Il ministero dell’Interno ha notificato l’avvio del procedimento di sospensione della scorta a Pino Masciari, imprenditore edile calabrese che vive sotto protezione da 22 anni ed è stato uno dei primi e più importanti testimoni di giustizia contro la ‘ndrangheta, denunciando il pizzo e le imposizioni delle cosche alla sua azienda. La protezione sarà revocata anche alla moglie e ai due figli. “Le modalità comunicative e il contenuto della missiva hanno rivelato una lampante noncuranza di ciò che abbiamo vissuto e continuiamo a vivere in seguito alle mie denunce. Non conosciamo le motivazioni di tale decisione, al contrario ci è stato chiesto di fornire eventuali documenti o notizie in nostro possesso che possano permettere una rivalutazione del provvedimento”, ha fatto sapere Masciari, che nel 2018 è stato candidato (non eletto) per il Movimento 5 stelle nel collegio uninominale di Settimo Torinese. E ricorda di aver denunciato “le famiglie considerate tra le più potenti delle province calabresi” (Arena, Trapasso, Sia, Procopio, Mazzaferro, Codispoti) e di aver “portato alla luce numerosi esempi di collusione con la pubblica amministrazione, permettendo anche la condanna per concussione di un alto magistrato, consigliere di Stato”.

La scorta, afferma Masciari, “è per noi una concreta necessità dovuta al rischio che viviamo incessantemente a causa dell’oggettivo, palese e ostentato potere che tutt’oggi detengono le cosche e il sistema da me denunciati. Le valutazioni sulla pericolosità della ‘ndrangheta, di queste famiglie in particolare, sono di competenza delle istituzioni e le recenti relazioni della Dia e le operazioni condotte dalle varie Dda descrivono un panorama chiaro e tutt’altro che rassicurante. Le mie denunce sono attuali”, ricorda. E in una lettera indirizzata direttamente alla Prefettura sottolinea: “La ‘ndrangheta non è consueta notificare atti di archiviazione di volontà di vendetta ai diretti interessati, quindi io non ho modo di sapere quali siano le attuali intenzioni di rivalsa nei miei confonti. Sappiamo però bene tutti che la ‘ndrangheta aspetta proprio il momento in cui si è abbassata la guardia per colpire. Quindi quali elementi ulteriori dovrei fornire più di quanti non già in possesso delle autorità per confermare l’attualità delle posibili ritorsioni a danno mio e della mia famiglia?”.

In favore della famiglia Masciari interviene Luigi De Magistris, ex sindaco di Napoli e capo politico di Unione popolare: “Ho conosciuto Pino Masciari quando ero giovane pubblico ministero a Catanzaro. Era già testimone di giustizia, perché da imprenditore calabrese, con coraggio, aveva denunciato la ‘ndrangheta. Quella che spara, quella che collude, quella dei colletti bianchi e anche i magistrati che la proteggevano. Per tutelare la sua incolumità lo Stato per proteggerlo ha preso lui e la sua famiglia, come pacchi postali, portandoli in località protetta, lontani dal pericolo imminente. Ha perso il suo lavoro, la sua terra, le sue amicizie. Per non piegarsi alla criminalità organizzata e per dare fiducia allo Stato. Pino non è un collaboratore di giustizia che ha fatto crimini e poi ha collaborato con la giustizia, è un testimone di giustizia. Una persona, un lavoratore, un marito, un padre, aveva diritto alla sua vita, alla normalità. Per essere onesto ha rinunciato a tutto. Ha creduto nello Stato. Oggi lo Stato lo vuole lasciare andare, lo abbandona”, scrive. “Ma la mafia non dimentica, ha memoria lunga, deve colpire i simboli. Però i politici collusi con la mafia, lo Stato li protegge senza tempo e non li abbandona mai”.

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