Un ministro dello Sport. Soprattutto, un ministro che viene dallo sport, e capisce di sport. Nella squadra di Giorgia Meloni c’è anche Andrea Abodi, ex presidente della Serie B e ormai anche dell’Istituto per il credito sportivo, in passato candidato anche per la FederCalcio e la Serie A, destinato a risollevare i Giochi di Milano-Cortina 2026 e invece dirottato all’ultimo verso il governo, con la delega allo sport (e alle politiche giovanili). In campagna elettorale e poi negli ultimi giorni di trattative, Fratelli d’Italia aveva più volte fatto capire di voler puntare sullo sport, a partire da quel famoso incontro con Malagò e Bach che aveva rappresentato la prima uscita ufficiosa di Meloni da premier in pectore, forse non a caso. Che ci sarebbe stato di nuovo un vero ministro, e non un semplice sottosegretario (come nell’ultimo governo Draghi, con Valentina Vezzali) era previsto. Mancava solo il nome giusto. Dopo indiscrezioni poco convincenti (si era parlato della parlamentare Chiara Colosimo, e di altre donne di sport in quota FdI), alla fine la scelta è caduta sul profilo più forte.
62 anni, Abodi viene dall’universo sfaccettato della destra romana: quando è entrato nel mondo dello sport, nel lontano 2002 da consigliere della Coni Servizi, lo ha fatto in quota Alleanza Nazionale, partito che ha frequentato assiduamente in passato. Il suo nome compare anche in Fronte della gioventù, il libro che racconta la storia della “destra che sognava la rivoluzione”. Ma nel corso degli anni ha imparato a coltivare contatti molteplici, come dimostra la nomina a capo del Credito sportivo (la banca dello Sport) fortemente voluta nel 2018 dal renziano Lotti. Il curriculum dice tanto. Da una parte è un manager sportivo quotato e stimato trasversalmente dai partiti (ha avuto problemi solo con l’ex ministro 5stelle Spadafora, che ha provato più volte a silurarlo dall’Ics, inutilmente). Dall’altra è anche e soprattutto un uomo di fiducia di Giorgia Meloni. La leader di Fratelli d’Italia infatti avrebbe voluto candidarlo già a sindaco di Roma nel 2021, proposta che lui era stato costretto a declinare per motivi personali e così caduta poi sulle spalle di Michetti. Un anno dopo, arriva un’altra offerta, stavolta nel suo mondo, praticamente irrinunciabile.
Lo sport ritrova un ministero vero, com’era stato nel recente passato, con profili differenti fra loro, con Luca Lotti (governo Gentiloni) e Vincenzo Spadafora (ministro nel Conte bis), senza dimenticare Giancarlo Giorgetti (da sottosegretario ma molto attivo nel Conte I). Non avrà portafoglio (per quello servirebbe una legge costituzionale troppo complicata da varare), ma sarà comunque una figura forte, in grado di gestire le tante partite sul tavolo (Pnrr, Olimpiadi 2026, possibili candidature ad altri grandi eventi come gli Europei di calcio 2032), e di tenere a bada le pretese del Coni di Malagò senza però andare allo scontro diretto come successo nel recente passato. L’unica controindicazione è che Abodi lascia così scoperta la poltrona di Milano-Cortina (che lui forse avrebbe anche preferito, più duratura e più remunerativa). Ma Meloni l’ha voluto al suo fianco al governo. Per ribadire che lo sport sarà una priorità di questo esecutivo.