Si deve alla passione e alla caparbietà di Maria Luisa Cosso e della figlia Paola Eynard Cosso che, dopo aver acquistato e recuperato un rudere a Miradolo, l’hanno adibito a centro espositivo di grande livello, di convegni ed eventi, oltre che a spazio educativo e sociale.

Il Castello di Miradolo, a 43 km da Torino, nato come dimora secentesca di villeggiatura dei Conti Cacherano di Bricherasio – di cui uno dei figli, Emanuele, fu uno dei Fondatori di Fiat ed Aci – ha conosciuto, nel corso di 400 anni, vicissitudini storiche e politiche che ne hanno alterato, specie dopo l’ultima destinazione a Rsa, l’impianto architettonico originario.

L’attuale composizione e configurazione è quella di un edificio neogotico rusticheggiante e naif con il fascino del non finito. Il suo valore aggiunto è la natura che entra prepotentemente all’interno con soffitti di ficus pumila che esaltano lo spazio in un continuo dialogo tra interno ed esterno e suppliscono alla non aulicità degli ambienti, conferendone un fascino particolare, quello della sana campagna piemontese. Il parco spettacolare è di gusto romantico, dopo aver avuto una configurazione iniziale da giardino all’italiana, come accadde nel parco del Castello di Racconigi di cui ho già scritto. Molto vasto, oltre 6 ettari, con piante di specie arboree pregiate, offre la piacevole sensazione di camminare in un bosco con il vantaggio di sentirsi però sicuri e protetti. L’ambiente agreste, in alcuni punti una vera e propria cascina con stalle e ricoveri per attrezzi, è sottolineato dalla presenza di stie per galline e dalla mitica Sofia, la gatta che si chiama come la prima castellana mecenate e che gira indisturbata e curiosa tra i visitatori.

In questi spazi Maria Luisa Cosso, una delle prime imprenditrici italiane, ha organizzato mostre di alto livello iniziando nel 2008 dal “tranquillo” Delleani, il pittore amato dai conti Cacherano di Bricherasio, e che aveva trovato nel cenacolo artistico di Sofia il suo lancio, sino al dirompente e rivoluzionario Christo, evento inaugurato il 15 ottobre e che proseguirà sino al 16 aprile 2023. L’artista bulgaro e la moglie Jeanne Claude hanno, come è noto, impacchettato il mondo. Celebri le performance nel 1968 a Berna con il Kunsthalle e il Museum of Contemporary Art di Chicago.

Quello che è rimasto nella memoria collettiva, però, è l’impacchettamento del parlamento tedesco, il “Wrapped Reichstag”, anche per il valore politico simbolico e i cui permessi hanno avuto oltre venti anni di sofferta attesa. Perché molte opere, nonostante una lunga preparazione, non hanno mai ottenuto le necessarie autorizzazioni.

Non meno interessanti quindi sono i bozzetti preparatori delle opere realizzate e non. Veri e propri progetti con parte architettonica, strutturale, impiantistica, frutto della collaborazione di molti tecnici e di molti mesi per poi durare solo pochi giorni. Effimera e paragonabile ad un exploit sportivo, anni di preparazione per esaurirsi in una manciate di minuti o di secondi…

In Italia tutti ricorderanno gli impacchettamenti del monumento a Vittorio Emanuele II in piazza Duomo a Milano, della Torre medievale e della Fontana del Mascherone a Spoleto, oltre la più spettacolare, quella delle Mura Aureliane a Roma. Unica opera di Land Art ed una delle ultime fatiche, la lunga passerella a pelo sull’acqua del Lago d’Iseo, nel 2016.

La presenza delle opere di Christo in questo angolo placido del Piemonte, oltre che alla famiglia Cosso Eynard, si deve anche a Lorenza Giovanelli, della Christo Foundation di New York. Occorre ricordare che le opere di Christo hanno avuto il merito di valorizzare figure molteplici e renderle partecipi di un exploit unico, cioè alla fine un’opera d’arte collettiva.

Maria Luisa Cosso ha avuto inoltre un altro merito, aver rilanciato un territorio, il pinerolese, in declino dopo i fasti della Scuola di Cavalleria, dell’industria e dell’alta pasticceria – qui nacque anche il famoso panettone basso. Resasi conto che la più bella ed elegante bottega di cioccolato, torte e pasticcini e ritrovo abituale dei pinerolesi, la Castino, aveva chiuso, l’ha rilevata, portando le specialità al Castello. Un altro modo inedito e intelligente di attirare i visitatori per la Gola oltre che per la Bellezza.

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