Un improvvido tweet di un ministro di seconda fascia del governo israeliano – Nachman Shai responsabile del dicastero della Diaspora – e la rabbiosa reazione di Mosca hanno rivelato con estrema chiarezza quali sono le relazioni fra Israele e Russia e spiegato nei fatti perché l’unica democrazia del Medio Oriente (copyright Casa Bianca e Ue) non sia tra i Paesi democratici accorsi in soccorso dell’Ucraina aggredita dall’orso siberiano.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky all’inizio del conflitto aveva pensato che le comuni radici ebraiche avrebbero spinto Israele a sostenere la sua causa. Due incontri con l’allora premier Naftaly Bennett e i colloqui con il suo successore Yair Lapid hanno avuto come risultato l’invio di materiale sanitario per 100 tonnellate e giubbotti antiproiettile per i soccorritori, ma non una sola pallottola. Ecco perché il tweet di Shai domenica scorsa è stato come un fulmine a ciel sereno. Se l’Iran manda missili e droni alla Russia, Israele dovrebbe revocare il suo rifiuto di fornire armi alle forze ucraine. Questo il seguito del suo ragionamento: “Non c’è più alcun dubbio su dove debba stare Israele in questo sanguinoso conflitto. È giunto il momento che anche l’Ucraina riceva aiuti militari, proprio come forniscono gli Stati Uniti e i paesi della Nato”.

A stretto giro di web, l’ex presidente russo Medvedev ha replicato con estrema durezza e violenza verbale: se dovesse accadere – ha scritto – “verrebbero distrutti tutti i legami tra Israele e Russia”. Subito il ministero degli Esteri israeliano si è mosso per prendere le distanze da Shai – “non è la posizione del governo” – mentre tv e radio si riempivano di commenti negativi sul ministro per la Diaspora.

Gerusalemme ha sempre ha respinto le richieste di Kiev di armi di difesa, in particolare sistemi di difesa missilistica che potrebbero essere utilizzati per respingere gli attacchi aerei russi, nonostante abbia espresso simpatia per la difficile situazione del paese.

Zelensky in agosto ha affermato che Israele non aveva dato “nulla” al suo Paese per aiutarlo a difendersi, additando i suoi leader come “falsi e ipocriti” nel respingere le sue richieste di sistemi di difesa aerea.

È la realpolitik a dettare la posizione di Israele: troppo importanti i legami con Mosca per quanto riguarda la Siria. Mosca controlla lo spazio aereo siriano, dove l’aviazione israeliana ha effettuato centinaia di sortite contro presunte spedizioni di armi iraniane verso Hezbollah in Libano e per impedire ai gruppi sostenuti da Teheran di stabilire un punto d’appoggio, basi da cui lanciare attacchi contro il confine con Israele.

Nella nuova geografia del Medio Oriente gli israeliani confinano ormai con gli iraniani e con i russi, che in migliaia sono di stanza in Siria. Una situazione molto chiara ai generali dell’Idf (Forze di difesa israeliane), che impone scelte non sempre popolari. La Russia ha finora sempre chiuso un occhio sugli attacchi aerei israeliani in territorio siriano e per Israele la situazione così deve restare. Con buona pace per l’Ucraina.

Non si può nemmeno dimenticare il fatto che oltre la metà degli oligarchi russi è in possesso di un passaporto israeliano, ricevuto per le origini ebraiche rafforzate nelle loro radici ancestrali da cospicui investimenti nella vivace economia israeliana. Tv, media, start-up, logistica, trasporti. Difficile trovare un settore non rappresentato.

Quella russa poi è la “minoranza” maggiore in Israele, con oltre un milione di cittadini. Due reti tv, quotidiani, settimanali suggeriscono che l’opinione di Mosca è largamente rappresentata. Persino nella potente malavita della costa – Tel Aviv, Ashkelon, Rishon, Lezzion, Haifa, Netanya, Hadera – la mafia russa ha soppiantato
quella ebraica e ora rivaleggia con i clan arabo-israeliani dell’entroterra (Umm al Fahm, Beit Shean, Afula, Nazareth) per il controllo dei traffici illeciti.

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