Moda e Stile

Platimiro Fiorenza, storia dell’ultimo maestro corallaro (ingaggiato anche da Fendi) che tramanda l’antica arte della lavorazione del corallo

Inserito dall'Unesco nell’elenco dei Tesori Umani Viventi, Platimiro fiorenza ha trasmesso alla figlia Rosadea la passione e le conoscenze di questo mestiere: "Io e mio padre facciamo con il corallo quel che i bimbi fanno con le nuvole", ci racconta. La loro bottega, nel cuore di Trapani, è uno degli oltre 100 luoghi della moda che questo weekend saranno aperte al pubblico nell’ambito dell’iniziativa ApritiModa

di Ilaria Mauri

Si dice che il corallo tenga lontano il malocchio, che abbia virtù terapeutiche, che possa esser usato come amuleto per attirare l’amore o messo sotto al cuscino per tenere lontani gli incubi. Secondo il celebre poeta latino Ovidio, il corallo rosso nacque dal sangue di Medusa quando Perseo la decapitò: al contatto con la schiuma delle onde, il suo sangue pietrificò alcune alghe che da allora divennero rosse. Nelle isole del Pacifico, invece, viene usato tutt’oggi per compiere riti magici. Come tutte le leggende popolari, anche queste credenze si tramandano da Oriente a Occidente dalla notte dei tempi, e magari, chissà, hanno anche un fondo di verità. Quel che è certo è che questo straordinario minerale marino, risultato della sedimentazione di milioni di microscopici organismi, affascina da millenni l’uomo. Ed è in particolare in Sicilia, terra di contaminazioni e suggestioni, che sin dal ‘400 si è creato uno strettissimo legame con il corallo, con i maestri corallai di Trapani che ne hanno fatto il gioiello rosso per eccellenza del Mediterraneo. Proprio in questa città siamo andati a scoprire il laboratorio di Platimiro Fiorenza, l’ultimo “mastru curaddaru” inserito dall’Unesco nell’elenco dei Tesori Umani Viventi tutelati, riconoscendogli anche il merito di preservare e tramandare la tradizione e l’antica arte della lavorazione del corallo, infondendola nell’animo di tanti giovani forgiati nella sua bottega. Qui ancora è l’esperienza a fare la differenza e il lavoro si tramanda di padre in figlio, da banco a banco: è così che Rosadea Fiorenza, la figlia del maestro Platimiro, ha appreso i segreti di questa tecnica antichissima che si esegue ancora oggi con le stesse regole del ‘600. “Trapani era la città per eccellenza del corallo, era piena di laboratori e quello del corallaio era un mestiere molto prestigioso perché implicava conoscenze e competenze trasversali. I corallai erano infatti anche orafi, argentieri, restauratori e tanto altro: oggi qui in città siamo rimasti solo noi a lavorare ancora così”, ci racconta Rosadea guidandoci alla scoperta della storica gioielleria fondata nel 1921 da suo nonno Pasquale. Chiunque potrà visitare questo posto magico, dove il tempo sembra essersi fermato, sabato 22 e domenica 23 ottobre perché è uno degli oltre 100 luoghi della moda che questo weekend saranno aperte al pubblico nell’ambito dell’iniziativa ApritiModa, ideata da Cinzia Sasso per rivelare il “dietro le quinte” di un comparto, quello del lusso, che tutto il mondo ci invidia.

Nel 2021, infatti, Platimiro Fiorenza ha varcato anche la soglia del mondo della moda realizzando un’esclusiva borsa interamente in corallo per Fendi. La maison romana lo aveva infatti selezionato per il suo progetto “Hand in hand” con 20 Baguette – la borsa simbolo della casa di moda, creata nel 1997 da Silvia Venturini Fendi – opera di altrettanti artigiani rappresentativi dell’eccellenza di ogni regione d’Italia. Il maestro artigiano ha così realizzato un modello esclusivo, preziosissimo e unico nel suo genere, secondo l’antica tecnica tipicamente trapanese del “retroincastro”. “Ci sono voluti 4/5 mesi di lavoro, è stata una bella sfida anche per noi”, ci spiega ancora Rosadea. “Il corallo è fragile e delicato come il vetro, basta un attimo perché vada in frantumi, per questo serve una grande precisione nelle mani e tanta pazienza”. Quella precisione minuziosa che ha consentito a Platimiro di diventare il “mastru corallaru” per eccellenza, in grado di realizzare qualsiasi cosa con un ramo di corallo, esaudendo le richieste più esigenti della sua clientela internazionale e realizzando vere e proprie opere d’arte. Come la “Madonna di Trapani” in oro, corallo e pietre preziose che ha donato nel 1993 a Sua Santità Giovanni Paolo II ed è oggi esposta i Musei Vaticani. O ancora, i gioielli monumentali e la collezione di diademi e corone; i preziosissimi presepi e poi l’acquasantiera sempre in oro, corallo e pietre preziose che realizzò sempre per papa Wojtyła prima e l’altra per papa Francesco. Per non parlare poi delle creazioni eseguite su commissione e delle collaborazioni con i più famosi antiquari di Palermo, Roma, Firenze, Londra e New York.

“Tutto è iniziato con mio nonno Pasquale Fiorenza, artigiano orafo e corallaio: mio padre è cresciuto con lui in bottega, a soli sette anni ha iniziato a lavorare l’oro, l’argento, il corallo, a conoscere le pietre e a fare le prime incisioni – ricorda la figlia del maestro -. Ma non solo, perché questo è, appunto, un mestiere che coinvolge tutte le arti applicate a 360 gradi, dalla pittura, la scultura, il restauro… così ancora giovanissimo andò a fare gavetta a Milano, dove collaborò con il grande scultore Giò Pomodoro e conobbe tante altre personalità di spicco dell’ambito artistico. Quindi è tornato qui a Trapani e ha messo in pratica tutto quello che aveva imparato, esprimendo al massimo la sua creatività”. Una vita, quella di Platimiro, completamente dedita al corallo, che ha maneggiato sempre con grande rispetto e quasi venerazione, battendosi – negli anni ’60 e ’70 – per la regolamentazione della pesca del corallo: “Sì, mio padre è stato tra i primi a denunciare la pesca selvaggia e quasi vandalistica di questo materiale: è stato anche grazie a lui se oggi ci sono norme che ne tutelano la raccolta”. È proprio dal ramo di corallo, infatti, che ha inizio la magia: “Io e mio padre facciamo con il corallo quel che i bimbi fanno con le nuvole: ogni volta che prendiamo in mano un ramo lo osserviamo attentamente e ci abbandoniamo all’immaginazione, intagliando ciò che ci suggerisce la sua forma. Molti rami sono così belli già di per sé che non li tocchiamo nemmeno, ci limitiamo ad impreziosirli con oro e altre pietre preziose. È la natura a fare le migliori opere d’arte”.

La passione che riluce negli occhi di Rosaea è contagiosa, la sua voce lascia trasparire tutta la dedizione e l’impegno che mette ogni giorno per salvaguardare e valorizzare la conoscenza unica e preziosissima di questo antico sapere artigianale che le è stata affidata sin da bambina. Rosadea ha sempre sentito la responsabilità storica di tramandare un’arte che è stata identitaria della sua città e che altrimenti rischierebbe di scomparire. Così nel 2012 ha ideato il progetto RossoCorallo, una galleria museale allestita all’interno della bottega di famiglia che raccoglie tante delle principali opere di Platimiro Fiorenza, dando vita a percorsi mirati alla conoscenza del gioiello siciliano.

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