Un nuovo scandalo piomba sulla corte del Regno Unito dopo la morte della sovrana. Scandalo a scoppio ritardato, ma pur sempre drammatico. Lord Mountbatten, ultimo viceré dell’India, cugino della regina Elisabetta II e zio materno del suo consorte Filippo, è accusato di aver abusato sessualmente di un bambino. Teatro delle molestie? Un orfanotrofio di Belfast, una casa degli orrori dove avveniva ogni sorta di abuso e di vessazione nei confronti dei piccoli. Lord Mountbatten è morto 43 anni fa, vittima di un attentato dell’Ira che fece esplodere con un ordigno il suo yatch. Ma rimane un nome noto anche al grande pubblico della tv: compare nella fiction The Crown interpretato da Greg Wise nelle prime due serie e poi da Charles Dance. Ma ora è Arthur Smith, l’accusatore, a riavvolgere all’indietro il film della storia e a riportarci nel 1977. Smith ha rinunciato all’anonimato, al quale avrebbe avuto diritto per la delicatezza delle circostanze e per la giovane età di allora (aveva 11 anni) e ha raccontato tutto pubblicamente. L’Alta Corte di Belfast gli dà qualche credito. Almeno, ha deciso di ascoltare il suo racconto. C’è un perché.
Nel corso dei decenni la casa per ragazzi di Kincora è finita sotto accusa per due volte. La prima nel 1980, quando venne scoperto un giro di gravi abusi sessuali organizzati sui minori. Ci furono anche diversi tentativi di insabbiare tutto. Poi però la giustizia riuscì a fare il suo corso, almeno parzialmente. Vennero accertati 11 casi e arrestati tre inservienti. Cinque anni fa un nuovo sviluppo. Una nuova indagine ha scoperto che le piccole vittime erano state almeno 39. Sono partite anche critiche molto violente nei confronti delle autorità dell’epoca. Il Police Ombudsman per l’Irlanda del Nord, l’autorità indipendente che deve vigilare sul comportamento delle forze dell’ordine, ha denunciato che molte denunce vennero sottovalutate all’epoca. Sullo sfondo, il sospetto intervento dei servizi per mettere a tacere la vicenda, che non è però mai stato dimostrato.
Che cosa racconta Smith, che oggi ha 56 anni? Di esser stata abusato appena arrivato nella casa da un membro dello staff. E’ William McGrath, descritto dai media dell’epoca come “la bestia di Kincora“. Poi di esser stato presentato da McGrath a uno sconosciuto, che ha abusato di lui per due volte. “Incontrerai un amico speciale, di lusso”, disse il carnefice al ragazzino.
Prosegue così la narrazione. Il piccolo viene portato in una stanza al piano inferiore dove c’era un grande ufficio, con una grande scrivania e una doccia. Spiega Smith: “Il nome non è mai stato menzionato nella stanza, mi ha fatto fare una doccia e poi McGrath sarebbe sceso a prendermi dopo”. Ancora: Smith afferma di aver capito chi fosse il suo aguzzino solo nel 1979 a per il clamore scatenato dall’omicidio di Lord Mountbatten.
Oggi l’accusatore vive in Australia e ha spiegato ancora: “Non dimentichi chi ti ha abusato. Fidatevi di me. Lo rimuovi ma non dimentichi. L’ho cancellato mentalmente per anni. Mi sono sentito imbarazzato per quello che era successo, ma ora voglio la pace”. Kevin Winters, l’avvocato di Smyth, chiosa: “E’ la prima volta che qualcuno si fa avanti per portare le accuse contro Lord Mountbatten in un tribunale. Questa decisione non è stata presa alla leggera”. Parla ancora del suo cliente: “Capisce fin troppo bene che sarà un caso profondamente impopolare, che arriverà a poche settimane dalla morte della regina. Ma il contenzioso che coinvolge abusi mentali, fisici e sessuali è intrapreso per avere giustizia, non per offendere le sensibilità“.
Buckingham Palace ha rifiutato di commentare il caso. Ma non è la prima volta che il suo nome fa tremare la Casa Reale a tanto tempo dalla sua morte. Perché, proprio nel momento in cui piovevano le accuse di razzismo lanciate da Meghan Markle, fu il caso dei diari del Lord a rappresentare un’altra spina nel fianco della regina. Che cosa contengono i 300 mila scritti, foto, filmati e registrazioni audio contenuti degli archivi di Lord Mountbatten? Già in vita era stato oggetto del gossip, che lo sospettava di tendenze pedofile. Anche l’Fbi lo aveva indagato, descrivendo in un rapporto “i livelli bassissimi di moralità del conte e della moglie Edwina”. Lei era diventata l’amante del primo ministro dell’India Jawarharlal Nehru, Era l’epoca della delicata transizione dell’India britannica verso l’indipendenza, e la circostanza inorridì la corte di Elisabetta. In quei documenti, era il sospetto dell’entourage di The Queen, potevano celarsi anche dettagli imbarazzanti su di lei, sul consorte Filippo, su Carlo. I diari sono rimasti sempre segretissimi. Anche in quest’ultima vicenda, si racconta sia intervenuto direttamente Boris Johnson per blindarli. Anche se lo storico Andrew Lownie li vorrebbe di dominio pubblico. Ha sborsato di tasca sua 250 mila sterline in una causa contro l’università di Southampton, attuale proprietaria degli archivi.