Giovanni Jannacopulos, protagonista dello scandalo scandalo mediatico-politico che sta scuotendo il Veneto, ha deciso di farsi interrogare. L’editore televisivo, 81 anni, bassanese, è accusato di minacce ai danni di Carlo Bramezza, direttore generale dell’Ulss 7 Pedemontana. L’ordinanza del gip di Vicenza Matteo Mantovani, che ha applicato la misura cautelare del divieto “di esercitare l’attività di impresa di editoria attraverso le emittenti Rete Veneta e Antenna Tre”, corre su un crinale insidioso. Riguarda, infatti, allo stesso tempo il diritto d’informazione e di critica, l’utilizzo di un mezzo televisivo come arma impropria, il condizionamento tentato nei confronti del potere politico e la rete tentacolare di relazioni che emerge dalle intercettazioni telefoniche, con protagonisti di primo piano. Ma anche le disavventure finanziarie della parte offesa, oggetto di una campagna di stampa molto critica.
L’interrogatorio
Il 22 ottobre, accompagnato dal suo avvocato Maurizio Paniz, Jannacopulos varcherà la porta del palazzo di giustizia per rispondere alle domande dei magistrati e rilasciare dichiarazioni. “È tranquillo, sicuro di dimostrare la propria estraneità alle accuse – dichiara il legale – In questa vicenda sono stati considerati soltanto elementi a senso unico, senza tener conto di una pluralità di circostanze difensive di enorme caratura”. Di più l’avvocato non dice, ma è probabile che punterà a sostenere come Jannacopulos abbia tentato di sollevare reali problemi di gestione sanitaria nell’Alto Vicentino, chiedendo conto anche dei problemi di insolvenza di Bramezza.
Editore di fatto
Jannacopulos è sotto inchiesta in quanto “editore di fatto” delle emittenti private e promotore di “servizi denigratori della gestione della Ulss 7”, dopo che Bramezza è stato nominato dg nel marzo 2021 dal governatore Luca Zaia. L’obiettivo? “Costringere il pubblico ufficiale a compiere atti contrari ai propri doveri d’ufficio in base alle sue perentorie richieste (relative a spostamenti di personale medico e alla concessione di aspettative per suoi conoscenti) basate su finalità personali e non istituzionali e quindi ad asservire la propria funzione alle sue richieste o all’abbandono della carica”. Il reato di minacce è stato contestato dal pm Serena Chimichi sulla base di tre denunce di Bramezza.
Jannacopulos è un imprenditore munifico, visto che con l’associazione Elios Onlus aveva effettuato “cospicue donazioni all’ospedale di Bassano del Grappa”. Risultano avviati progetti sanitari per un milione e 800mila euro. Secondo Bramezza, però, “l’imprenditore aveva richiesto, con toni perentori e con franca insistenza, ampiamente reiterata, che venissero disposti spostamenti di personale medico e venisse concessa ad alcuni dirigenti maggiore autonomia”.
I primari
L’ordinanza del gip elenca nomi o identikit di medici. “La dott.ssa Baccilieri richiedeva maggiore autonomia rispetto al primario di cardiologia… Jannacopulos era stato visto dal denunciante a colloquio con diversi primari… specialmente con il primario di ortopedia, di anestesia e rianimazione, di urologia”. C’è poi la richiesta di concedere un anno di aspettativa per motivi di studio al cardiologo Federico Simonetto, “che fra l’altro era il figlio di un amico dell’indagato, direttore di un istituto bancario della zona”. Jannacopulos avrebbe così contattato il dottor Di Caprio, direttore sanitario dell’Ulss 7, per sottolineare il proprio disappunto per il diniego: “E’ una presa in giro? Dovete rimediare”.
La campagna di stampa
Qui si entra in un terreno delicato. Secondo l’accusa, Jannacopulos avrebbe detto a Marco Volpato, segretario di Bramezza, che “se le cose non fossero ‘andate come lui voleva avrebbe provveduto a fare iniziare gli attacchi’”. Servizi giornalistici come arma di pressione, con accuse di caos sanitario, per convincere i vertici della Regione a sostituire Bramezza. La Finanza ha recensito circa 400 servizi negativi, dal 18 luglio 2021 ad oggi. Filippo Jannacopulos, figlio dell’indagato, ha precisato: “La vicenda non ha nulla a che vedere con l’attività delle tv, ma è un fatto personale di mio padre. La società cui fanno capo le emittenti non è coinvolta e non è stata oggetto di alcun provvedimento. L’informazione è sottoposta a regole precise. Ci sono direttori, editori, e nulla ci è stato contestato”. La Procura sostiene che Jannacopulos padre è amministratore unico e ha il 33,5 per cento di Immobiliare L’Arcobaleno, che possiede il 95,77 per cento di Teleradio Diffusione Bassano, amministrata dal figlio ed editrice delle emittenti private.
Tre domande scomode
A rendere la situazione più esplosiva hanno contribuito i dissesti finanziari di Bramezza. All’inizio del 2022 il Tribunale di Treviso ha dichiarato aperta una procedura di liquidazione del patrimonio personale del manager dell’Ulss per 10 milioni e 969mila euro a causa di debiti verso banche per garanzie prestate su operazioni immobiliari fallimentari. Bramezza ha venduto tutti i suoi beni, casa compresa, e ha subito il pignoramento di un quinto dello stipendio. Le emittenti ci sono andate a nozze e dai microfoni sono state riproposte per 119 volte tre domande: censuravano il fatto che il manager restasse a gestire un’azienda sanitaria con un bilancio di 700 milioni di euro e chiedevano come fosse possibile che un dipendente pubblico si fosse fatto garante per operazioni immobiliari private per quasi 11 milioni di euro. Anche per questo Bramezza annuncia querele per diffamazione.
I contatti politici (fino a Zaia)
C’è uno spaccato finale che racconta molto degli intrecci tra editoria e politica. Jannacopulos, infatti, aveva rapporti diretti con Dino Secco, ex parlamentare di Forza Italia, a cui aveva detto, riferendosi a Bramezza: “Comunque lo facciamo fuori… Alea iacta est”. Ma arrivava anche ai vertici della Regione Veneto. I finanzieri hanno registrato una conversazione con il vicepresidente del consiglio regionale, il leghista Nicola Finco: “Se continua (Bramezza, ndr) si mobiliteranno tutte le redazioni, tutti i giornalisti contro la sanità… noi faremo il nostro! E sono deciso stavolta!”. Per finire addirittura con il governatore Luca Zaia (dicembre 2021). Il gip: “Dopo aver concordato le modalità di alcune trasmissioni televisive ove sarà presente lo stesso Zaia ed aver manifestato anche a lui la sua ostilità nei confronti di Bramezza, senza mezzi termini si rivolge al presidente intimandogli: ‘Risolvi il problema’”. Poi lo rimprovera, riferendosi alla direttrice dell’Ulss di Vicenza: “Ti avevo detto se mi davi la b… porca miseria”. E Zaia? “Di fronte a tale affermazione il presidente della Regione Veneto rispondeva: ‘Giovanni… No!”.