Può l’arte aiutare a immaginare un futuro diverso?

Una settimana il Guardian ha pubblicato un articolo dal titolo: “Speranza nel caos climatico: siamo in una corsa tra l’Armageddon e il fantastico” il cui attacco recitava: “Ognuno di noi amerà qualcuno che sarà ancora vivo nel 2100, dice l’attivista per il clima Ayisha Siddiqa. A seconda di ciò che facciamo oggi, quella persona amata si troverà di fronte a un mondo nel caos climatico o a un’utopia verde e pulita.” Siddiqa afferma inoltre: “Abbiamo il potere a nostra disposizione. Abbiamo la capacità di cambiare l’opinione e la cultura popolare, l’abbiamo già fatto“.

Questo pezzo offre l’aggancio per una riflessione concatenata: le scelte che adottiamo ora condizioneranno la nostra società futura. Le scelte che facciamo adesso sono influenzate in gran parte dalla capacità che abbiamo di immaginare un futuro diverso. L’immaginario di cui l’essere umano è capace dipende anche dalle narrazioni alle quali è esposto.

Purtroppo la crisi eco-climatica viene normalmente narrata in termini apocalittici: disastri ambientali, sofferenza, povertà, migrazioni, estinzioni. Volendo adottare una prospettiva diversa, questa crisi offre un’opportunità immensa perché l’umanità faccia un passo verso una direzione nuova.

Per procedere in tal senso, è utile impegnarsi in un ragionamento che ponga delle domande sull’impianto stesso all’origine del collasso: vogliamo proseguire sulla scia di un sistema basato sullo sfruttamento delle risorse e delle persone, condito in “salsa verde” da una narrazione che ammalia, tra macchine elettriche e risorse energetiche sostenibili? Intendiamo continuare a credere ciecamente nella crescita economica infinita e nel benessere materiale per tutti come recita la litania neoliberista?

Forse no. Forse l’Umanità può ambire a qualcosa di diverso, tentando un salto evolutivo, come ipotizzato da Eckhart Tolle in Un nuovo Mondo (2005): “Quando una forma di vita o un’intera specie si trova ad affrontare una crisi radicale, quando il vecchio modo di sopravvivere nel mondo, di interagire tra di loro e con la natura non funziona più, quando la sopravvivenza è minacciata da problemi apparentemente insormontabili, essa morirà, si estinguerà o, al contrario, supererà i limiti della sua condizione compiendo un salto evolutivo”.

L’arte riveste un ruolo molto importante in questo esercizio intellettuale-cognitivo perché è in grado di comunicare con le persone ad un livello profondo e di veicolare narrazioni diverse. Pur riconoscendo la necessità di essere espliciti sulle conseguenze disastrose della crisi climatica ed ecologica in atto, constatiamo che una narrazione unicamente basata sugli effetti devastanti può avere conseguenze controproducenti nella comunicazione con le persone, innescando barriere psicologiche, paralizzando nella paura, predisponendo ad un atteggiamento di fuga e negazionismo.

Una nuova narrazione può avvenire non solo immaginando distopie, ma anche evocando utopie, emozioni positive, usando per esempio ironia e paradosso per evidenziare la pericolosa comunicazione dominante e proponendo visioni basate su una nuova narrativa di interconnessione fra esseri umani e natura.

Ispirandosi a questo approccio, Extinction Rebellion ha (ri)lanciato un contest artistico internazionale tematico sulla crisi ecoclimatica. La prima edizione ha avuto luogo a Milano durante l’evento della PreCop26, nell’ottobre 2021. Cinquanta artisti internazionali avevano risposto all’invito contribuendo con oltre 150 opere. L’edizione 2022 rilancia con ulteriori 40 artisti internazionali coinvolti per un totale di circa 100 opere partecipanti. La mostra sarà ospitata in Italia a Milano presso il centro Academy Franco Angeli, dal 22 al 28 ottobre 2022.

Contemporaneamente anche Madrid, Parigi, Makurdi (Nigeria) e Copenhagen dedicheranno spazi all’esposizione delle opere. La mostra avrà in questo modo una connotazione globale, esattamente come i temi che porta. Le opere sono tutte creative commons, in formato digitale. La misura standard è 100 x 138, l’equivalente di un poster, facilmente scaricabile col fine di essere rilanciate e utilizzate da chiunque desideri unirsi al messaggio nel mondo.

Milano, la sera di giovedì 27, ospiterà anche un interessante incontro sul Solarpunk: il solarpunk è un genere letterario, un’estetica ma anche un movimento che immagina un futuro migliore e costruisce strategie operative per renderlo possibile. Il termine “Solar” indica la fonte primaria e simbolo di vita, è l’energia alternativa ai combustibili fossili, è ciò che già c’è e che dobbiamo impiegare in modo sostenibile e condiviso per sopravvivere. “Punk” si riferisce alla pratica di dissenso, indica il rifiuto del modello di sviluppo capitalista in quanto valutato insostenibile, predatorio, in contrasto con la vita.

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