Politica

Il problema per me non sono le uscite di Berlusconi, ma i guerrafondai che lo attaccano

Anche un orologio fermo due volte al giorno segna l’ora giusta. Questo adagio si presta benissimo a descrivere la situazione politica odierna e la tempesta di polemiche montata dall’informazione mainstream sulle dichiarazioni di Berlusconi.

Berlusconi ha detto che è preoccupato per la situazione di guerra in cui siamo e, con il suo solito modo di fare da ricco sbruffone anni ‘60, ha detto che aveva riallacciato i rapporti con Putin. Dov’è il problema? Cento volte meglio le dichiarazioni di Berlusconi rispetto al coro di scandalizzati guerrafondai che ci stanno portando dritti dritti verso la terza guerra mondiale. Mille volte meglio le parole di Berlusconi che quelle di Draghi che si è sempre pronunciato contro la trattativa ed è stato tra i grandi paesi europei il presidente del consiglio più miseramente sdraiato sulle posizioni statunitensi.

Non a caso i giornali italiani che rispondono al Dipartimento di Stato americano hanno sempre trattato benissimo Draghi e glorificato le onorificenze con cui l’establishment Usa lo ha premiato per la fedeltà inossidabile.

Un milione di volte meglio le dichiarazioni di Berlusconi se paragonate con le follie guerrafondaie della presidente della Commissione europea che sta lavorando attivamente per distruggere l’economia europea a favore di quella statunitense.

La canea con cui sono state accolte le sguaiate parole di Berlusconi sono solo pari alla sudditanza che le classi dominanti europee ed italiane hanno nei confronti di Biden e della Nato. Oggi quindi Berlusconi, come l’orologio fermo, ha detto una cosa vera e si è fatto interprete di un sentimento di timore per la guerra e di necessità di dialogo che condivide la maggioranza degli italiani.

Adesso sia conseguente e chieda che il governo la smetta con le sanzioni, inutili e dannose per l’economia italiana, con l’invio di armi e proponga che l’Italia si faccia promotrice di una trattativa con la Russia per porre fine al conflitto. Perché la guerra non può essere vinta ma solo fermata.