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Il Collegio torna stasera in tv, ne abbiamo parlato con il prof. Maggi: “Vi svelo alcune novità e vi avviso, è un’edizione diversa. Ciupilan al Grande Fratello? Mi sembra un pulcino acerbo”

"Questa settima edizione è profondamente diversa dalle altre, la trasformazione è stata notevole e sono curioso di vedere che impatto avranno queste novità. Da sempre la forza de Il Collegio è la sua capacità di innescare discussione e confronto...", il mitico prof si è raccontato a FQMagazine. E ha lanciato un appello ad Amadeus

È un grande gioco di contrasti Il Collegio, il docu reality di Rai2 che in ogni edizione catapulta un gruppo di studenti in un’era diversa, senza smartphone e lontani dalle loro famiglie. Un’esperienza immersiva per loro, quasi un esperimento sociologico con molte incognite e poche certezze. Tra queste ultime c’è Andrea Maggi, il mitologico professore di italiano, latino e di educazione civica del programma prodotto in collaborazione con Banijay Italia, che debutta con un doppio appuntamento martedì 18 e mercoledì 19 ottobre in prima serata, poi sempre ogni martedì sera. “La macchina del tempo ci catapulta indietro al 1958, un anno di grande ottimismo e di spinta verso la crescita. Ne vedremo delle belle, le mie aspettative sono altissime”, rivela Maggi (insegnante nella vita, non solo per finzione televisiva) a FqMagazine a poche ore dalla prima puntata, in cui si scopriranno tutte le novità, da Nino Frassica nuova voce narrante al cast dei prof quasi totalmente rinnovato.

