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Assoinfluencer, nasce il sindacato italiano per influencer e content creator: “Sono professionisti, devono essere tutelati”

Come riportato da Open, il mercato di queste figure del mondo digitale è pari a 280 milioni di euro solo in Italia. Nel mondo, invece, le cifre salgono a ben 14 miliardi, un valore triplicato negli ultimi 5 anni

di Paolo Aruffo

Influencer e content creator adesso potranno iscriversi alla prima associazione italiana di categoria, inserita nell’elenco delle Associazioni Professionali del Ministero dello Sviluppo Economico. Parliamo di Assoinfluencer, il primo sindacato che rappresenta quella moltitudine di figure fino a questo momento non ben identificate, fluide. I fondatori Jacopo Ierussi e Valentina Salonia hanno spiegato tutto in una nota diffusa dall’Ansa: “Quella dell’influencer è una figura nuova e che cambia tanto rapidamente quanto il mondo dei media. I creator possono essere artisti e imprenditori, atleti e divulgatori, ma sono sempre professionisti, capaci di produrre valore attraverso competenze e strumenti specifici. E in quanto professionisti, in un mercato ancora non regolato, ciò che fino ad oggi è mancato è esattamente una realtà che ne tutelasse diritti e interessi: Assoinfluencer è nata proprio per rispondere a questa esigenza”. E ancora hanno affermato: “Con la sua nascita (di Assoinfluencer, ndr), per la prima volta in Italia i creator sono stati rappresentati da un’associazione sindacale, a testimonianza del crescente riconoscimento della loro professionalità e del loro ruolo nel mondo della comunicazione e del marketing. Questo ambito della digital economy non solo non è ancora attenzionato da una legislazione specifica sia sul piano fiscale sia dei compensi, ma spesso vede i suoi attori scontare un quadro giuridico poco chiaro e trasparente, nella cui costruzione l’associazione mira a coinvolgerli”.

Come riportato da Open, il mercato di queste figure del mondo digitale è pari a 280 milioni di euro e sono coinvolte circa 350.000 persone solo in Italia. Nel mondo, invece, le cifre salgono a ben 14 miliardi, un valore triplicato negli ultimi 5 anni. Aziende, associazioni, fondazioni, blog e giornali: tutti stanno investendo sull’influencer marketing. Adesso, non è più un tabù. E non potrebbe esserlo visto che in Italia abbiamo l’imprenditrice digitale e influencer per eccellenza: Chiara Ferragni. Quella ragazza, che nel 2009 aveva dato vita al blog The Blonde Salad, oggi è una donna consapevole e che ha costruito un impero. Pubblicità, sponsor, una propria linea di accessori e make-up, prossimamente co-conduttrice di Sanremo2022 e poi quel numero esorbitante di follower, che mai si sarebbe immaginata di riuscire a raggiungere. 763mila su Twitter, 5.8 milioni su TikTok e ben 28.1 milioni su Instagram. E ovviamente non è la sola, solo per citare qualche nome: Chiara Biasi, Paola Turani, Gianluca Vacchi, Khaby Lame e una lista infinita di conduttori, ex tronisti, ex corteggiatrici ma anche calciatori, molto seguiti sui social (Andrea Pirlo supera i 9 milioni di follower).

Ma questi influencer, per la legge italiana, chi sono? Come riportato dall’AGI, vengono considerati “lavoratori autonomi”. “In questo quadro giuridico poco chiaro: fisco, formazione, compensi, rappresentanza istituzionale è tutto demandato a normative preesistenti e alla contrattazione privata – scrive AGI -. Per essere ancora più chiari per l’Amministrazione finanziaria l’attività di gestione di ecommerce, di affiliazione commerciale o di vendita di post a pagamento, all’interno di un sito web o di un social network è considerata un’attività economica di tipo abituale: è necessaria l’apertura di una partita Iva. Più o meno siamo all’anno zero”. Sotto il profilo della tutela sindacale l’unica associazione che risulta è, appunto, quella di Assoinfluencer, con 3 sedi regionali: a Roma, a Milano e a Napoli. E diciamolo, era ora. Anche perché, dietro a foto e video, c’è un mondo in cui girano ingenti somme di denaro. Basti pensare a quanto può guadagnare Chiara Ferragni con un solo post: cifre altissime.

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