Al termine del processo di primo grado - a ottobre 2019 - entrambi erano stati condannati a un anno e nove mesi: la Procura generale aveva chiesto la conferma della sentenza impugnata. Il loro coimputato, l'imprenditore pugliese Luigi Dagostino, è stato anch'egli assolto dall'accusa di false fatturazioni, ma condannato a nove mesi per truffa: in primo grado era stato giudicato colpevole di entrambi i reati e condannato a due anni
La Corte d’Appello di Firenze ha assolto “perché il fatto non costituisce reato” Tiziano Renzi e la moglie Laura Bovoli, genitori dell’ex premier Matteo Renzi, imputati per due presunte false fatture (risalenti all’estate 2015) emesse dalle loro società Party e Eventi 6, che secondo l’accusa hanno procurato loro un ingiusto profitto per quasi 200mila euro. Al termine del processo di primo grado – a ottobre 2019 – entrambi erano stati condannati a un anno e nove mesi: la Procura generale aveva chiesto la conferma della sentenza impugnata. Il loro coimputato, l’imprenditore pugliese Luigi Dagostino, è stato anch’egli assolto dall’accusa di false fatturazioni, ma condannato a nove mesi per truffa: in primo grado era stato giudicato colpevole di entrambi i reati e condannato a due anni. “Dopo anni di lotta e dolore i miei genitori sono stati assolti: il fatto non costituisce reato. Sono felice per loro e per tutti noi. Non auguro a nessuno di vivere ciò che hanno dovuto vivere i miei, non si meritavano tanto odio. Ha vinto la giustizia, ha perso il giustizialismo“, ha scritto il leader di Italia viva su Twitter. La Corte ha fissato nel massimo consentito, novanta giorni, il termine per il deposito delle motivazioni.
Dopo anni di lotta e dolore i miei genitori sono stati assolti: il fatto non costituisce reato. Sono felice per loro e per tutti noi. Non auguro a nessuno di vivere ciò che hanno dovuto vivere i miei, non si meritavano tanto odio. Ha vinto la giustizia, ha perso il giustizialismo
— Matteo Renzi (@matteorenzi) October 18, 2022
Secondo l’accusa, i genitori dell’allora capo del governo si erano accordati con Dagostino, sviluppatore dei centri commerciali targati Kering, per emettere la fattura più rilevante, quella da 140mila euro più Iva, relativa a uno studio di fattibilità dell’ampliamento di un mall di Leccio (frazione di Reggello, nel Fiorentino) che però “non era mai stato effettuato”. Grazie all’intervento di Dagostino che ha fatto mettere in pagamento le fatture, secondo i pm, la Bovoli e Renzi avevano ricevuto “un ingiusto profitto” ai danni della società che ha effettuato il pagamento: cioè la Tramor, un’impresa riconducibile alla famiglia Moretti di Arezzo che era servita da contenitore per lo sviluppo del progetto di ampliamento e che a fine lavori, a giugno del 2015, è stata ceduta al committente Kering. Dagostino ne era amministratore fino al passaggio di mano, ma secondo gli inquirenti ha “abusato di tale carica anche dopo le dimissioni, agendo quale ideatore ed esecutore materiale” di quella che, sempre secondo gli inquirenti, si configurava come una truffa.