Nel 2009 Quentin Tarantino dichiarò il suo amore per il film: “Se c’è un film, tra quelli realizzati da quando ho iniziato a fare il regista, che vorrei aver fatto io, è proprio Battle Royale”.
Quando vent’anni fa lo vedemmo al Torino Film Festival, per Battle Royale fu colpo di fulmine. Prima di Hunger Games e di Squid game, il survival movie aveva un padre nobilissimo proveniente dal Giappone. Il film del 2002 a firma del maestro Kinji Fukasaku è uno di quei cult dal ritmo sfrenato, dal sangue che sprizza ovunque e ininterrottamente, dalla dolenza malinconica dell’essere che tramonta dietro lo sguardo imperturbabile del clown Takeshi Kitano che orchestra in scena una pattuglia di attori adolescenti furiosi e scatenati.
Siamo all’alba del nuovo millennio e il Giappone è al collasso. La disoccupazione è al 15%, la criminalità alle stelle, ma sono soprattutto i ragazzi ad essere fuori controllo e in perenne scontro anche violento, perfino mortale con gli adulti. Per questo il governo attua il BR Act, che altri non è che una prova di sopravvivenza su un’isola deserta controllata militarmente dove una classe delle superiori si randella fino alla morte con l’obbligo governativo, e l’avallo dei genitori, che ne sopravviva uno solo. Il sorteggio vuole che tocchi alla classe in gita di Noriko (Maeda Aki) e Shuya (Fujiwara Tatsuya). Una quarantina di alunni con la loro divisina pulita catapultati con un collare esplosivo controllato a distanza in mezzo a foreste, casupole e rocce. Dotati di acqua, pane, e per ognuno un’arma per uccidere e sopravvivere, i ragazzini si devono ammazzare l’un l’altro in tre giorni di prova. A controllare che la gara si svolga nel modo più efferato possibile un ex prof, mister Kitano (Beat Takeshi). Se i primi quindici minuti dentro l’aula, dove Kitano spiega le regole del gioco e intanto pugnala nella fronte una alunna o fa saltare le cervella ad un altro ex alunno che nel passato a scuola lo aveva ferito, sono disincantato humor nero e funambolismi stilistici, il resto del film è pura action con lame, pallottole e frecce che non lascia un attimo di tregua all’occhio abituato dopo pochi istanti perfino al countdown dell’eliminazione fisica elencata con puntualità anagrafica dei ragazzi numerati nelle didascalie.
Se poi ricordiamo che l’azione è condita con stralci di opere classiche (Strauss, ad esempio) otteniamo addirittura un sostanzioso dramma in cui si inneggia alla maniera del ’68 alla ribellione delle giovani generazioni rispetto al sistema. Battle Royale esce nelle sale italiane grazie a CG Enterteinment il 21 ottobre (qui l’elenco) nel nuovo restauro in 4k della Arrows Film, un director’s cut approvato dagli eredi di Fukasaku che morì a 72 anni mentre nel 2003 stava girando il sequel. Il film uscì nel 2002 con il divieto ai 15 anni in Giappone, ma fu comunque un clamoroso successo al box office (27 milioni di dollari). Ricordiamo che nel 2009 Quentin Tarantino dichiarò il suo amore per il film: “Se c’è un film, tra quelli realizzati da quando ho iniziato a fare il regista, che vorrei aver fatto io, è proprio Battle Royale”. Tarantino utilizzò l’attrice Chiaki Kuriyama (Takako nel film) per il ruolo di Gogo Yubari in Kill Bill.