Se Ligabue avesse cantato negli anni settanta, Una vita da mediano l’avrebbe dedicata a Franco Gatti. Quello silenzioso de I Ricchi e Poveri. Quello che muove solo la bocca. Quello coi baffi (anche se all’inizio non li aveva). Quello per il quale non si cerca l’autografo sulla foto sorridente in solitaria, ma la firma dello scatto con l’intera band. Eppure corredo o contorno dei Mamas &Papas sotto la lanterna, Franco (morto a 80 anni nelle scorse ore) non lo è mai stato. Avercene di bassi che quando ci sono non li distingui e che quando non ci sono senti subito che manca qualcosa. La strofa, addirittura in apertura come prima, per Franco arriva solo nel 1983 con Voulez vous dancer. Nel video ufficiale dell’epoca, una chicca, è il primo ad avventurarsi nell’invito al ballo del titolo. Sbuca nel quadro il suo naso e si scontra con un tacco nero a spillo. Gatti fetish redivivo, dicevano. E subito cade, mentre declama la sua strofa (“voulez vous voulez vous dancer questa musica è il ritmo che piace a me”) tra le procaci grazie del petto della proprietaria dei tacchi. Eppure la voce di Franco in quel brano appena la percepivi. De André quando promosse i Ricchi e Poveri con Franco mica aveva trovato Barry White. Gatti era il contrappunto morbido, il telone di salvataggio del quartetto. Quello che teneva la pulsazione, il tempo, che non faceva debordare quegli esaltati di Angela e Angelo (la Occhiena uccel di bosco, si sa, fin quasi da subito) sempre pronti all’acuto a gola spianata. Durante La prima cosa bella, il loro Sanremo numero uno, anche quello del botto vero – siamo nel 1970 – Gatti è quello dei quattro posizionato sullo scalino più indietro dei suoi compagni. Sotgiu che furoreggia, quasi va in fuga. E Franco dietro che lo tiene a bada, che lo fa tornare con l’ugola per terra. Solo che una volta finito lì, nella posizione che sembra essere mezza all’ombra, poi non ci esci più. Eppure Gatti nella memoria popolare degli italiani, nel canticchiare mentale sotto la doccia di Mamma Maria o Sarà perché ti amo, è la faccia bonaria che cerchi nella carrellata sul palco quando il brano sta quasi finendo. E Franco dov’è? Canterà una strofa anche lui? Genovese, estremamente riservato e refrattario allo showbiz anche quando era all’apice del successo con il gruppo, Gatti era stato travolto nel 2016 dalla morte del figlio, allora 23enne. Si ritirò dalle esecuzioni live dei Ricchi e Poveri, finì in tv a parlare di segnali del figlio provenienti dall’aldilà. Franco, l’uomo comune in quarta fila che si prende il lembo lontano dell’inquadratura, ora pulsa la linea di basso da lassù, “che sarà della mia vita chi lo sa? / So far tutto o forse niente, da domani si vedrà e sarà, sarà quel che sarà”.
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