“Vogliamo ripartire dal senso del materno”. Milano, 30 aprile 2022, mancano cinque mesi dall’arrivo al governo di Fratelli d’Italia: Giorgia Meloni ha organizzato una convention per lanciare la conquista di Palazzo Chigi e, a porte (semi)chiuse ha messo al lavoro la sua classe dirigente. Sembra presto, eppure ci sono tutti (o quasi) i futuri protagonisti del suo esecutivo dei “sogni”. E a parlare di famiglia c’è, naturalmente, Eugenia Maria Roccella. E’ lei, davanti a una piccola sala di fedelissimi sostenitori, a rivelare per la prima volta quello che deve essere il piano del futuro ministero della Famiglia. Ed è sempre lei, mentre la leader affina il programma, che si mette a invocare un fantomatico “senso del materno” per rivoluzionare la politica italiana. Roccella parla come se avesse già in tasca il dicastero della Natalità e chiede interventi concreti: “Non siamo dei nostalgici, siamo conservatori e riformisti. Noi vogliamo riformare per conservare”, dice sfoderando tutti i suoi slogan. La interrompe il forzista Lucio Malan: “Fatemi dire una cosa, la legge Zan l’abbiamo fermata tutti noi, insieme. Perché si è diffusa la voce del pericolo che stavamo correndo”. Pericolo, sostengono, per la cosiddetta “famiglia tradizionale”. La sala scoppia in un lungo applauso. Roccella sorride, al suo fianco siede Jacopo Coghe dei Pro vita e in platea l’assessore Fdi del Piemonte Maurizio Marrone. Va a lui il secondo applauso perché, grazie al suo impegno, la Regione ha stanziato ben 400mila euro alle associazioni antiabortiste. “Grazie Maurizio, sei un modello da seguire”. E la sala, entusiasta, conferma.
Eccolo il pantheon di Giorgia Meloni per quanto riguarda donne e diritti ed ecco perché la nomina di Roccella non è una sorpresa. L’esponente cattolica e ultraconservatrice gravitava intorno al partito già da un po’ e non è un caso che proprio a lei vada uno dei ministeri più importanti per la narrazione ideologica di Fratelli d’Italia: Famiglia e Natalità, con delega alle Pari opportunità. E con quell’etichetta nuova di pacca, appiccicata apposta per lei per richiamare le madri. E poco importa se automaticamente tutte le altre donne, da chi non può a chi non vuole avere figli, sono escluse.
Chi è – Giornalista con un dottorato in lettere, nata a Bologna nel 1953 e due figli. Roccella è figlia di Franco Roccella, uno dei fondatori del partito Radicale. Negli anni ’70 inizia il suo attivismo femminista che, ancora oggi, ci tiene a rivendicare: entra nel Movimento di liberazione della donna e nel 1975, va ricordato, scrive il libro “Aborto, facciamolo da noi” (prefazione di Adele Faccio). E’ in prima linea nelle manifestazioni per l’interruzione di gravidanza, contro la violenza di genere e per le pari opportunità. E nel 1979 si candida con i Radicali (non eletta). Poi però, succede qualcosa e Roccella cambia completamente schieramento: dopo 20 anni di lontananza dalla politica, torna sulla scena e questa volta lo fa con Silvio Berlusconi. Eletta con il Pdl, fa la sottosegretaria al Welfare (2008) e alla Salute (2009). Poi nel 2013 aderisce a Ncd, prima di passare nel gruppo Misto dove è tra le fondatrici di “Identità e azione” (Idea) guidato da Gaetano Quagliariello. Nel mentre fa la portavoce del Family day (2007) e crea il primo comitato contro l’utero in affitto (2013). Nel 2011 firma una lettera aperta ai cattolici con Roberto Formigoni perché sospendano il giudizio su Berlusconi e il caso Ruby. L’ultima conversione è recente: sempre più corteggiata dai meloniani, aderisce a Fdi e nel 2022 viene eletta in Parlamento e quindi arriva al governo.
