In crisi l'asse Parigi-Berlino. Il cancelliere tedesco: "Gli strumenti" per far abbassare i prezzi del gas "devono essere discussi intensamente perché devono funzionare, nessuno vuole rimanere senza gas". Il premier olandese ha parlato solo dell'acquisto congiunto
Agire subito, mantenendo l’unità dell’Ue e preservare il mercato unico. Sono questi alcuni dei punti chiave che il premier Mario Draghi ha sottolineato nel corso del suo intervento al tavolo del consiglio europeo. L’intervento di Draghi è stato descritto dalle stesse fonti come “netto”, se non addirittura “duro”. Tra i punti toccati dal presidente del Consiglio ci sono stati, si apprende ancora, la necessità di mettere sul tavolo una forma di price cap e uno strumento di solidarietà come lo Sure sull’energia. Del resto, intorno a un price cap dinamico temporaneo proposto dalla Commissione si sta consumando il nuovo scontro tra i leader europei sull’energia. L’ultima bozza delle conclusioni del Consiglio europeo riunito a Bruxelles – l’ultimo a cui per l’Italia partecipa il premier uscente – certificava un’intesa sull’uso di quel termine, evidentemente molto vago. L’Italia vuole che il vertice dia un mandato più chiaro. Ma Germania, Olanda, Danimarca, Svezia, Irlanda, Austria e Ungheria continuano a mettere paletti. E sul tema è entrato in crisi l’asse portante dell’architettura europea, quello tra Parigi e Berlino. Anche perché nel frattempo la prima ha ufficializzato l’abbandono del progetto del gasdotto Midcat che avrebbe dovuto portare il gas che approda nella penisola iberica verso l’Europa centrale e, più avanti, veicolare anche idrogeno verde in Germania. Queste tensioni hanno fatto risalire i prezzi sul Ttf di Amsterdam: i future sul mese di novembre, scesi mercoledì a 113 euro/Megawattora, sono tornati verso quota 130.
“Il testo sul tavolo ha lo scopo di bilanciare le diverse posizioni. L’obiettivo è ridurre i prezzi”, ha detto il presidente del Consiglio Ue Charles Michel facendo appello “a un dibattito costruttivo” e ricordando “il sostegno di diverse delegazioni” alla bozza di conclusioni. Ma le dichiarazioni di ingresso non lasciano ben sperare. “L’ultimo piano di Bruxelles sul tetto al prezzo del gas dell’Ue equivale ad un embargo totale sul gas. Il suicidio economico non aiuterà l’Ucraina. Mi aspetto un grande dibattito al Consiglio europeo”, ha twittato il premier ungherese Viktor Orban, non contribuendo ad alleggerire il clima.
Il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il premier olandese Mark Rutte hanno a loro volta la convinzione che anche un price cap temporaneo e dinamico sia controproducente perché rischia di far fuggire i fornitori di gas naturale liquefatto verso l’Asia. “Gli strumenti” per far abbassare i prezzi del gas “devono essere discussi intensamente perché devono funzionare, nessuno vuole rimanere senza gas”, ha detto Scholz arrivando al vertice. Per poi difendere ancora una volta lo “scudo” da 200 miliardi sottolineando che equivale al 2% del pil tedesco, “l’ordine di grandezza dei pacchetti di misure che sono stati o vengono assemblati anche altrove in Europa: in Francia, in Italia o in Spagna”. “Oggi ci sarà l’accordo sull’acquisto congiunto del gas e chiederemo alla Commissione di esaminare ancora alcune opzioni”, si è limitato a dire Rutte schivando le domande sul “tetto”.
Al contrario il presidente francese Emmanuel Macron arrivando al vertice Ue ha auspicato dei “meccanismi” per “abbassare i prezzi del gas e dell’elettricità” e “più solidarietà finanziaria”: “A questo titolo chiederemo di avere unità con meccanismi di garanzia o di prestiti“, idea già bocciata dal fronte dei frugali nelle scorse settimane.