Quella di Carla Antonelli (Güímar, Tenerife, 63 anni), prima e unica deputata transgender spagnola, è stata una vita fatta di battaglie. A 18 anni è fuggita di casa e da una parte della sua famiglia, che non la accettava perché trans. Ha affrontato la marginalizzazione, in una società da poco uscita dal franchismo, la depressione e la morte del padre. Nel 2006 annunciò che avrebbe intrapreso uno sciopero della fame se il governo dell’allora presidente socialista José Luis Rodriguez Zapatero non avesse approvato la legge sull’identità di genere. L’ultima lotta, forse tra le più difficili, questa settimana. La politica e attivista transgender, parlamentare per il Partito Socialista nell’Assemblea di Madrid dal 2011 al 2021, ha deciso di abbandonare la sua formazione dopo 45 anni di militanza. Antonelli, una figura chiave per la stesura della ley trans, attualmente in discussione nel parlamento spagnolo, si è detta ferita per gli ostacoli e le resistenze interne del suo partito che stanno mettendo in discussione e ritardando l’approvazione della norma. “Non è giusto che per una guerra di potere abbiano messo noi, persone trans, in questo gioco diabolico”, ha commentato ai microfoni della Cadena Ser.
In un lungo post sul suo profilo Facebook e in diverse interviste successive, Antonelli ha annunciato che con “immenso e profondo dolore” lascia il partito. L’ex deputata ha confessato che l’ennesima decisione di ampliare le tempistiche per presentare e discutere gli emendamenti alla legge trans, fortemente voluta da Unidas Podemos e che Antonelli ha sempre difeso, è stata “la goccia che ha fatto traboccare il vaso”. Con questo ennesimo ritardo nell’approvazione del progetto di legge, il rischio è che il testo venga ulteriormente ridotto e modificato e che la sua discussione slitti al prossimo anno, l’ultimo della legislatura, in piena campagna elettorale, spiega l’ex deputata. Di fronte a questa possibilità, e con “profonda delusione” per il percorso tortuoso di questa legge, ha deciso di lasciare il partito.
Il progetto di legge per l’uguaglianza reale ed effettiva delle persone trans e per la garanzia dei diritti delle persone Lgbt, meglio conosciuta come legge trans, vuole garantire i pieni diritti delle persone della comunità Lgbt, cosicché possano vivere in piena libertà. Ma il nucleo delle tensioni, che ha diviso dapprima la coalizione e ora lo stesso Psose, sta nell’autodeterminazione di genere. La legge ora in discussione prevede che una persona possa cambiare nome e sesso nella sua carta d’identità e nel registro civile semplicemente manifestando la sua volontà. A partire dai 12 anni chiunque può decidere di cambiare sesso. Tuttavia, in base all’età, il testo prevede dei requisiti: tra i 12 e i 14 anni è necessaria un’autorizzazione giudiziaria; tra i 14 e i 16 anni, il consenso dei genitori o dei tutori; sopra i 16, non sono previsti requisiti. Fino a ora, per cambiare il proprio sesso e il nome nel registro civile è richiesto un rapporto medico che diagnostichi la disforia di genere.
L’autodeterminazione di genere ha provocato una rottura interna nel partito socialista. Una parte della formazione, così come una fazione del movimento femminista e il Partito Popolare, credono siano necessari maggiori requisiti nel caso dei minori. Inoltre, credono che questa normativa possa minacciare i diritti acquisiti dalle donne nel corso degli anni e che il testo possa mettere a rischio l’effettività di diverse leggi, come quella sull’uguaglianza e quella contro la violenza di genere. Alcuni, infatti, temono che modificando il sesso legale nel registro civile, presunti abusatori possano eludere denunce e condanne per violenza di genere. Una possibilità, questa, smentita da diversi esperti. Lo stesso testo in discussione, infatti, esclude questa eventualità: se un uomo aggredisce il suo partner donna e successivamente cambia il suo sesso legale, il delitto verrà giudicato in base al sesso legale del momento in cui ha commesso il delitto.
Antonelli, nel suo post, ha chiesto al presidente del Governo, Pedro Sánchez, di velocizzare l’approvazione della legge. “Il prolungamento dell’iter legislativo provocherà più dolore e sofferenza”, ha affermato. Per questo, conclude Antonelli, ha lasciato il Psoe: “Preferisco uscire per strada e guardare in faccia i miei compagni trans che abbassare la testa, sapendo di averli traditi”.