Il cambiamento climatico e l’aumento delle temperature previsto dalla comunità scientifica, avranno effetti negativi anche sull’economia italiana nel medio-lungo termine colpendo in particolare l’agricoltura e il turismo. E’ quanto emerge da un progetto di ricerca pubblicato dalla Banca d’Italia. In uno di questi studi, gli analisti sottolineano come un incremento di 1,5 gradi “potrebbe condurre ad avere nel 2100 un livello di Pil pro capite tra il 2,8 e il 9,5% inferiore rispetto allo scenario base con temperature stabili. “L’agricoltura è uno dei settori più esposti” ma saranno colpiti anche industria e turismo.
Nello studio si legge che “l’agricoltura è uno dei settori più esposti al rialzo delle temperature e a eventi meteorologici estremi indotti dal cambiamento climatico. Nonostante l’entità dei potenziali danni, in Italia le assicurazioni (contro i danni degli eventi climatici estremi, ndr) rimangono poco diffuse. La selezione avversa e la sottovalutazione dei rischi climatici da parte delle imprese agricole contribuiscono a spiegare il basso grado di copertura assicurativa“. Per gli esperti i danni provocati dalle alte temperature e dagli eventi estremi non si limiteranno all’agricoltura ma si estenderanno anche all’industria e al terziario. Diversi studi sottolineano come “le imprese localizzate in comuni colpiti da frane o alluvioni registrano in media una probabilità di fallimento significativamente superiore rispetto alle aziende in comuni non colpiti. Gli effetti sulla performance delle imprese che sopravvivono agli eventi climatici sono asimmetrici: le conseguenze negative si concentrano sulle imprese di più piccola dimensione; quelle più grandi evidenziano migliori capacità di adattamento”.
Il turismo risentirà soprattutto della riduzione della neve naturale. “I nostri risultati indicano che, in media, nel periodo considerato un metro in meno di neve nel corso della stagione è associato a una diminuzione dell’1,3 per cento di passaggi negli impianti, a parità di altre condizioni. Le proiezioni al 2100 prevedono che il calo della neve caduta in inverno sia tra il 30 e il 45 per cento , a causa di minori frequenza e intensità delle nevicate”. “Secondo le nostre stime, una riduzione del 40 per cento nella quantità di neve in una stagione implicherebbe in media una diminuzione del 7 per cento di passaggi negli impianti, che potrebbe essere ben più severa nelle località che si trovano più a bassa quota. L’innevamento artificiale non appare in grado di per sé di sostenere la domanda turistica legata agli sport invernali” aggiungono i ricercatori di Via Nazionale.
Infine, secondo Banca d’Italia, le alte temperature danneggiano anche i risultati degli studenti più piccoli e gli esami di matematica. Via Nazionale sottolinea l’effetto negativo del caldo nelle prove Invalsi che si svolgono fra fine maggio e giugno suggerendo così un cambio di data o l’utilizzo di sistemi di aria condizionata nelle scuole. “Le evidenze empiriche . su legge -indicano effetti negativi soprattutto in matematica, a temperature estreme e per gli studenti più piccoli. Inoltre vi sono segnali di un aumentato stress emotivo durante le prove per gli studenti più piccoli, come per esempio una maggiore ansia e un peggioramento della sensazione di benessere durante le prove”.
Alla luce anche di queste considerazioni lo studio enfatizza come l’Italia dovrebbe “accelerare nell’innovazione tecnologica e recuperare terreno nella produzione di brevetti ‘green’ dove ha un trend negativo dal 2008 a differenza di altri stati europei. Il nostro paese comunque può contare su conoscenze concentrate nelle innovazioni “mirate alla mitigazione degli effetti del cambiamento climatico legate al settore dei trasporti e alla riduzione delle emissioni di gas serra nel settore energetico”.
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