Gli agenti della Squadra Mobile di Cagliari hanno eseguito il sequestro, nei vari uffici dell’Università, dei documenti relativi a tutti gli interventi eseguiti negli ultimi anni sull'edificio
Dopo l’apertura del fascicolo ci sono i primi quattro indagati nell’inchiesta aperta dalla Procura di Cagliari per il crollo della palazzina nel complesso universitario di Sa Duchessa avvenuto martedì sera. Si tratta di un atto dovuto da parte del magistrato che coordina le indagini, il pm Giagiacomo Pilia, per consentire la nomina dei periti di parte. Venerdì mattina infatti il pubblico ministero darà l’incarico a un proprio consulente di fiducia per la perizia sull’edificio collassato. L’inchiesta è stata aperta con le ipotesi di reato di crollo colposo di edificio e disastro colposo. Tra gli indagati il rettore Francesco Mola, il direttore generale dell’Ateneo Aldo Urru, la dirigente del settore manutenzioni, investimenti e impianti, Antonella Sanna, e Agostino Zirulia, tecnico nello stesso ufficio. Tutti hanno ricevuto un avviso di garanzia, atto dovuto per consentire ai magistrati di procedere con gli atti urgenti dell’inchiesta. Il primo già venerdì, quando il pm Giangiacomo Pilia conferirà l’incarico a un proprio consulente di fiducia per la perizia sull’edificio collassato. L’iscrizione sul registro consentirà agli indagati di nominare i propri esperti, seguendo passo passo gli accertamenti di investigatori e inquirenti.
Gli agenti della Squadra Mobile di Cagliari hanno eseguito il sequestro, nei vari uffici dell’Università, dei documenti relativi a tutti gli interventi eseguiti negli ultimi anni sull’edificio. Gli agenti, coordinati dal dirigente Fabrizio Mustaro, hanno già sentito alcuni studenti e docenti che hanno partecipato alle lezioni nel giorno del cedimento. Nelle chat e sul web girano foto degli studenti che durante le lezioni nella parte della palazzina crollata ritraggono crepe, fenditure e lesioni sui muri e nel pavimento. Qualcuno parla anche di scricchiolii che si sarebbero sentiti da qualche giorno. Ma nessuna segnalazione era mai arrivata da parte dei ragazzi o dei docenti al rettore Francesco Mola, che sta seguendo la vicenda dal primo momento e ha ricordato che proprio in quell’edificio sono stati fatti recenti lavori di ristrutturazione. Al centro delle verifiche le testimonianze e le immagini delle crepe che da ieri stanno anche facendo il giro del web. Le foto, in particolare, sarebbero state scattate dagli studenti durante le lezioni per acquisire in forma telematica gli appunti scritti alla lavagna dai professori. Un metodo più veloce rispetto a quello di ricopiare gli appunti o le slide proiettate. In alcune immagini, però, sarebbero state inquadrate anche alcune parti dell’aula nelle quali si vedevano crepe. e alcune di queste sono state postate sui social. La Polizia lancia quindi un appello a chiunque possa avere foto o video di queste circostanze a farle avere agli investigatori che si stanno occupando dell’indagine.
Intanto gli studenti si sono riuniti n assemblea permanente nell’Aula Capitini per chiedere un piano straordinario per l’edilizia, più trasparenza e una commissione d’inchiesta e sospensione delle tasse universitarie. In un manifesto approvato, dopo il corteo che ha visto sfilare centinaia di persone dal Rettorato a Sa Duchessa, gli studenti chiariscono: “Il crollo dell’aula Magna e dell’aula Vardabasso non è un’imprevedibile catastrofe ma il frutto di decenni di tagli all’istruzione e di politiche su misura di aziende che non mettono al centro il diritto allo studio e gli interessi degli studenti”. “La mancata garanzia di spazi sicuri non può giustificare un nuovo ritorno alla Didattica a Distanza che non garantisce in modo eguale un pieno accesso alle attività universitarie a tutti – spiegano gli studenti nel documento – La Dad rappresenta anche un ostacolo per le persone neuro-divergenti. La soluzione suggerita nel manifesto è la didattica mista (presenza+online) con la garanzia di strutture idonee per tutti gli studenti e le studentesse. Riteniamo sia del tutto ingiustificato continuare a pagare tasse proibitive per migliaia di studenti, anche alla luce dei tagli ai servizi degli ultimi due anni di pandemia”. Infine chiedono all’amministrazione “spazi più sicuri e adeguati per lo studio e per la didattica, anche per chi all’università lavora tutti i giorni”.