Torna in azione il fronte dei frugali. "Se entrasse in vigore un price cap per il quale in Europa il prezzo non è più 120 ma 80, le navi che aspettano di scaricare il gas in Spagna smetterebbero di aspettare e salperebbero per il Giappone e la Corea", ha affermato una fonte del governo tedesco
L’asse dei frugali torna a farsi sentire alla vigilia del Consiglio europeo chiamato a dare via libera alla proposta di un tetto “dinamico” al prezzo del gas da varare subito per evitare le fiammate dei prezzi e di acquisti comuni tra i Paesi Ue. “Il price cap temporaneo è quello che vogliamo evitare“, ha detto una fonte del governo tedesco in un briefing a Berlino. “Se entrasse in vigore un price cap per il quale in Europa il prezzo non è più 120 ma 80, le navi che aspettano di scaricare il gas in Spagna smetterebbero di aspettare e salperebbero per il Giappone e la Corea“, ha affermato la fonte, nonostante la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen abbia garantito che il tetto sarebbe fissato a un livello tale da non ridurre le forniture.
Non solo: un’altra fonte governativa ha ribadito che Berlino non vede alcuna utilità nell’istituzione di un Sure 2 ispirato ai prestiti varati durante la pandemia per aiutare i Paesi membri a sostenere la spesa di schemi come la cassa integrazione e finanziati con debito comune. “Quale sarebbe lo scopo?”, ha risposto a una domanda sulla proposta avanzata da Paolo Gentiloni e Thierry Breton. “Abbiamo già uno strumento che contiene molta flessibilità e che serve a finanziare il green deal. La componente energetica in Next generation già c’è. E ci sono molti soldi già a diposizione”, ha aggiunto. “Per un nuovo strumento servirebbe una lunga contrattazione, e includendo anche la votazione si arriverebbe al 2023 avanzato o perfino al 2024. A che serve tutto questo?”.
Poco dopo un alto funzionario europeo ha riferito che anche l’Olanda è riluttante sia alla proposta di un price cap al gas sia all’idea di un nuovo strumento di debito comune per fare fronte al caro energia. Sul tetto, spiega la fonte, l’Aja non è convinta che un price cap possa ridurre i prezzi, assicurare la sicurezza delle forniture e scongiurare che il gnl vada verso l’Asia. Mentre dal punto di vista finanziario, aggiunge, ci sono ancora molti soldi a disposizione da coesione, Pnrr e RePower.