Cronaca

Stefano Cucchi, morta la mamma Rita Calore. L’avvocato Anselmo: “Si è arresa per andare a riabbracciare il figlio mai perduto”

"Quando vedemmo il suo cadavere all'istituto di Medicina legale, io che lo avevo partorito per una frazione di secondo ho fatto fatica a riconoscere mio figlio - aveva detto durante il processo -. Era dentro una teca di vetro, con una marea di poliziotti intorno, coperto solo da un lenzuolo fino al collo.

“Non ce l’ha fatta. Questa mattina Rita Calore si è arresa per andare a riabbracciare Stefano. Il figlio mai perduto. Lo scrivo con tanta emozione e mi stringo a Giovanni e Ilaria. Non mi viene altro da dire a questa grande famiglia”. Lo scrive su Facebook l’avvocato Fabio Anselmo, legale che ha seguito la famiglia Cucchi nei processi per la morte del giovane. “Finalmente è arrivata giustizia dopo tanti anni almeno nei confronti di chi ha picchiato Stefano causando la morte” disse la donna il 4 aprile 2022 quando la Cassazione confermò la condanna per i carabinieri che parteciparono al pestaggio.

In passato la donna aveva parlato del figlio ricordando il suo percorso proprio nel processo sui depistaggi ipotizzati dalla procura di Roma in seguito alla sua morte: “Stefano aveva dei problemi ed entrando in comunità per 4 anni, ne era uscito, lavorava col padre dalla mattina alla sera e si stava ricostruendo una vita. Era tornato quello che era sempre stato da piccolo, stava benissimo. Aveva una vita davanti. Da anni non soffriva di epilessia. Mangiava di tutto, era goloso, non era anoressico, sieriopositivo, tutte cose inventate e inaccettabili. Non poteva ingrassare perché faceva pugilato – ha detto la madre di Cucchi visibilmente commossa -. La sera del suo arresto stava a cena da noi, dopo essere stato in palestra”.

La donna aveva ricordato in aula le ultime parole dette dal figlio: “Mi disse ‘adesso dormi tranquilla perché mi vedi bene'”. “Quando vedemmo il suo cadavere all’istituto di Medicina legale, io che lo avevo partorito per una frazione di secondo ho fatto fatica a riconoscere mio figlio – ha spiegato-. Era dentro una teca di vetro, con una marea di poliziotti intorno, coperto solo da un lenzuolo fino al collo. Solo dopo abbiamo scoperto il resto del corpo, con le fratture dietro la schiena. Era uno scheletro con gli occhi mezzi aperti, la bocca aperta. Quello non era Stefano. C’era un poliziotto che girava intorno a quella teca scuotendo la testa come a dire ‘non è possibile’. Davanti a quel corpo abbiamo giurato che verità e giustizia sarebbero uscite fuori, l’avremmo fatto per lui. Se noi avessimo raccontato come avevamo visto Stefano nessuno ci avrebbe creduto, e dopo qualche giorno decidemmo di mostrare le foto del cadavere, anche se all’inizio io non ero d’accordo“. Foto che furono pubblicate dal FattoQuotidiano.