Due settimane di come, mesi in ospedale e una sacca per la colostomia successivamente: "I medici hanno detto alla mia famiglia che avevo il 2% di possibilità di vivere. Mi hanno attaccato a una macchina chiamata ECMO, che si occupa dell'ossigenazione del cuore e dei polmoni", il racconto dell'attore a People
“Ho dovuto aspettare di essere abbastanza sobrio e lontano dall’alcolismo e della dipendenza per scrivere tutto. E la cosa più importante è che ero abbastanza sicuro che avrebbe aiutato le persone”: così Matthew Perry parla a People del suo libro Friends, Lovers and the Big Terrible Thing e di come sia stato importante superare le dipendenze per poter approcciare la scrittura. L’amato attore si confessa e racconta di come l’alcolismo sia stata una battaglia complessa e dura: “Potevo gestirlo, più o meno. Ma all’età di 34 anni mi ero già cacciato in un mare di guai… Ci sono stati anni in cui sono stato sobrio. La stagione 9 è stata l’anno in cui sono stato sobrio per tutto il tempo. E indovinate in quale stagione sono stato nominato come miglior attore?”: Perry si riferisce alla serie Friends e al fatto di aver cominciato a bere proprio quando è stato scelto per essere Chandler. Aveva 24 anni. Una forte dipendenza sfociata anche in altre dipendenze: l’attore è arrivato a prendere 55 Vicodin al giorno e a pesare 128 kg. Perry è stato a un passo dalla morte: ha spiegato che il suo colon era “esploso” per via dell’abuso di oppiodi. Due settimane di come, mesi in ospedale e una sacca per la colostomia successivamente: “I medici hanno detto alla mia famiglia che avevo il 2% di possibilità di vivere. Mi hanno attaccato a una macchina chiamata ECMO, che si occupa dell’ossigenazione del cuore e dei polmoni. Si chiama Ave Maria, nessuno vi sopravvive“. L’attore racconta di come il suo libro voglia raccontare una storia, la sua, nella quale chi è dentro la dipendenza possa riconoscersi, e capire che “la tua data di sobrietà cambia, ma non cambia altro. Sai tutto quello che sapevi prima, finché sei stato in grado di lottare per tornare indietro senza morire, impari molto”. Importante e molto vera la considerazione che “questa malattia attacca tutti. Non importa se hai successo o meno, la malattia se ne frega“.