ROSSO DIRETTO - Il 38enne di Caldaro aveva espresso un desiderio: avere una wild card per giocare in Italia, a Firenze o a Napoli, il suo ultimo torneo da professionista. La Federazione ha risposto picche, dicendo che sarebbe stato uno spreco. Invece è uno scandalo: perché in anni di vacche magre è stato proprio Seppi (con Fognini) a rappresentare il Paese nei tornei Atp e a contribuire, con la sua tenacia, a costruire il presente e il futuro roseo che ci attende
Chi ha la memoria corta difficilmente riesce a costruirsi un futuro vincente. Certo, oggi il tennis maschile italiano guarda ai prossimi anni con fiducia, grazie alle prestazioni di Matteo Berrettini, Jannik Sinner, Lorenzo Musetti e di chi sta crescendo alle loro spalle. Ma non può dimenticare il passato: gli anni difficili, magri di risultati, in cui pochi giocatori hanno tenuto in piedi la baracca e contribuito, con la loro tenacia, a costruire il futuro roseo che ci attende. Questi giocatori hanno un nome e un cognome: Andreas Seppi e Fabio Fognini. Per questo è uno scandalo che la Federazione italiana tennis non abbia concesso al 38enne di Caldaro una wild card per giocare in Italia, a Firenze o a Napoli, il suo ultimo torneo da professionista, prima del ritiro a fine stagione.
“Mi sarebbe tanto piaciuto giocare in tabellone a Firenze o a Napoli per dare l’addio al tennis, purtroppo però la Federazione Italiana tennis non me l’ha permesso, dicendomi che ‘dare la Wild card a uno che si ritira sarebbe stato uno spreco’”. Seppi ha affidato la sua frustrazione a poche parole in una storia Instagram. Fognini ha manifestato il suo disappunto: “Avrei preferito salutarti a Napoli…mah…In bocca al lupo Crucco!! Ti auguro il meglio”. Poi ha dedicato al collega e amico un altro post carico di riconoscenza: “È stato bello condividere così tanti anni insieme nel circuito. Sei stato un amico, un compagno, un avversario ma soprattutto un esempio di dedizione, professionalità e forza di volontà. Mi hai sempre spronato, spingendomi a migliorare ogni volta che ci siamo affrontati. Ti abbraccio e ti auguro il meglio per il futuro”, ha scritto Fognini.
Nelle parole di Fognini c’è tutto il significato di quello che è stato Seppi per il tennis maschile italiano. Un atleta senza grandi mezzi né tecnici né fisici, che però ha fatto della dedizione e della costanza la sua forza. Qualità che in questo sport, ancora così poco comprensibile per la maggioranza degli sportivi nel nostro Paese, sono fondamentali molto più di un bel rovescio a una mano o di una volée ben riuscita. Infatti Seppi ha raggiunto il vertice del tennis mondiale: ha vinto 3 titoli Atp, è stato numero 18 al mondo, ha battuto un giovane Rafael Nadal nel 2008 a Rotterdam ed è stato anche in grado di sconfiggere Roger Federer in uno Slam. A gennaio 2015 al terzo turno degli Australian Open Seppi vinse in 4 set contro il campione svizzero, giocando una delle migliori partite della sua carriera.
Il valore di Seppi va comunque oltre questi numeri. Lo ha ricordato due anni fa l’allenatore Massimo Sartori – che ha seguito anche l’altoatesino – in un’intervista a ilfattoquotidiano.it. Parlando del nuovo movimento tennistico italiano, Sartori ha sottolineato: il ciclo “è iniziato prima con Seppi-Fognini-Bolelli, un’era in cui gli allenatori hanno fatto la differenza, dando il loro contributo ai ragazzi giovani. I risultati di oggi sono il frutto del lavoro di 15 anni fa“. Per un decennio soprattutto Seppi e Fognini sono stati l’unica ancora che ha tenuto l’Italia agganciata al traino del tennis mondiale, che nel frattempo si evolveva. Gli unici a partecipare stabilmente ai tornei dello Slam e a rimanere quanto meno nei primi 50 posti della classifica Atp. Seppi ha partecipato a 66 Slam consecutivi: una costanza mostruosa. Il tanto criticato Fognini, ad esempio, resta ad oggi l’italiano che ha vinto il trofeo più prestigioso dopo il ciclo vincente che culminò con la vittoria della Coppa Davis 1976. Il Masters 1000 di Montecarlo conquistato dal ligure nel 2019 resta un risultato enorme, che finora Berrettini e Sinner non sono riusciti ad eguagliare.
Ecco il punto: senza i vari Seppi, Bolelli e Fognini, oggi non esisterebbero Berrettini, Sinner e Musetti. Che peraltro, in particolare da Seppi, hanno imparato come la dedizione al lavoro e la professionalità debbano essere la stella polare di un tennista di successo. Poi i mezzi individuali fanno il resto per determinare i traguardi da poter raggiungere. Per questo la Fit ha peccato di irriconoscenza a non concedere a Seppi la passerella che meritava. Le due wild card del torneo 250 di Napoli sono state assegnate dalla Federtennis a Luca Nardi e Flavio Cobolli, due giovani che ancora sperano con i punti guadagnati di poter partecipare alle Next Gen Finals di Milano. Ma la storia e le fatiche di Seppi meritavano un addio degno. Anche da queste cose passa la costruzione di un ciclo vincente, che possa riportare l’Italia a vincere magari pure quella Coppa Davis che manca ormai da quasi mezzo secolo.