Cronaca

Tre No Vax condannati per le minacce e gli insulti a Bassetti: uno lo inseguì in strada

Un 46enne aveva incontrato il professore per strada e lo aveva iniziato a inseguire riprendendolo col telefonino. Altri due no vax sono stati condannati, invece, a 3mila e a 1.200 euro per le minacce rivolte sempre a Bassetti via social o sul telefono

Tre condanne per minacce e insulti all’infettivologo Matteo Bassetti. Un no vax di 46 anni è stato condannato, con decreto penale, a una multa di 750 euro: ad agosto 2021 aveva inseguito e minacciato il primario dell’ospedale San Martino di Genova. L’uomo, che era stato denunciato dalla polizia per minacce, aveva incontrato il professore per strada e lo aveva iniziato a inseguire riprendendolo col telefonino e urlandogli: “Ci ucciderete tutti con questi vaccini e ve la faremo pagare”. Altri due no vax sono stati condannati, invece, a 3mila e a 1.200 euro per le minacce rivolte sempre a Bassetti via social o sul telefono.

A luglio era stato rinviato a giudizio un ultrà dello Spezia perché da settembre a dicembre dell’anno scorso aveva mandato messaggi su WhatsApp e video a Bassetti. “Giù le mani dai bambini… Sempre se tenete alla vostra vita… Siamo pronti a tutto, occhio”. In altri messaggi, invece, si dava del “corrotto” al medico e il no vax lo minacciava: “Ti aspetto”. Lo scorso autunno erano finiti nel mirino dei No vax oltre a Bassetti, assistito dall’avvocato Rachele De Stefanis, altri virologi, politici e giornalisti i cui numeri erano stati pubblicati su Telegram. A novembre la procura genovese aveva indagato 36 persone per stalking di gruppo e minacce.

Nelle stesse ore il giudice per le indagini preliminari Silvia Carpanini ha archiviato il procedimento che vedeva indagato Bassetti per procurato allarme. Il primario era stato denunciato da un ingegnere no vax di Reggio Calabria che lo accusava di ‘antiscienza’. Era stata la stessa procura a chiedere l’archiviazione del procedimento “visto che le opinioni sulla pandemia e sui vaccini sono libere manifestazioni del pensiero e non integrano il reato di procurato allarme (…) tanto più che provengono da un soggetto di notoria e comprovata competenza”.