Camere, Renzi: “Noi esclusi dalle cariche”. Ma da regolamento avrà un segretario. E mette le mani avanti: “Non voglio per me il Copasir”
La presunta esclusione dagli uffici di presidenza durerà un battito d'ali, perlomeno a Montecitorio: è lo stesso regolamento a prevedere che a tutti i gruppi spetta almeno un componente. Nelle Commissioni di garanzia, invece, saranno decisivi i voti della maggioranza, che potranno convergere sul candidato più "gradito" tra quelli delle opposizioni. E sarà un'ottima occasione per ricambiare il "favore" dei voti a La Russa
“Non era mai accaduto nelle precedenti legislature che una forza politica fosse totalmente cancellata dagli uffici di presidenza. Mai successo!”. Matteo Renzi torna a denunciare il presunto complotto tra Pd e 5 stelle per escludere il gruppo di Azione-Italia viva dalla spartizione dei posti di vicepresidente, questore e segretario delle Camere. Ma anche quest’ultimo sfogo – come le puntate precedenti – rientra nella strategia mirata a mettere le mani su una delle due cariche più importanti tra quelle riservate all’opposizione: la presidenza del Copasir e quella della Commissione di Vigilanza sulla Rai, che si voteranno entrambe nei prossimi giorni. La presunta esclusione dagli uffici di presidenza, infatti, durerà un battito d’ali, perlomeno a Montecitorio: è lo stesso regolamento, infatti, a prevedere che “qualora (…) uno o più gruppi non risultino rappresentati, si procede all’elezione di un corrispondente numero di segretari, che ha luogo in una successiva seduta“. Nelle Commissioni di garanzia, invece, saranno decisivi i voti della maggioranza, che potranno convergere sul candidato più “gradito” tra quelli delle opposizioni (l’esempio di scuola è quello del 2008, quando Riccardo Villari venne eletto con i voti berlusconiani alla presidenza della Vigilanza al posto del candidato dell’opposizione, Leoluca Orlando). E sarà un’ottima occasione per ricambiare a chi l’ha fatto il “favore” dei voti estranei al centrodestra che hanno fatto eleggere Ignazio La Russa allo scranno più alto del Senato.
“Nelle democrazie parlamentari sono previsti ruoli di rappresentanza per le opposizioni. Pd e Cinque Stelle hanno stretto un patto tra loro per eliminare noi dal tavolo“, attacca Renzi via social. E denuncia che “i posti per le opposizioni paradossalmente sono scesi, passando da 14 a 12: Fratelli d’Italia ha avuto due segretari in più perché noi e il gruppo delle autonomie siamo stati costretti dall’arroganza Pd-grillina a stare fuori dall’Aula”. In realtà non risulta dai resoconti d’Aula che lui e Calenda abbiano mai nemmeno proposto un proprio candidato, provando a far convergere i voti delle altre opposizioni (che non avrebbero avuto motivi per negarli). Il leader di Iv mette già le mani avanti rispetto al facile retropensiero: “Io non farò il presidente del Copasir, farò opposizione da senatore semplice“. Ma qualche giorno fa aveva messo in chiaro le proprie mire sul Comitato che sorveglia l’attività dell’intelligence, immaginando proprio la situazione che poi si è realizzata: “È chiaro che, ove ci fossero tutti gli uffici di presidenza a 5 Stelle, Pd e non a noi, chiederemmo il Copasir“.
Anche i dem, dal canto loro, lamentano di aver dovuto rinunciare a un posto da segretario alla Camera e uno al Senato, per cui erano stati indicati rispettivamente i voti di Stefano Vaccari e Daniele Manca. “Il Pd ha dimostrato di non saper fare neppure i conti. L’arroganza di questi giorni ha portato il partito di Enrico Letta a regalare ai Cinque stelle due vicepresidenze, un questore e addirittura quattro segretari d’aula. Quindi dei dodici posti andati all’opposizione i Cinque stelle hanno ottenuto sette posti, il Pd solo cinque. Una strategia così masochista era difficile da immaginare. Complimenti al Pd”, infieriscono da Azione. In realtà chi ha avuto la poltrona al posto degli esponenti dem sono due parlamentari di Fratelli d’Italia, che quindi avrà tre segretari invece dei due previsti. “FdI è stata vorace e ha fatto un’operazione a tavolino, violando la prassi”, commentano in agenzia fonti dem.