Sgarbi scravattato regala un tocco di situazionismo all’eterno Diario Politico di Mentana. Sul fare di metà pomeriggio, con perfino il marchingegno dell’Auditel appisolato sul divano, durante la trasmissione di La7 che segue estenuante ogni virgola degli accadimenti politici del momento, ecco l’irruzione descamisada del critico d’arte nonché (ari-neo) parlamentare della coalizione capitanata da Giorgia Meloni. Mentre l’inviata di Mentana prova a infilzare gli sbadigli dovuti alla presenza e alle parole del calendiano Matteo Richetti, Sgarbi si fionda nell’inquadratura in una sorta di dannunziano déshabillé per abbraccicchiare il fu democratico ora azionista. Mentana da studio non si perde l’attimo: “Momento commovente”.
I due però appena si sfiorano, quasi come per raffreddare un tira e molla politico che chissà è forse già idillio parlamentare (vedi i voti segreti a La Russa presidente del Senato non provenienti dalla maggioranza). Richetti prova a tenere il tipico aplomb da cipressi sui vialetti della bassa modenese, ma Sgarbi vuole attaccare bottone come alla fermata del tram. “Ho sentito che vi fanno fuori dalle vicepresidenze, è vero?”. “Pare di sì”, fa l’altro che sa che snobbare zio Vittorio oggi sarebbe un suicidio. A quel punto è l’inviata di Mentana a coinvolgere Sgarbi: “Pare che Berlusconi non voglia Nordio alla Giustizia”. E lui: “Credo che il presidente del Consiglio debba decidere tra i nomi che gli danno. Al limite poteva (la Meloni ndr) pure legittimare Licia Ronzulli, mandandola dove voleva lei però”. Richetti infine si sottrae alla morsa del naturale approdo a destra, nemmeno fossero le sirene di Ulisse: “Vittorio non coinvolgermi a fare il governo, non sono interessato”. Mentana però, prima che il naso di Richetti si allunghi a sfiorare la cravatta penzolante di Sgarbi, chiude il sipario e saluta tutti.