Il nuovo governo si insedierà in un momento difficilissimo per l’economia italiana. A confermarlo è l’ultima congiuntura Flash dell’Ufficio parlamentare di bilancio che avverte: “Le difficoltà stanno aumentando su più fronti. Il pil potrebbe essere sceso in territorio leggermente negativo già nel terzo trimestre, mentre l’inflazione continua a salire e l’incertezza di famiglie e imprese ha ripreso a intensificarsi. Il tutto, in un contesto internazionale sempre più complicato, nel quale l’impatto della guerra in Ucraina si aggrava di mese in mese con il protrarsi delle ostilità e rischia di compromettere le prospettive di crescita dell’economia mondiale”.

Secondo le stime, il pil ha registrato già nel terzo trimestre una battuta d’arresto, con un calo dello 0,2%, e nel quarto “la situazione rischia di peggiorare ulteriormente a causa dell’inflazione e del protrarsi delle conseguenze del conflitto in Ucraina”. Confermate dunque le stime della Nadef sul fatto che l’Italia sta entrando in recessione tecnica. Il 2022 dovrebbe chiudersi con una crescita del 3,3% “grazie all’andamento positivo della prima metà dell’anno”, con il rialzo dei prezzi del gas che si è mangiato un potenziale 1% di crescita aggiuntiva. Ma nel 2023 in base allo scenario tendenziale il Pil dovrebbe rallentare decisamente, registrando un’espansione molto modesta (0,3%). L’incertezza “è tuttavia molto elevata”.

“Le opinioni di imprese e famiglie sull’attività economica e sull’inflazione stanno peggiorando rapidamente. Nella media dei mesi estivi “l’incertezza è nuovamente aumentata, attestandosi su valori prossimi a quelli registrati nel periodo della crisi del debito sovrano del 2012-2013”, scrive l’Upb. Nel periodo luglio-settembre i consumi elettrici “si sono ridotti in misura marcata, tornando vicini ai livelli di metà 2020”. Il consumo di gas per usi industriali “ha continuato a ridursi, riflettendo il minor livello di attività industriale indotto dall’inflazione”. Inoltre, dopo i lievi segnali di ripresa mostrati in primavera, “fra agosto e settembre le immatricolazioni di autoveicoli sono calate, rimanendo ben al di sotto dei livelli di fine 2020”.

Gli interventi in favore delle famiglie attivati dal governo tra il giugno 2021 e il settembre scorso hanno sostenuto la spesa media delle famiglie di circa 3,2 punti percentuali. “Le misure hanno prodotto un sensibile effetto redistributivo, in quanto hanno attenuato in larga parte (88 per cento) l’impatto dell’inflazione sulle famiglie con ridotti livelli spesa (primo decile della distruzione della spesa equivalente)”. Al tempo stesso, come sottolineato nel report diffuso martedì, gli interventi di riduzione di accise e Iva hanno beneficiato in misura maggiore i più abbienti.

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