Maggi, perché ha aspettative così alte?
Perché questa settima edizione è profondamente diversa dalle altre, la trasformazione è stata notevole e sono curioso di vedere che impatto avranno queste novità. Da sempre la forza de Il Collegio è la sua capacità di innescare discussione e confronto.
Il viaggio nel tempo ci porterà indietro al 1958, piena vigilia di boom economico, proprio mentre su di noi soffiano venti di recessione. Un bel contrasto…
Parlare di ’58 con questi ragazzi è come parlare di guerre puniche. Per la generazione z è quasi medioevo ma il contrasto è il sale di questo programma: catapultiamo i figli di un’epoca di grandi incertezze e di crisi nell’era in cui si respirava il profumo del miracolo italiano.
Altra novità, la presenza di due sezioni: per la prima volta i collegiali saranno divisi in due classi separate, proprio come succedeva all’epoca. Una sfida per la produzione e anche per voi prof.
A me le cose facili non piacciono, dunque è una sfida che ho accettato di buon grado. Ha dato un po’ di pepe al programma. Del resto, è un modo per raccontare com’era la scuola media di allora, con il latino e la scuola di avviamento professionale: c’era una divisione in due percorsi fra chi avrebbe continuato gli studi umanistici e chi si sarebbe stato indirizzato al lavoro con l’“avviamento professionale”.
Il risultato?
Spiazzante. Siamo abituati alla scuola di oggi che è molto più inclusiva perché tende a portare tutti ai livelli più alti dell’istruzione. Ma, a proposito di contrastati, questa visione fa bene alla scuola di oggi, che viene sempre molto criticata: se siamo arrivati a questo livello è grazie a conquiste che diamo per scontate e che invece sono arrivate grazie a lunghi processi di evoluzione.
Oltre alla nuova voce narrante, Frassica al posto di Giancarlo Magalli, cambia anche il cast dei prof. Avete resistito solo il preside Paolo Bosisio e lei.
Sono un sopravvissuto ad una selezione naturale. Come diceva Darwin, non sopravvive il più forte ma chi si sa adattare. Scherzi a parte, sono state fatte delle scelte, mi hanno chiesto se volessi restare e ho accettato perché mi fa piacere vivere questa esperienza.
Non ci sarà invece l’iconica Maria Rosa Petolicchio: tornerà almeno per un’incursione da guest star?
Non posso dire nulla sennò scatta l’allarme spoiler. Maria Rosa è un’amica, c’è un legame fraterno tra me lei e il preside che va oltre il programma. Le voglio molto bene e spero di andarla a trovare presto.
Ai nuovi colleghi ha dato qualche consiglio?
Sì, certo. Ma è stato uno scambio, perché io a mia volta ho imparato cose nuove. Ognuno di noi porta il proprio contributo: il bello del mestiere dell’insegnante è che non smette mai di imparare.
Maggi, si sbottoni: piccolo spoiler sulla nuova classe di studenti.
Le posso solo dire che sono lo specchio esatto degli adolescenti di oggi, col loro carico di fragilità, di ansie, paure e rancore. Ed è proprio sulla ribellione e sulle fragilità che devono lavorare: al Collegio siamo rigidi ma l’obiettivo è discostarsi dall’immagine dell’insegnate che, in stile Måneskin, dice ai suoi allievi “state zitti e buoni”. Piuttosto gli diciamo: urla, arrabbiati, ma impara a conoscerti e poi a credere in te stesso, dai il massimo per ottenere i tuoi sogni.
L’impressione però è che, sempre di più, molti dei ragazzi arrivino al Collegio con un personaggio studiato a tavolino, magari con l’obiettivo di sfondare sui social.
Sarebbe da ingenui pensare il contrario, vista l’eco che Il Collegio ha sui media tradizionali e sui social. Ognuno di loro si prepara per tirare acqua al proprio mulino ma il reality ti costringe a destrutturare lo schema che ti eri preparato e a levarti la maschera. Lo fa anche con noi insegnanti, sia chiaro.
Si spieghi.
Ci prepariamo, ci strutturiamo per quello che andremo a fare, ma poi tutto si stravolge nel momento in cui si accendono le telecamere ed entri in classe: il reality è un frullatore e tocca adattarsi, proprio come mi accade tutti i giorni in classe.
L’altra grande obiezione è: al Collegio c’è un copione, è tutto scritto.
Non so più come spiegare che è non è vero. Le lacrime, le risate, le battute non sono pensate. Vorremmo che andasse in un modo, ma se restiamo rigida frana tutto: questo è il programma della flessibilità.
Anche quando s’incazza è tutto vero?
M’incazzo molto ma avendo fatto per tanti anni arti marziali e poi yoga so dominare le mie reazioni.
Qual è la domanda che le fanno più spesso i suoi veri allievi, quelli del liceo dove insegna?
M chiedono degli spoiler sulle eliminazioni ma sono muto come una tomba. E poi molti selfie per i loro amici, quasi un attestato, una prova che sono davvero il loro professore.
Le persone che la fermano per strada invece cosa le chiedono?
Più che una domanda, molte attestazioni di affetto, soprattutto da studenti che non amano studiare o sono in conflitto con i loro professori. “Mi piacerebbe avere lei come insegnante”, mi dicono.
E lei cosa risponde?
“Guarda che te ne pentiresti”.
Che impressione le fa il suo ex allievo George Ciupilan, lanciato proprio da Il Collegio, concorrente al Grande Fratello Vip?
Mi sembra un po’ un pulcino acerbo. Se potessi parlargli, gli direi: “Forza Ciupilan, fatti sentire. Non fare solo il Ciupilan ma cerca di crescere artisticamente e di mostrarsi per ciò che sei”.
Per lei è la settima stagione del Collegio, le ha fatte tutte. Come ci arrivò?
Puro caso. Ricevetti una strana mail dalla produzione, allora era la Magnolia, ma pensavo fosse lo scherzo di un amico che di solito mi fa questi giochetti e così lo chiamai riempiendolo di insulti.
Alla seconda mail risposi, mi chiamarono per un provino e mi presero.
Ha ricevuto altre proposte in questi anni?
Sì. La tv mi piace molto ma per ora non ho accettato altro. Ho un solo grande sogno.
Quale?
Sanremo.
In gara come cantante o come conduttore?
Nessuna delle due. Vorrei andarci per portare la voce degli insegnanti. In questi giorni le cronache ci hanno raccontato di una professoressa che si è ritrovata con l’auto incendiata e di un prof picchiato per avere dato una nota. Una volta ci si toglieva il berretto davanti a un maestro, oggi si prendono a mazzate.
In queste settimane si parla molto anche del fatto che gli insegnanti italiani sono tra i meno pagati d’Europa.
La considerazione economica rispecchia la considerazione sociale: se gli insegnanti hanno ruolo importante, dovrebbero essere supportati anche economicamente. Le due cose procedono di pari passo.
Se Amadeus la chiama per il Festival 2023, cosa gli dice?
Che mi piacerebbe portare sul palco dell’Ariston la nostra voce e una richiesta: più che rispetto, vogliamo considerazione. Noi siamo tutti i giorni al fianco delle famiglie e sarebbe importante che ci venisse riconosciuta autorevolezza più che autorità.