In primo grado le erano stati inflitti sei anni, in appello invece Valentina Casa, madre dei Giuseppe massacrato di botte dal patrigno, è stata condannata anche lei all’ergastolo. Stessa pena decisa Corte di Assise di Appello di Napoli Tony Essobti Badre condannato al fine pena mai già in primo grado. Il bambino, 7 anni, fu ucciso a bastonate per aver rotto il letto mentre stava saltando sul materasso con la sorellina, anche lei picchiata selvaggiamente. Era il gennaio del 2019: quella mattina a Cardito, comune dell’hinterland di Napoli, il bambino fu soccorso solo ore dopo le violenza. Una morte che poteva essere evitata e che, secondo i giudici dell’appello è avvenuta anche a causa della madre che ha assistito alla furia del compagno senza correre in aiuto dei figli.

Determinante – per l’esito finale del processo – è stata la seconda perizia chiesta dal legale di Badre, l’avvocato Pietro Rossi, attraverso la quale è stato dimostrato, di fatto, che Giuseppe, con un celere intervento dei sanitari, si sarebbe potuto salvare. In primo grado, invece, il consulente riferì che per lui non ci sarebbe stato nulla da fare, anche sei i soccorsi fossero stati immediati. Né la mamma, né il patrigno quella mattina, dopo la violenta aggressione e l’evidente stato di stordimento di Giuseppe, che andò a stendersi su un letto dove poi fu trovato esanime, chiamarono il 118.

I soccorsi vennero coinvolti solo quando ormai era troppo tardi, quando Giuseppe non rispondeva più, diverse ore dopo le botte, e, peraltro giustificando stato in cui vennero trovati – il maschietto praticamente morto e la femminuccia sfigurata – con una bugia: “sono stati investiti”. Un incidente di cui non si è trovata traccia, smentito dalle intercettazioni. Fu la femminuccia sopravvissuta, probabilmente, solo perché quando Tony la picchiava faceva finta di svenire (un segreto che rivelò anche al fratellino che spesso invitava a imitarla) a dare una mano agli inquirenti, a fargli capire, con i suoi disegni, l’orrore e il terrore nel quale aveva vissuto fino a quel momento.

Sia per lei, sia per la sua sorellina più piccola si è aperto un nuovo capitolo: sono state adottate da un’altra famiglia che, si spera, potrà dare loro l’amore di cui hanno bisogno. Non si può non menzionare il ruolo svolto in questa vicenda dalle maestre: li hanno visti entrare in classe tumefatti e, nel caso della bimba, una volta, anche con un vistoso taglio all’orecchio frutto di un colpo ricevuto da Badre, ma ritennero opportuno credere alle giustificazioni che le venivano propinate (“è caduta dalla bicicletta”, per esempio). Il prossimo primo dicembre inizierà il processo che le vede imputate per omessa denuncia.

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