Febbre alta, perdita di gusto e olfatto, stanchezza. Omicron 5 con la sua trasmissibilità sta continuando a infettare con l’ormai nota efficacia, ma i sintomi dell’infezione appaiono più fastidiosi e duraturi. Senza dimenticare i casi in cui la positività si è manifestata soltanto due o tre giorni dopo l’inizio della febbre. Abbiamo chiesto a Carlo Federico Perno, responsabile del dipartimento di Microbiologia e Diagnostica di Immunologia dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma se questi dati dalla real life possano essere l’indicazione che una nuova variante è già in circolazione. “Sono testati migliaia di virus ogni mese. Se ci fosse lo avremmo scoperto. Oggi si teme più l’influenza. Se dovessero aumentare i morti da Covid allora ci sarebbe una riflessione da fare”. Piuttosto lo scienziato mette in guardia dall’abbassare l’attenzione rispetto anche agli altri virus, soprattutto nei bambini.
Cosa succede professore?
È un dato di fatto: questo autunno tutti si infetteranno. Tutti quelli che non si sono contagiati con Omicron, ma si ammaleranno in pochi. E così chiudiamo il cerchio.
Ma è possibile che un solo asintomatico possa ancora contagiare fino a 10 persone?
In realtà l’indice di trasmissibilità di Ba5 è altissimo. Non si è certamente abbassato, mentre è calata l’attenzione.
Ci sono casi con sintomi molto forti: ormai anche un trivaccinato rischia di stare a letto molti giorni. Come mai?
Sappiamo ancora troppo poco del vaccino. Le vaccinazioni dell’infanzia di norma durano tutta la vita. Non sappiamo ancora se questa contro il Covid duri sei mesi o molto di più. Non abbiamo evidenze.
Ci sono molte persone con sintomi persistenti e perdita di gusto e olfatto. Questo significa qualcosa?
Se il vaccino avesse perso efficacia, il segno evidente sarebbe la risalita del numero di ricoveri in terapia intensiva e il numero di morti. Sono queste le discriminanti della perdita di efficacia del vaccino. La vaccinazione ha avuto un effetto incredibile sulla popolazione. Oggi si teme più l’influenza. Se dovessero aumentare i morti da Covid allora ci sarebbe una riflessione da fare.
Vengono segnalati casi di persone con tamponi negativi fino a 2/3 giorni dalla comparsa di febbre. Le risulta?
Sì, è vero. Normalmente i tamponi si positivizzavano prima della sintomatologia, oggi invece si positivizzano dopo e questo non aiuta. Questo potrebbe essere figlio del cambiamento dei metodi: prima la diagnostica era quasi tutta molecolare, ora ci sono gli antigenici. E sappiamo che sono nettamente meno sensibili. I tamponi antigenici negativi non sono una garanzia di una assenza di Covid.
Quindi non dobbiamo pensare che potrebbe circolare una nuova variante che ancora non è stata sequenziata
Non possiamo escluderlo, ma la sorveglianza sia in Italia sia nel resto del mondo occidentale è altissima. Sono testati migliaia di virus ogni mese. Se ci fosse lo avremmo scoperto. Al momento in Italia abbiamo Omicron 100% e quasi tutto Ba.5.
Gli epidemiologi dicono che ormai le persone suscettibili al virus sono davvero poche
Allora io non sono bravissimo con i numeri, ma il principio è giusto. Che più della metà degli italiani si sia più o meno infettata in maniera sintomatica o asintomatica è un dato di fatto. E quelli che si sono infettati con Omicron raramente si infettano.
È di queste ore una polemica per un paper di ricercatori della Boston University che hanno “generato un ricombinante chimerico di Sars Cov 2 con tasso di mortalità dell’80%”. Cosa ne pensa? Ha senso o è un esercizio di stile?
Io per scelta non guardo più i lavori pre-print. I lavori peer-review pubblicati dalle grandi riviste non sono più del 5-10% di quelli sottoposti a revisione. Questo significa che la scienza, i laboratori producono lavori che per il 90% vengono rigettati tra pari. E questi lavori in passato non sarebbero mai arrivati a una pubblicazione. Detto questo ritengo una follia fare questi ricombinanti. Perché forzare la natura e farci del male? Lo abbiamo già visto con il vaiolo in Russia causata dalla fuga di laboratorio. La differenza di un virus non è la letalità ma l’infettività. Come spesso accade in queste chimere non si diffonderà mai. Quindi infetterà poco e ucciderà però poi si annullerà.
Come vede l’epidemia in questo momento da quello che un osservatorio privilegiato?
Stiamo andando verso l’endemia. Tra alti e bassi, il virus circolerà tra di noi e se non cambia potrebbe diventare meno infettivo. Però glielo dico fra un anno.
Una ultima riflessione da aggiungere?
Di tenere gli occhi aperti e non dimenticarsi gli altri virus e di tutte e le sfide che continuiamo ad avere. L’importanza di curare l’influenza, di seguire le patologie respiratorie dei bambini. Il Covid grazie al vaccino non è più uno spauracchio, anche se bisogna avere sempre “rispetto” ed essere attenti.
Lei ha detto di temere maggiormente l’influenza. Quest’anno è considerata più pericolosa?
Il virus è diverso dall’anno scorso, ma non è più ‘cattivo’ degli altri. In Australia ha avuto una mortalità dell’1 per mille. Resta da vedere se non siamo noi un po’ più deboli rischiando di infettarci insieme al Covid con un effetto sinergico. Potrebbe essere un inverno faticoso per la combinazione di influenza e Covid. La coinfezione dei due virus potrebbe dare un effetto fastidioso. Al momento abbiamo già una statistica su bambini con Covid e altre infezioni, per esempio. Il nostro organismo è sotto attacco del Covid e non solo.