L’aborto? “Il lato oscuro della maternità” – Roccella non ha mai fatto mistero delle sue posizioni, anzi le ha rivendicate pubblicamente e senza esitazione. Innanzitutto ci sono le sue continue esternazioni contro l’aborto. Il ritornello è simile a quello di Meloni: la legge 194 non la vuole (apparentemente) toccare nessuno, ma lo sforzo da fare è perché le donne non abortiscano più. E per farlo, metteranno in campo tutti i mezzi possibili. L’ultima dichiarazione è di agosto scorso, pronunciata in diretta su La7: “Io sono femminista”, ha detto a Lilli Gruber, “e le femministe non hanno mai considerato l’aborto un diritto. L’aborto è il lato oscuro della maternità“. Niente di nuovo nell’agenda di Roccella. Negli ultimi anni, l’ex deputata Ncd si è distinta per la sua strenua difesa dei “medici obiettori di coscienza”, arrivando a sostenere che non sono un’ostacolo all’attuazione della legge 194 negli ospedali. Mentre ha più volte contestato l’opportunità della diffusione della pillola dei cinque giorni dopo, paventando presunti “punti oscuri” per chi la dovesse “assumere con una certa frequenza”. Ed è stata tra le prime a opporsi all’aborto farmacologico, definendolo un mezzo “per smantellare attraverso una prassi medica la legge 194” e arrivare ”all’aborto a domicilio“. Già nel 2010, invocava “un tagliando” per la legge sull’aborto: “Perché ha 30 anni” e “va adattata ai nuovi fenomeni”. Oggi, intervistata subito dopo l’elezione da Avvenire, ha dichiarato: “Vorrei prima di tutto occuparmi delle donne e della maternità. Penso che ci sia molto da fare per ridare alla maternità il prestigio e la centralità che le spettano“.
Omobilesbotransfobia? “Non è un’emergenza” – Le cose non vanno meglio sul fronte delle discriminazioni delle persone lgbtqi. In merito agli interventi contro l’omobilesbotransfobia, la neoministra ha prima combattuto il ddl Scalfarotto nel 2013 e poi il ddl Zan. In particolare, nei mesi scorsi, ha definito quest’ultima una “legge disastrosa che comprime la libertà di espressione” e “conduce a grandi passi verso il transumanesimo“. Una posizione che non ha mai cambiato negli anni. Interpellata dall’allora deputata dem Paola Concia, nel 2009 disse: “Il problema dell’intolleranza verso gli omosessuali sicuramente esiste, ma non credo però si tratti di un’emergenza”. Contraria alle Unioni civili e alla stepchild adoption, nel 2018 ha annunciato: “L’impegno che prendo è abolire, o cambiare radicalmente, le leggi contro la famiglia fatte dal centrosinistra nella passata legislatura”. Quindi, per essere chiari: “E’ necessario intervenire sul provvedimento relativo alle unioni civili dicendo con chiarezza, per esempio, che questa legge si apre di fatto alla stepchild adoption“. Del resto, ancora una volta, niente di nuovo: nel 2016 Roccella aveva annunciato in pompa magna che avrebbe fatto una raccolta firme per il referendum contro le unioni civili. Ci fu una conferenza stampa in Parlamento, ma delle sottoscrizioni necessarie per indire la consultazione popolare ancora non c’è traccia.
