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Raffaele Fitto – L’ex pupillo di B. e quella macchia giudiziaria da cancellare: chi è il ministro degli Affari Europei e attuazione Pnrr

Per la corte d'Appello di Bari è un rappresentante istituzionale "radicalmente avulso dalla democrazia e dalla legalità". Per il suo avvocato è "un uomo coraggioso che non si è mai sottratto a un interrogatorio e ha più volte rinunciato alla prescrizione per essere assolto con formula piena". Di certo l'ex governatore pugliese ha un curriculum politico lunghissimo, visto che la sua prima elezioni risale a quando aveva 19 anni

Un rappresentante istituzionale “radicalmente avulso dalla democrazia e dalla legalità”. “Un uomo coraggioso che non si è mai sottratto a un interrogatorio e ha più volte rinunciato alla prescrizione per essere assolto con formula piena”. Due ritratti dello stesso uomo: Raffaele Fitto, il neo ministro per gli Affari Europei e attuazione del Pnrr del governo guidato da Giorgia Meloni. Il primo impietoso ritratto è della corte d’appello del tribunale civile di Bari, che a giugno 2021 lo ha condannato a risarcire la Regione Puglia di oltre 450mila euro per danni morali, dopo l’inchiesta penale sulla privatizzazione di 11 Rsa pugliesi conclusa tra numerose assoluzioni e una prescrizione. Il secondo è invece l’immagine offerta dell’esponente di Fratelli d’Italia dall’avvocato Luciano Ancora che insieme alla famiglia Sisto ha sempre seguito le vicende giudiziarie.

L’ultima rimasta in piedi è proprio questa condanna civile che ora pende dinanzi alla Corte di Cassazione: il neoministro, infatti, ha presentato ricorso dopo la condanna, ma a distanza di un anno il processo non è ancora stato calendarizzato dalla Suprema Corte. I fatti risalgono al 2004 quando Fitto ricopriva l’incarico di governatore di Puglia: fu accusato di una serie di reati, tra cui corruzione, peculato, falso e abuso d’ufficio, per aver intascato una tangente da 500mila euro versata dall’imprenditore romano Giampaolo Angelucci per la gestione di 11 Rsa in Puglia. Dopo le condanne di primo grado, Fitto è stato assolto in appello da tutte le accuse; la Cassazione confermò l’assoluzione per tutti i reati a eccezione di uno: il falso ideologico che fu rinviato alla Corte d’appello. “Su quel reato – spiega l’avvocato Ancora – poiché la prescrizione era maturata dinanzi alla Cassazione non è stato possibile rinunciare come Fitto ha fatto altre volte uscendone sempre assolto”. Secondo il legale sono ben 14 le imputazioni da cui, in diversi processi, il neo ministro è stato scagionato con formula piena. Tranne uno.

Ed è per questo che l’ex europarlamentare di Fratelli d’Italia si è ritrovato nel procedimento civile contrapposto alla Regione Puglia, che aveva avanzato una maxi richiesta di risarcimento da 21 milioni di euro, cifra drasticamente ridotta dai giudici a 454mila euro. E su cui ora dovrà esprimersi la Cassazione. A dirla tutta, però, la Regione aveva presentato nei suoi confronti altre due richieste di risarcimento che la stessa corte d’appello di Bari, però, ha rigettato. “Guardi, deve scrivere però che su questa vicenda ancora pendente in Cassazione abbiamo presentato istanza di anticipazione dell’udienza: vogliamo sollecitare la Corte a esprimersi. Raffaele Fitto non si è mai sottratto: in molti pensano che a una prescrizione non si rinuncia mai, ma lui invece sa che per fare politica deve essere coraggioso e mostrare in modo trasparente il suo operato”.

Nato a Maglie il 28 agosto 1969, Raffaele Fitto è figlio del politico democristiano Salvatore Fitto, presidente della Regione Puglia dal 1985 fino alla sua morte, nel 1988. Proprio in quell’anno Raffaele comincia a muovere i suoi passi nella Democrazia Cristiana: due anni dopo viene eletto in consiglio regionale e, dopo brevi esperienze da parlamentare e assessore regionale, nel 2000 si candida alla guida della Puglia e diventa il più giovane presidente di Regione della storia della Repubblica. Il suo mandato dura solo 5 anni: nel 2005 esce sconfitto dal confronto con Nichi Vendola. Nel 2006 torna in Parlamento, ma nelle fila di Forza Italia e nel 2008 è nominato ministro per gli Affari regionali nel governo Berlusconi IV. Considerato il pupillo del Cav, rompe con lui nel 2014 a causa del “patto del Nazareno” stretto con Matteo Renzi. Diventa europarlamentare e dopo una parentesi politica con il movimento “Direzione Italia”, entra in Fratelli d’Italia. Nel 2020 si ricandida alla Regione Puglia, ma perde ancora: le elezioni confermano Michele Emiliano. Suo nemico giurato: è proprio Emiliano che contro di lui muove altre due richieste di risarcimento, ma senza successo. Resta solo quel neo: un falso ideologico che pur non avendo arrecato, secondo i giudici civili, danni patrimoniali alla Puglia, ha causato un danno di immagine. Per l’ex pupillo di Berlusconi è una “sentenza contradditoria“, perché “chiarisce in modo indiscutibile che non esiste alcun danno patrimoniale” eppure lo condanna e soprattutto per Fitto esprime “valutazioni sulla mia persona inopportune ed offensive del tutto estranee a logiche giuridiche che meriterebbero sicuramente altro tipo di valutazioni e che costituiscono un precedente isolato e pericolosissimo, reso al di fuori di ogni canone di ragionevolezza, atteso che la stessa Corte non ha potuto individuare, nella mia condotta (che pure ribadisco essere stata legittima) una idoneità a causare un danno patrimoniale all’ente”. Una macchia, insomma, che vorrebbe cancellare.