilità libera”.
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Sana'a, 15 mar. (Adnkronos) - Gli attacchi aerei non scoraggeranno i ribelli yemeniti, i quali risponderanno agli Stati Uniti. Lo ha scritto sui social Nasruddin Amer, vice capo dell'ufficio stampa degli Houthi, aggiungendo che "Sana'a rimarrà lo scudo e il sostegno di Gaza e non la abbandonerà, indipendentemente dalle sfide".
"Questa aggressione non passerà senza una risposta e le nostre forze armate yemenite sono pienamente pronte ad affrontare l'escalation con l'escalation", ha affermato l'ufficio politico dei ribelli in una dichiarazione alla televisione Al-Masirah.
In un'altra dichiarazione citata da Ynet, un funzionario Houthi si è rivolto direttamente a Trump e a Netanyahu, che "stanno scavando tombe per i sionisti. Iniziate a preoccuparvi per le vostre teste".
Damasco, 15 mar. (Adnkronos) - L'esplosione avvenuta nella città costiera siriana di Latakia ha ucciso almeno otto persone. Lo ha riferito l'agenzia di stampa statale Sana, secondo cui, tra le vittime della detonazione di un ordigno inesploso, avvenuta in un negozio all'interno di un edificio di quattro piani, ci sono tre bambini e una donna. "Quattordici civili sono rimasti feriti, tra cui quattro bambini", ha aggiunto l'agenzia.
Sana'a, 15 mar. (Adnkronos) - Almeno nove civili sono stati uccisi e nove feriti negli attacchi statunitensi su Sanaa, nello Yemen. Lo ha dichiarato un portavoce del ministero della Salute guidato dagli Houthi su X.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - "Sono lieto di informarvi che il generale Keith Kellogg è stato nominato inviato speciale in Ucraina. Il generale Kellogg, un esperto militare molto stimato, tratterà direttamente con il presidente Zelensky e la leadership ucraina. Li conosce bene e hanno un ottimo rapporto di lavoro. Congratulazioni al generale Kellogg!". Lo ha annunciato su Truth il presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - "Oggi ho ordinato all'esercito degli Stati Uniti di lanciare un'azione militare decisa e potente contro i terroristi Houthi nello Yemen. Hanno condotto una campagna implacabile di pirateria, violenza e terrorismo contro navi, aerei e droni americani e di altri paesi". Lo ha annunciato il presidente americano Donald Trump su Truth. Senza risparmiare una stoccata all'ex inquilino della Casa Bianca, il tycoon aggiunge nel suo post che "la risposta di Joe Biden è stata pateticamente debole, quindi gli Houthi sfrenati hanno continuato ad andare avanti".
"È passato più di un anno - prosegue Trump - da quando una nave commerciale battente bandiera statunitense ha navigato in sicurezza attraverso il Canale di Suez, il Mar Rosso o il Golfo di Aden. L'ultima nave da guerra americana ad attraversare il Mar Rosso, quattro mesi fa, è stata attaccata dagli Houthi più di una decina di volte. Finanziati dall'Iran, i criminali Houthi hanno lanciato missili contro gli aerei statunitensi e hanno preso di mira le nostre truppe e i nostri alleati. Questi assalti implacabili sono costati agli Stati Uniti e all'economia mondiale molti miliardi di dollari, mettendo allo stesso tempo a rischio vite innocenti".
"L'attacco degli Houthi alle navi americane non sarà tollerato - conclude Trump - Utilizzeremo una forza letale schiacciante finché non avremo raggiunto il nostro obiettivo. Gli Houthi hanno soffocato le spedizioni in una delle più importanti vie marittime del mondo, bloccando vaste fasce del commercio globale e attaccando il principio fondamentale della libertà di navigazione da cui dipendono il commercio e gli scambi internazionali. I nostri coraggiosi Warfighters stanno in questo momento portando avanti attacchi aerei contro le basi, i leader e le difese missilistiche dei terroristi per proteggere le risorse navali, aeree e di spedizione americane e per ripristinare la libertà di navigazione. Nessuna forza terroristica impedirà alle navi commerciali e navali americane di navigare liberamente sulle vie d'acqua del mondo".
Whasington, 15 mar. (Adnkronos) - Funzionari statunitensi hanno affermato che gli attacchi aerei contro l'arsenale degli Houthi, gran parte del quale è sepolto in profondità nel sottosuolo, potrebbero durare diversi giorni, intensificandosi in portata e scala a seconda della reazione dei militanti. Lo scrive il New York Times. Le agenzie di intelligence statunitensi hanno lottato in passato per identificare e localizzare i sistemi d'arma degli Houthi, che i ribelli producono in fabbriche sotterranee e contrabbandano dall'Iran.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - Funzionari statunitensi hanno detto al New York Times che il bombardamento su larga scala contro decine di obiettivi nello Yemen controllato dagli Houthi - l'azione militare più significativa del secondo mandato di Donald Trump - ha anche lo scopo di inviare un segnale di avvertimento all'Iran. Il presidente americano - scrive il quotidiano Usa- vuole mediare un accordo con Teheran per impedirgli di acquisire un'arma nucleare, ma ha lasciato aperta la possibilità di un'azione militare se gli iraniani respingono i negoziati.