Contro il divorzio breve e le fecondazione eterologa (con colpo di mano sulle diagnosi pre-impianto) – Neanche bisogno di dirlo, ma Roccella fu in prima linea contro la legge per il divorzio breve. Era il 2014 e lanciò l’allarme: “La verità è che si tratta di una legge ideologica che vuole indebolire il matrimonio, rendendolo sempre più simile a un semplice patto di convivenza. Siamo arrivati ad un matrimonio liquido per una società liquida“. Altro suo cavallo di battaglia è stato l’attacco alla fecondazione eterologa e, in particolare, alla sentenza della Consulta che ha cancellato il divieto previsto dalla legge 40: “Si apre una deriva molto pericolosa”, disse nel 2017. “Cade così il diritto di ogni nato a crescere con i genitori naturali che lo hanno generato, e iniziano le pressioni per introdurre anche nel nostro paese quella compravendita dei gameti senza la quale la fecondazione eterologa difficilmente può essere attuata, o per introdurre magari anche l’utero in affitto”. Ma Roccella non si è limitata alle dichiarazioni. Nel 2011, in piena crisi di governo, da sottosegretaria firma un colpo di mano: re-istituisce alcuni divieti smontati dai tribunali sulle fecondazione assistita, come ad esempio quello sulla diagnosi genetica preimpianto sugli embrioni.
Anche contro eutanasia e fine vita – Se tra i fallimenti dello scorso Parlamento c’è quello di non essere riuscito ad approvare una legge sul fine vita, difficilmente ci si aspetta che la nuova assemblea possa fare di meglio. A confermarlo è la stessa presenza di Roccella tra i banchi del governo: la neo ministra era infatti sottosegretaria alla Salute nel 2009, quando il Pdl tentò di far approvare un decreto contro la richiesta di una morte dignitosa per Eluana Englaro. “Non si può passare di proprietà nemmeno un motorino senza qualcosa di scritto e certificato”, disse Roccella con un paragone quantomeno infelice. “Quindi è complicato pensare che si possa staccare un sondino che permette di vivere, che permette l’alimentazione e l’idratazione ad una persona, senza niente di scritto e certificato”. Una posizione che non ha mai cambiato nel tempo. Prima della sentenza della Consulta sul caso Cappato, disse: “Secondo i giudici della Corte di Assise di Milano, all’individuo va “riconosciuta la libertà” di decidere “come e quando morire” proprio grazie ai principi della nostra Carta fondante. Difficile pensare che i padri della nostra Repubblica, usciti dalla tragedia della seconda guerra mondiale, si siano riuniti nell’assemblea costituente per stabilire il diritto a morire”. Infine, Roccella ha sempre osteggiato la legge sul biotestamento, definendola “la via italiana all’eutanasia”.
E ora? – L’arrivo di una ministra per Famiglia e Natalità con un simile curriculum preoccupa innanzitutto associazioni e attivisti. Il gruppo Sentinelli di Milano ha organizzato una manifestazione a Milano, neanche due ore dopo il giuramento dell’esecutivo Meloni. Presenti Arcigay Milano, Famiglie Arcobaleno – associazione genitori omosessuali e il coordinamento dei collettivi studenteschi di Milano e provincia. “Non vogliamo diventare la nuova Ungheria”, lo slogan. Alessia Crocini, presidente di Famiglie Arcobaleno, all’agenzia Ansa ha detto: “Il governo di Giorgia Meloni è palesemente omofobo, contro la comunità Lgbtqia+ e le donne”. E mentre Mario Adinolfi, presidente del Popolo della famiglia, ha fatto sapere di “confidare in Roccella”, a sinistra non mancano le voci di allarme: “Roccella è un po’ come mettere Crudelia Demon alla presidenza della lega protezione animali”, ha scritto su Twitter Vladimir Luxuria. Ha preso tempo il segretario di Arcigay Gabriele Piazzoni: “Da parte nostra, una volta che il governo sarà insediato in maniera definitiva, le chiederemo un incontro per capire quale sia la sua direzione”. E “conosciamo le sue posizioni espresse negli anni su questioni che riguardano i diritti Lgbt+ e non solo” e per questo “non nascondiamo la nostra preoccupazione ma aspettiamo di vedere cosa abbia intenzione di fare”. Il suo programma ideale, Roccella, lo illustra da anni. Ora bisogna vedere come e se intende realizzarlo.