"Anni fa", racconta a FqMagazine la pluripremiata autrice, Kim Michele Richardson, "mi sono imbattuta nelle storie degli eroici bibliotecari degli anni della Grande Depressione e nel Popolo Blu del Kentucky, una popolazione a cui un’alterazione genetica aveva colorato la pelle di un blu cielo, pronto a scurirsi maggiormente a ogni emozione. Non riuscivo a smettere di pensarci"
Cussy Mary Carter ha diciannove anni, è intelligente, indipendente, con un’insaziabile sete di sapere. E ha – letteralmente – la pelle blu: ultima testimone vivente di un piccolo Popolo, realmente esistito, che superstizioni e maldicenze hanno segregato nelle zone più impervie dei monti Appalachi. È l’indimenticabile eroina di un romanzo davvero straordinario che, dopo aver venduto oltre un milione di copie negli Stati Uniti (uno dei pochi megaseller di questi anni) e conquistato le classifiche di New York Times, Los Angeles Times e USA Today, esce ora nelle librerie italiane e in dieci altre lingue: La ragazza blu (Libreria Pienogiorno).
“Anni fa”, racconta a FqMagazine la pluripremiata autrice, Kim Michele Richardson, “mi sono imbattuta nelle storie degli eroici bibliotecari degli anni della Grande Depressione e nel Popolo Blu del Kentucky, una popolazione a cui un’alterazione genetica aveva colorato la pelle di un blu cielo, pronto a scurirsi maggiormente a ogni emozione. Non riuscivo a smettere di pensarci. Volevo raccontare quella forza e quella unicità. Erano storie così ricche, magnifiche, emblematiche, così adatte anche ai nostri tempi, all’esperienza delle donne soprattutto, che mi stupiva di non averle ancora viste in un romanzo, che non fossero nemmeno una nota a piè pagina della storia della letteratura. Sapevo che era venuto il momento che il mondo facesse la loro conoscenza, che potesse incontrare le gloriose “donne dei libri” del Pack Horse, il grande progetto per la diffusione della lettura nelle zone più remote, e l’incredibile realtà del Popolo Blu delle montagne”.
Cussy, la protagonista, detta Bluette, non ha ereditato dai suoi avi solo il suo colore. Sa leggere, cosa rara su quei monti negli anni Trenta della Grande Depressione, e a maggior ragione per una donna. È molto bella. Ma ancor più è orgogliosa, determinata, curiosa di imparare ogni cosa. Per questo è stata subito entusiasta di aderire all’innovativo progetto voluto da Eleanor Roosevelt. A dorso di un mulo, il suo compito è portare libri e giornali nelle zone più impervie, pericolose e disagiate. Non solo un impiego, di più: una missione, perché per molti quelli sono gli unici spiragli di luce in una vita di lotta e sopraffazione. Nonostante crudeli pregiudizi, nonostante suo padre per proteggerla cerchi di affibbiarle un marito qualsiasi, nonostante un fanatico predicatore le dia la caccia per purificarla a forza dal suo peccato blu, Cussy non smette di bramare e difendere la libertà che la cultura e il suo lavoro le danno. E nemmeno di combattere per il suo riscatto, la sua indipendenza, l’amore che sente di meritare.
È proprio quel che La ragazza blu riesce a fare, come testimoniano le centinaia di migliaia di recensioni entusiaste di lettori e lettrici, che ne hanno fatto un fenomeno del passaparola. “Cussy in fondo è l’emblema di ogni esclusione, e di ogni emancipazione, di ogni riscatto. Uno dei passaggi del romanzo a cui sono affezionata è quando una delle protagoniste prende la mano di Cussy, nonostante conosca bene le conseguenze di essere amica di una Blu, e dice una verità semplicissima: ‘Alle nostre mani non importa se sono di colore diverso‘”.