“Dove pensa di andare? Questo non è un posto per lei, vada da un’altra parte”. Sono queste le parole che Duvan Zapata, attaccante colombiano dell’Atalanta, si è sentito dire da un vigilante mentre entrava in banca. L’episodio razzista si verificato a Bergamo, come riportato dalla sezione locale del Corriere della Sera. Il numero 91 della Dea, dopo quasi dieci anni passati a giocare in Italia, si è trovato a dover giustificare la sua presenza all’interno dell’istituto di credito. Al momento del “controllo” il calciatore indossava una tuta e un cappuccio. “Sono Zapata, sono Zapata, fatemi entrare” ha cercato di farsi riconoscere il giocatore.

Una volta compresa la pessima figura fatta dal loro vigilante, la banca ha chiesto scusa al giocatore: “Zapata è un nostro cliente – conferma al quotidiano il responsabile della filiale bergamasca di Fideuram, Marco Beri -, ma banca e security sono due cose diverse. Quest’ultima garantisce un servizio di vigilanza in pianta stabile, sia mattina che pomeriggio, in un interspazio tra l’ingresso e la strada. Quanto alla nostra operatività, generalmente, ogni cliente ha un suo personale consulente finanziario con cui si interfaccia previo appuntamento”.

Un episodio simile era capitato, nel 2000, anche a Clarence Seedorf, appena arrivato in Italia. Più recentemente, lo scorso luglio, il centrocampista del Milan Tiémoué Bakayoko è stato fermato e perquisito dalla polizia a Milano con la pistola puntata contro.

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